Le restrizioni adottate nei confronti di chi arriva dal gigante asiatico, dichiara il governo cinese, mancano di "basi scientifiche e alcune pratiche sono inaccettabili". Intanto la commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides, "ha contattato la controparte per offrire la donazione di vaccini adattati alle varianti". Pechino però ha rifiutato: "La nostra produzione è soddisfacente"
Il Covid diventa terreno di scontro aperto tra la Cina e l’Europa. Pechino minaccia di “prendere contromisure basate sul principio di reciprocità” contro quei Paesi, come l’Italia, che “hanno adottato restrizioni all’ingresso che prendono di mira solo i viaggiatori cinesi“. “Ciò manca di basi scientifiche e alcune pratiche sono inaccettabili”, afferma la Cina, che nelle ultime settimane è finita nel mirino dell’Europa e di altri Paesi nel mondo per la nuova ondata di contagi che l’ha travolta. La diffidenza nei confronti del gigante asiatico, che ha mantenuto un elevato livello di opacità sui dati dell’epidemia, si è tradotta infatti negli ultimi giorni nella decisione di molti Paesi di sottoporre a tampone i passeggeri che arrivano dalla Cina. E il governo di Pechino, tramite le dichiarazioni del portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, durante un punto stampa, passa al contrattacco condannando la decisione di diverse nazioni, tra cui appunto l’Italia, che hanno ripristinato test e restrizioni.
L’Europa ha provato a tendere la mano alla Cina, offrendo gratuitamente vaccini per contenere l’avanzamento dell’epidemia. La commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides, “ha contattato la controparte cinese per offrire solidarietà e supporto e questo include competenze sulla salute pubblica così come la donazione di vaccini adattati alle varianti“, ha spiegato la portavoce della Commissione europea Tim McPhee, confermando le anticipazioni del Financial Times. Da Pechino però è arrivata una replica che non cela il fastidio per l’offerta europea: “La Cina ha stabilito le più grandi linee di produzione al mondo di vaccini Covid con una capacità di produzione annuale di oltre 7 miliardi di dosi e una produzione annua di oltre 5,5 miliardi di dosi, che soddisfano le esigenze di garantire che tutte le persone idonee alla vaccinazione abbiano accesso ai vaccini Covid”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning.
“La situazione Covid in Cina è prevedibile e sotto controllo. Siamo pronti a lavorare con la comunità internazionale in solidarietà, affrontare la sfida in modo più efficace”, ha aggiunto la portavoce. L’offerta europea non è in realtà legata alla produzione di vaccini cinesi, ma alla loro affidabilità: nel corso dei mesi si è infatti ampiamente discusso dei dubbi sull’efficacia dei sieri di Pechino. Dubbi che hanno alimentato anche il tentennamento della popolazione alla vaccinazione, tanto da spingere le autorità a convincere porta a porta i cittadini a sottoporsi alle iniezioni. “Stiamo seguendo gli sviluppi in Cina e abbiamo sempre offerto supporto alla Cina come a qualsiasi altro Paese per aiutare ad affrontare il Covid 19”, ha rimarcato la portavoce Ue Dana Spinant.
La Francia tiene la posizione – La prima a rispondere al rischio di ritorsioni è la Francia, che conferma la linea dei controlli nonostante le proteste. “Penso che stiamo compiendo il nostro dovere nel chiedere test”, ha detto il primo ministro francese Elisabeth Borne a radio France Info quando gli è stato chiesto della reazione della Cina, prima di aggiungere: “Continueremo a farlo”. “Il mio governo – ha proseguito – fa il proprio dovere proteggendo i francesi e chiedendo dei test”, “lo facciamo nel rispetto delle regole dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e continueremo a farlo”, ha precisato Borne. Da domenica i passeggeri che si imbarcano sui voli provenienti dalla Cina verso la Francia “si impegnano ad accettare di sottoporsi a un test all’arrivo, un test che è anche oggetto, quando è positivo, di un sequenziamento. Questo ci permette di avere un dato sull’evoluzione del virus. Intendiamo ovviamente garantire che non ci siano nuove varianti”, ha sottolineato Borne, precisando che “tutte queste decisioni le abbiamo assunte dopo una prima riunione tra tutti i direttori generali della salute dei Paesi europei”. “Il nostro obiettivo, e penso che tutti gli esperti siano d’accordo su questo – ha puntualizzato la premier -, è davvero di poter sorvegliare l’evoluzione dell’epidemia”.
Le stime sui contagi in Cina – E mentre la diffidenza resta alta, secondo un nuovo studio diffuso da Cnn, l’ondata di infezioni da Covid che ha attraversato la Cina potrebbe aver già raggiunto il picco in alcune delle più grandi città del Paese, tra cui Shanghai e Pechino. L’analisi, pubblicata il 29 dicembre sulla rivista peer-reviewed Frontiers of Medicine, afferma che i modelli matematici hanno previsto che l’ultima ondata di infezioni riguardasse le principali città cinesi entro la fine del 2022, mentre le aree rurali saranno colpite dall’aumento dei contagi tra la metà e la fine di gennaio. La diffusione potrebbe essere “drammaticamente aumentata” dai viaggi previsti durante il prossimo Festival di Primavera, il periodo di festa nazionale del capodanno lunare, che cade il 22 gennaio, afferma lo studio.
Anche Australia e Canada introducono controlli – Dopo i tanti Paesi che hanno implementato restrizioni nei confronti dei passeggeri in arrivo dalla Cina, anche l’Australia e il Canada ora richiedono ai viaggiatori dalla Cina di sottoporsi a un test Covid prima di imbarcarsi sul volo. Entrambi i paesi hanno affermato che dal 5 gennaio i viaggiatori in arrivo con voli dalla Cina continentale, Hong Kong o Macao dovranno mostrare un tampone negativo effettuato entro due giorni dalla partenza. Si uniscono ad altri paesi tra cui Stati Uniti, Regno Unito, India, Giappone e diverse nazioni europee nell’imporre misure più severe ai viaggiatori cinesi tra le preoccupazioni per la mancanza di dati sulle infezioni in Cina e i timori della possibilità che possano diffondersi nuove varianti.