Affitti a prezzi di mercato da parte di multi proprietari di case registrate a catasto come abitazioni popolari e aumento degli appartamenti destinati ad affitti brevi (per turisti o studenti) hanno generato negli ultimi due anni a Pisa una crescita esponenziale degli sfratti: “Persone che fino a ieri riuscivano a permettersi una casa si trovano in situazione di morosità incolpevole – spiega Simone Sisti della Piattaforma Soluzioni Abitative di Pisa – per numeri in confronto agli abitanti e per percentuale di crescita subiamo da due anni il triste primato di capitale italiana degli sfratti, le graduatorie per l’assegnazione di case popolari sono infinite e anche a chi si trova nelle prime posizioni viene detto che non ci sono alloggi liberi”.

Dal canto suo il Comune di Pisa è consapevole della criticità della situazione, tanto che il consiglio ha votato all’unanimità la sospensione dell’esecuzione di sfratti con forza pubblica: “Il Comune ha sempre evidenziato, anche durante diversi incontri in Prefettura, la particolare situazione degli sfratti a seguito del venire meno del blocco attivato durante l’emergenza sanitaria – spiega a ilFattoQuotidiano.it l’assessore al Sociale e alle politiche abitative Veronica Poli – che si è assommato alla perdita di lavoro o diminuzione di reddito. A oggi, sia pure in mancanza di un pronunciamento chiaro della Prefettura, gli sfratti con uso della forza pubblica sono stati limitati e i nuclei sfrattati sono stati albergati”.
La questione sollevata dai movimenti in difesa del diritto alla casa è che molto spesso alle persone che vengono sfrattate a seguito di periodi di morosità non vengono offerte soluzioni abitative di emergenza, interi nuclei familiari finiscono così “albergati”, ovvero sistemati per periodi indeterminati in stanze d’albergo: “In molti casi – aggiunge l’assessore -i servizi sociali si attivano in anticipo per cercare un accordo con il proprietario per differire lo sfratto, in attesa di avere alloggi disponibili: negli ultimi giorni, questo sforzo ha prodotto risultati”.

Il riferimento è senz’altro alle storie come quella che abbiamo raccolto nel reportage dalla “capitale degli sfratti”, tra le persone in lista per un alloggio di emergenza, infatti, c’è anche Gigliola, 66 anni, che vive con il nipote e si trova in una protratta situazione di morosità incolpevole: “In questi giorni avevo lo sfratto esecutivo – racconta – slittato di un anno e mezzo grazie alla mobilitazione di amici, vicini di casa e della Piattaforma Soluzioni Abitative. I servizi sociali hanno ottenuto un primo risultato e stanno cercando ancora di mediare con il multi-proprietario che mi avrebbe sfrattato alla vigilia di Natale. Il problema è che, se dovessi finire in strada, dal Comune mi hanno detto chiaramente che non ci sono alloggi a disposizione”.

Intanto a Sant’Ermete, quartiere della periferia sud-est della città tra la stazione e l’aeroporto, abitanti e persone in attesa da mesi dell’assegnazione di una casa popolare hanno dato vita al presidio permanente della Comunità di quartiere di Sant’Ermete. “L’emergenza casa riguarda tutta la città – spiega Lucia Fanucci, che abita da 41 anni nel quartiere popolare – ma qui è diverso perché siamo stati illusi dalle istituzioni, abbiamo sperato in una rigenerazione promessa e avviata e abbandonata, quindi alla speranza si è sostituita la rabbia e la voglia di vedere riconosciuti i nostri diritti”. Di questo progetto di riqualificazione ce ne parla anche l’assessore: “Per far fronte all’eccezionalità della situazione la nostra amministrazione ha messo in campo un notevole sforzo economico – spiega Poli – destinando milioni di euro per il recupero di alloggi di edilizia popolare. Tutti gli alloggi recuperati sono stati assegnati e, nel mese di dicembre, l’ente ha fatto ricorso anche allo strumento del mutuo per avviare un ulteriore processo che porterà la disponibilità di 36 alloggi”.

Questo “enorme sforzo economico” suona però come una vera e propria beffa agli abitanti del quartiere popolare di Sant’Ermete, dove “è pieno di alloggi vuoti, da anni, che con un investimento ben inferiore sarebbero subito disponibili”. Se l’Azienda pisana per l’edilizia sociale (Apes) ha consegnato a dicembre 39 alloggi e annuncia di averne molti altri in consegna, il problema deriva dalle aspettative generate dalle promesse fatte anni fa dalle istituzioni locali e regionali. “A Sant’Ermete nel 2011 erano venuti ad annunciare l’abbattimento di case ormai fatiscenti, costruite nel Dopoguerra con le macerie dei bombardamenti, avrebbero rigenerato l’intero quartiere – si sfoga Fanucci – ma ora i cantieri sono fermi, l’evacuazione è stata solo parziale e di fatto ci sono oltre 40 appartamenti in condizioni quasi abitabili lasciati vuoti da sette anni”. Per questo, senza attendere, l’autorizzazione delle istituzioni (che pure prevedono la legittimità di operazioni analoghe), la comunità di abitanti e persone sotto sfratti che anima il presidio permanente di Sant’Ermete ha iniziato i lavori di autorecupero delle case vuote: “Abbiamo di risistemare a nostre spese le case vuote, di proprietà pubblica, che non venivano né assegnate né ristrutturate. Non è un’occupazione – spiegano dalla Comunità di quartiere di Sant’Ermete, che nel 2018 aveva già organizzato un ‘referendum’ tra i residenti per prendere in considerazione questa soluzione – ma un intervento di ristrutturazione che dovrebbero fare le istituzioni. Una volta risistemati gli appartamenti, faremo pressioni perché Apes le assegni alle persone aventi diritto, che da mesi attendono in graduatoria l’assegnazione di una casa”.

Per quanto riguarda il presidio permanente, nel capannone montato tra le case popolari: “L’intenzione è quella di andare avanti alternandoci per coordinare i lavori di autorecupero e organizzare proteste e manifestazioni perché il Comune blocchi gli sfratti fino a quando non saranno disponibili alloggi di emergenza (come ha già dichiarato di voler fare) e vedremo ripartire i cantieri per gli alloggi che erano partiti e sono stati abbandonati, con l’effetto di un ulteriore degrado per noi che viviamo a Sant’Ermete”. A tal proposito, riguardo alle tempistiche di fine lavori, dal Comune non sono in grado di fornire una data di fine lavori “Ma abbiamo un cronoprogramma – chiarisce l’assessore – che prevede l’indizione di una nuova gara nelle prossime settimane per far ripartire i lavori”.

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