Cosa ci aspetta nel 2023 in America Latina? Una domanda difficile, vista la storica imprevedibilità della regione e la grande volatilità che stiamo vivendo su scala planetaria con la scia del Covid-19 e le conseguenze a più livelli dellinvasione dell’Ucraina da parte della Russia. Un futuro che già sappiamo, però, sarà segnato da alcuni appuntamenti elettorali prefissati e i cui contorni possiamo cercare di definire attraverso l’analisi di quanto accaduto negli ultimi anni, soprattutto nel 2021 e nel 2022.

L’anno si è aperto con l’insediamento di Lula in Brasile, un passaggio storico, carico di simbolismo e aspettative. Un’eredità del 2022, che è stato un anno pieno di soprese e colpi di scena per la regione latinoamericana.

Parlando di votazioni, le prime si celebreranno in Ecuador il 5 febbraio. In questa data la popolazione sarà chiamata a votare per un referendum composto da 8 domande riguardanti il tema della sicurezza, l’occupazione, alcune modifiche istituzionali e la sempre più pressante tematica ambientale. Guillermo Lasso, il presidente banchiere eletto in Ecuador nel 2021 (che non gode della maggioranza politica in parlamento), si gioca molto con questo appuntamento elettorale, visto che il suo consenso a livello nazionale è molto calato, mentre il paese è attraversato dalla guerra alle bande criminali, foriere della chiamata “narcoviolenza”.

Ad aprile sarà la volta del Paraguay, dove il 30 si deciderà il nome del prossimo presidente, che si insedierà il successivo 15 agosto. Le principali candidature appartengono a due poli di potere, la Coalizione per un Nuovo Paraguay e l’Associazione Nazionale Repubblicana (conosciuta come Partito Colorado). Nelle primarie del 18 dicembre 2022 per le file della Coalizione per un Nuovo Paraguay il candidato presidenziale indicato è stato Efraín Alegre che si dovrà scontrare contro il candidato del Partito Colorato, Santiago Peña (il Partito Colorado è il partito dell’attuale presidente Mario Abdo Benítez). Le votazioni paraguaiane di aprile 2023 riguarderanno anche l’elezione di 45 senatori titolari e 30 senatori supplenti, 80 deputati effettivi e ottanta 80 sostituti, 17 governatori, 257 membri titolari e 257 membri supplenti per i consigli dipartimentali.

Il primo semestre del prossimo anno si concluderà con le elezioni presidenziali in Guatemala. Un paese tra i più corrotti del mondo, dove lo stesso sito web della vicepresidenza della repubblica dice che “Uno dei problemi fondamentali della società guatemalteca è la povertà, condizione la cui soluzione è stata assente nelle strategie di sviluppo del Paese”. Oltre a presidente e vicepresidente verranno eletti i 160 nuovi membri del Congresso, 330 sindaci municipali e si voterà anche per 20 seggi corrispondenti al Parlamento centroamericano per il periodo 2024-2028. Nel caso in cui si arrivi al ballottaggio, il secondo turno è previsto per il 27 agosto.

I candidati alla presidenza del Guatemala già annunciati (la data finale per candidarsi è il 20 gennaio) sono per ora 6: Ricardo Sagastume (Todos), Isaac Farchi (Partido Azul), Rudio Lecsan Mérida (Patido Humanista de Guatemala – PHG), Edmond Mulet (Cabal), Roberto Arzú (Podemos) e Zury Mayté Ríos Sosa (Valor e Unionista). Da tenere sotto stretta osservazione proprio la candidatura della conservatrice Zury Ríos, che porta su di sé un nome e un passato pesanti per il Guatemala. Si tratta infatti nientemeno che della figlia di Efraín Ríos Montt, militare e dittatore dello stato centroamericano che fu Capo di Stato dopo tra il 23 marzo 1982 e l’8 agosto del 1983, dopo aver realizzato un golpe.

Montt, che ha continuato successivamente la sua carriera politica fondando nel 1989 il Fronte repubblicano guatemalteco – Frg (poi ribattezzato Partito repubblicano istituzionale – Pri), è una della figure più sanguinarie delle dittature centroamericane, condannato per genocidio per essere stato riconosciuto colpevole del massacro di 1.771 indigeni maya della comunità Ixil in 15 diverse operazioni compiute dai militari nel dipartimento nord occidentale di Quiche. Il dittatore, accusato anche da Rigoberta Menchú nel 1999, è morto l’1 aprile 2018 senza però aver scontato la sentenza (50 anni per genocidio e altri 30 per crimini contro l’umanità) visto che il processo venne annullato per errori di procedimento e ne venne richiesta la ripetizione.

L’anno si concluderà con due importanti appuntamenti elettorali in Argentina e Colombia. Nel paese di Messi, che ha da poco alzato la Coppa del Mondo di calcio in Qatar, il terremoto politico è in atto da tempo. L’attentato contro la vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner (1 settembre 2022), la sua successiva condanna per corruzione (6 dicembre) e le due denunce penali presentate contro Alberto Fernández (il presidente) da rappresentanti di Coalición Cívica e Republicanos Unidos il 23 dicembre danno la misura del caos che regna in Argentina. Per il 13 agosto 2023 sono fissate le primarie aperte, simultanee e obbligatorie (Paso), nelle quali l’elettorato dovrà scegliere i propri i candidati; successivamente le elezioni presidenziali si terranno il 22 ottobre: il 19 novembre si svolgerà il secondo turno. Simultaneamente si voterà anche per metà dei seggi alla Camera dei Deputati e un terzo al Senato.

In Colombia, dove nel 2022 si sono svolte le elezioni presidenziali che hanno dato la vittoria a Gustavo Petro, si terranno il 29 ottobre le elezioni regionali per i 32 dipartimenti del paese, i deputati delle Assemblee dipartimentali, i sindaci e i consiglieri comunali.

Insomma, ci sarà molto da vedere, analizzare e capire in questo 2023 in America Latina. Per fare ciò è però necessario avere un contesto, dei punti di riferimento e delle coordinate regionali, sia a livello storico, politico, economico e sociale. In questo senso, insieme ad OGzero, abbiamo appena pubblicato il volume Moleskine Sur. Taccuini dal Latinoamerica, che raccoglie le mie analisi di geopolitica degli ultimi due anni, passati in larga parte dall’altro lato dell’Atlantico tra Colombia, Panama, Brasile, Messico, Ecuador, Perù e Usa. Un libro di facile lettura (130 pagine) non esclusivo per gli addetti ai lavori, che offre chiavi di lettura attuali a chi si vuole affacciare all’America Latina di oggi. A completare l’opera la prefazione di Paola Ramello, del coordinamento italiano per l’America Latina di Amnesty International Italia e la postfazione del giornalista (grande esperto di America Latina) Alfredo Luis Somoza.

In una regione di corsi e ricorsi storici, per capire gli scenari possibili del 2023 è davvero fondamentale riuscire ad ampliare il contesto di analisi. Buona lettura.

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