La Metropolitan Police, responsabile della protezione degli spostamenti dei premier britannici, già la scorsa estate aveva reso noto che in futuro il primo ministro (nella fattispecie Rishi Sunak, in foto) sarebbe passato dal viaggiare in Jaguar XJ a farlo su una “teutonicissima” Audi A8. Non sono mancate le critiche, anche perché per oltre trent’anni i numeri uno della politica di Sua Maestà si sono sempre accomodati sulle maxi berline della casa di Coventry.
Ora, grazie all’Independent, si conoscono anche i motivi di tale, impopolare, scelta: secondo gli specialisti della Polizia Metropolitana, nessuna casa automobilistica britannica era in grado di soddisfare i requisiti di sicurezza richiesti. E questo principalmente per colpa della Brexit.
Nel rapporto si parla infatti di carenza di lavoratori qualificati e interruzioni alla catena di approvvigionamento che avrebbero causato problemi all’industria automobilistica britannica già prima dell’uscita dall’Unione Europea. Situazione poi peggiorata proprio a causa della Brexit e della pandemia, intaccando la produzione che ha raggiunto i suoi livelli minimi dal 1956.
“In particolare per questa gara d’appalto, al momento della gara non c’erano produttori britannici in grado di soddisfare i requisiti della gara o di produrre una specifica di veicolo simile, pertanto nessun produttore britannico ha presentato un’offerta per l’appalto”, hanno fatto sapere le autorità londinesi. Dunque neanche Mini, Bentley, Aston Martin, Rolls Royce e compagnia non sono state in grado di soddisfare le richieste.
E’ dunque la fine delle vetture di servizio made in England per i funzionari pubblici? Le cose non stanno esattamente così. Quando acquista un’auto, il Metropolitan Police Service è tenuto per legge a considerare anche il prezzo. Ebbene, l’equazione costi-sicurezza non è stata soddisfatta solo nel caso degli altissimi funzionari (come il premier, appunto). Per quanto riguarda invece quelli di grado inferiore il problema non si pone: continueranno a guidare automobili inglesi.