Il ministro: "Sono stanco di leggere sui quotidiani Il Mattino o il Messaggero frasi tipo lo 'spacca Italia' del ministro Calderoli o lo "strappo di Calderoli". Questa è diffamazione, forse addirittura calunnia". I rappresentanti sindacali (cdr): "Attacca in maniera scomposta, e assolutamente non adatta al ruolo istituzionale ricoperto, il lavoro delle colleghe e dei colleghi "colpevoli" esclusivamente di riportare legittime valutazioni sul progetto di riforma in discussione"
La legge quadro sull’autonomia differenziata depositata a Palazzo Chigi dal ministro leghista per gli Affari regionali Roberto Calderoli, i cui contenuti sono stati rivelati lunedì dal Fatto Quotidiano, continua a far discutere. Dopo gli attacchi di opposizioni e sindacati e la frenata degli alleati di maggioranza, Calderoli spazientito ha iniziato a minacciare querele: “Sono stato paziente per settimane ma adesso si è passato il limite, sono stanco di leggere sui quotidiani Il Mattino o il Messaggero frasi tipo lo ‘spacca Italia‘ del ministro Calderoli o lo “strappo di Calderoli”. Io da ministro ho giurato sulla Costituzione, che sancisce l’unità nazionale, per cui scrivere che voglio spaccare l’Italia significa darmi dello spergiuro“. E ancora: “Questa è diffamazione, forse addirittura calunnia, perché mi si attribuisce un’inventata volontà di spaccare il Paese. Ora basta, i giornalisti hanno un codice deontologico da rispettare, c’è un limite alla cronaca che non può trascendere in offesa o in bugia. Non intendo querelare nessuno per ora, non sono il tipo che querela, ma se mi capiterà di leggere ancora frasi offensive e calunniose nei confronti del mio lavoro da ministro, frasi come queste sullo spacca-Italia, allora sarò costretto a procedere alle vie legali“.
I rappresentanti sindacali (cdr) del Mattino e del Messaggero non hanno gradito e in un comunicato “stigmatizzano le dichiarazioni rilasciate dal ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, alle principali agenzie di stampa. Dichiarazioni nelle quali il ministro attacca in maniera scomposta, e assolutamente non adatta al ruolo istituzionale ricoperto, il lavoro delle colleghe e dei colleghi dei nostri giornali, sul tema del disegno di legge sulla cosiddetta “autonomia differenziata”, presentato dallo stesso ministro”. I Cdr “considerano inaccettabili le minacce di agire con querele per “diffamazione” rivolte contro le redazioni riguardo agli articoli pubblicati su questo tema, “colpevoli” esclusivamente di riportare legittime valutazioni sul progetto di riforma attualmente in discussione. Ricordiamo al ministro che il diritto/dovere di cronaca (e di critica) rientra nei capisaldi dell’informazione libera e democratica, così come il diritto/dovere di chi copre incarichi istituzionali di occuparsi al meglio dei temi legati alla propria attività politica e amministrativa. Attività che non comprende, come è noto, la minaccia di ritorsioni e azioni legali contro i giornalisti e contro chi legittimamente valuta, commenta (e se necessario critica) l’attività di chi ricopre questi ruoli di responsabilità pubblica. Va stigmatizzata, in questo contesto, l’abitudine di utilizzare le querele temerarie come arma di pressione contro la libera stampa, per tentare di “imbavagliare” ogni legittima forma di critica”.