Entrambi erano arrivati in Italia per studiare e costruirsi una vita fuori dal loro paese. "Sognava un Iran libero, parlavamo spesso di politica. Gli piaceva stare in Italia, ma era triste perché non vedeva la sua famiglia da molto tempo. Poi ha perso la borsa di studio ed è tornato a Teheran"
Avevano vissuto insieme per due mesi alla fine del 2020, in un piccolo appartamento a Bologna. Entrambi erano arrivati in Italia per studiare e costruirsi una vita fuori dal loro paese, l’Iran. Poi le loro strade si erano divise, ma i due erano rimasti in contatto. Ora che Mehdi Zare Ashkzari è morto in seguito alle torture della polizia di Teheran, dopo essere stato arrestato nel corso delle manifestazioni che da oltre tre mesi scuotono la nazione, l’ex coinquilino Alireza Hashemi parlando con Repubblica ricorda i due mesi passati insieme in Italia. “Ho letto la notizia. Ho provato a chiamare suo fratello ma non mi ha risposto”, racconta. “So che è stato arrestato e poi è caduto in coma. Non ho difficoltà a credere che abbia partecipato alle manifestazioni. Parlavamo di politica. Mehdi voleva un Iran libero, democratico, il sogno di tutti noi. Spero che questo sarà l’anno della liberazione dell’Iran”.
Due studenti normali. Alireza frequentava ingegneria chimica, Mehdi farmacia. Non si sentivano da qualche mese. Da circa due settimane prima della morte di Mahsa Amini e dello scoppio delle proteste. “Mi disse che aveva aperto una pizzeria a Teheran e ne era soddisfatto – racconta Hashemi -. Gli chiesi se aveva in mente di tornare in Italia, mi disse che forse sarebbe tornato per rinnovare il permesso di soggiorno, ma non ne era certo. Uno degli ultimi ricordi che ho con lui è di noi due seduti sul terrazzino a giocare a backgammon“.
Mehdi aveva lasciato l’Italia per riavvicinarsi alla famiglia: “Gli piaceva stare qui, parlava italiano davvero bene, ma era triste perché non vedeva sua madre malata da molto tempo ed era preoccupato per suo fratello più piccolo”. “Mehdi sognava un Iran libero – spiega ancora -. Diceva sempre che se il nostro Paese avesse avuto rapporti normali con l’Europa, l’America e il resto del mondo, forse sua madre si sarebbe potuta curare con dei farmaci migliori e non avrebbe sofferto così tanto. Come tutti noi voleva un cambiamento politico e la democrazia in Iran”.
Si erano conosciuti nel 2019, quando Alireza è arrivato a Bologna: “Era un ragazzo dolce, positivo. Si era iscritto a Farmacia, ma aveva dovuto lasciare dopo aver perso la borsa di studio: la sua famiglia non era ricca, era originario di Yazd, ma vivevano a Piroozi, una zona povera di Teheran, non aveva i soldi per continuare gli studi e cominciò a lavorare in pizzeria. Amava il suo lavoro ed era diventato bravissimo a cucinare la pizza”.
Alizera racconta che la decisione di Mehdi di tornare in patria è arrivata alla fine del 2020, quando le condizioni di salute di sua madre sono peggiorate: “Aveva un cancro – spiega – e lui voleva vederla prima che morisse. Mi disse che si sarebbe dovuto occupare di suo fratello. Era arrabbiato perché sua madre aveva avuto molte difficoltà a curarsi, aveva dovuto cercare sul mercato nero alcune medicine”. Dopo morte di Mahsa Amini, la 22enne uccisa perché non indossava bene il velo, Mehdi aveva iniziato a partecipare alle proteste.