È stata la scintilla che ha fatto esplodere un movimento di resistenza che da anni tenta di opporsi al regime teocratico iraniano. La morte di Masha Amini il 16 settembre a Teheran dovuta a circostanze ancora non chiarite, ma che sicuramente si possono ricondurre al suo arresto avvenuto 3 giorni prima per non aver indossato in modo corretto il velo, ha fatto esplodere l’ira e l’orgoglio dei giovani e in particolare delle donne che sono il vero motore della rivolta popolare in Iran per ristabilire la democrazia e la libertà in un Paese da troppo tempo oppresso da un regime dittatoriale. La resistenza iraniana è da 43 anni che lotta contro questo regime, avendone pagato, sino ad oggi, un prezzo elevatissimo. Parliamo di 120mila morti e di più di 430mila prigionieri politici sino ad oggi, ma ora la spinta che le donne hanno dato a questa rivoluzione protestando pacificamente prima con un gesto semplice come tagliarsi una ciocca di capelli, poi scendendo nelle piazze di ogni città, nelle Università, intonando canti di liberazione o declamando poesie, è l’impulso che forse può essere decisivo.
La loro protesta sta avendo una grande eco mediatica: tanto che il Time le ha riconosciute “eroine dell’anno” ma sino ad oggi tutti i governi occidentali non hanno preso una posizione netta contro il regime. Ci sono stati comunicati, interventi più o meno forti, ma nessuna reazione netta ed efficace come chiedono i resistenti e le resistenti che risiedono in Italia e in Europa e che sono in contatto con i loro connazionali.
In modo spontaneo hanno fondato il movimento “Donna, vita, libertà” mutuando il nome da uno slogan curdo usato da gruppi indipendentisti.
Chi vive in Italia ed è in contatto con i compatrioti rimasti in Iran sottolinea che saranno gli iraniani e le iraniane, in una Repubblica libera, democratica e laica, a decidere i loro leader e il futuro governo. Chiedono l’appoggio di tutte quelle persone che sono inorridite di fronte alle violenze che continuano ad essere perpetrate non solo a Teheran, ma in tutto il Paese: donne e bambini uccisi solo perché trovati nelle strade, giovani massacrati per aver partecipato a manifestazioni pacifiche, violenze sessuali indicibili anche a bambine piccole, tanto da far dire al Presidente Mattarella che è stata “calpestata la dignità umana e superato ogni limite”, ma chiedono anche a chi li sostiene di appoggiare e sostenere la loro autodeterminazione senza ingerenze.
In un incontro con nostri parlamentari hanno fatto delle richieste ben precise al nostro governo sia politiche, sia relative ai diritti umani violati: come l’interruzione dei tutti i rapporti diplomatici e economici tra l’Italia e il regime iraniano, l’espulsione dell’ambasciatore della Repubblica islamica dell’Iran dall’Italia e il ritiro delle rappresentanze diplomatiche italiane da Teheran o l’inserimento del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Pasdaran) nell’elenco dei gruppi terroristici, chiarezza sull’invio di armi utilizzate dalle forze repressive del regime, netta condanna all’utilizzo della pena di morte, il rilascio di tutti i prigionieri politici e di tutti i manifestanti catturati, l’invio immediato, tramite le organizzazioni dei diritti umani, di un comitato di accertamento dei fatti presso le carceri iraniane al fine di prevenire le violazioni dei diritti fondamentali degli incarcerati e dei manifestanti catturati, una presa di posizione a tutti i livelli istituzionali e politici, per sostenere la voce e la lotta di centinaia di migliaia di donne e uomini iraniani che stanno combattendo a mani nude per la libertà contro la violenza di un regime spietato, armato e sanguinario.
Molte singole donne, associazioni femministe, associazioni per i diritti umani in questi mesi si sono mobilitate scendendo in piazza da settembre quasi ogni settimana. Marisa Laurito ha lanciato una petizione che ha già raggiunto più di 80mila firme e il 7 gennaio alle ore 12 una manifestazione a Napoli al Teatro Trianon che vedrà la partecipazione di artisti, musicisti e intellettuali che vogliono mantenere acceso il focus su tutte le violenze, le atrocità, i diritti umani negati nella Repubblica islamica dell’Iran.
Altre manifestazioni sono previste il 3 gennaio alle 17,30 a Roma: donne afghane e iraniane insieme per ribadire che ogni regime teocratico è sempre più spietato con le donne, iniziando a togliere loro qualsiasi libertà. Inoltre l’8 gennaio in diverse città del mondo gli iraniani residenti all’estero stanno organizzando manifestazioni sia per dare sostegno al movimento Donne Vita Libertà, sia per commemorare il volo abbattuto 3 anni fa da due missili lanciati da una base iraniana.
Non possiamo stare inermi a guardare che un sistema teocratico militarizzato spazzi via un’intera generazione e non possiamo permettere che i ragazzi e le ragazze imprigionate e condannate rischino di essere dimenticate.
Non possiamo permettere che questo accada, dobbiamo molto a queste donne e a questi giovani che ci stanno insegnando a reagire in modo pacifico, solo con la forza delle idee per ottenere quello che è un diritto di tutti e tutte: la libertà.