L’Italia sarà il Paese dell’Eurozona più esposto a una crisi del debito in seguito all’aumento dei tassi e al minor acquisto di titoli di Stato decisi dalla Bce. È il risultato, non sorprendente, emerso da un sondaggio del Financial Times: 9 economisti su 10 hanno indicato l’Italia come il Paese dell’area euro più a rischio che gli investitori inizino a vendere a man bassa le sue obbligazioni. Stando al programma di emissione dei titoli di Stato per il primo trimestre del 2023 pubblicato il 28 dicembre dal Tesoro, quest’anno Roma dovrà piazzare sul mercato titoli a medio e lungo termine per 310-340 miliardi di euro lordi. Considerato che da marzo l’Eurotower reinvestirà solo in parte il capitale rimborsato sui titoli in scadenza, le emissioni nette (al netto dei rimborsi) dovrebbero aggirarsi intorno ai 70 miliardi.
In questo quadro, anche se la prima legge di Bilancio del governo Meloni ha contenuto il deficit/pil al 4,5%, il Paese resta altamente vulnerabile visto che il debito pubblico italiano è uno dei più alti in Europa, a poco più del 145% del Pil. I costi di finanziamento sono in crescita: la scorsa settimana il rendimento del bond decennale ha superato il 4,6%, quasi il quadruplo rispetto al livello di un anno fa e il 2,1% in più rispetto al rendimento dei Bund tedeschi.
La Bce a metà dicembre ha alzato di nuovo i tassi e la presidente Christine Lagarde ha annunciato ulteriori incrementi nei prossimi mesi, sempre con l’obiettivo di contenere l’inflazione. Che nel frattempo ha però dato segnali di riduzione sia in Spagna sia in Germania, dove a dicembre i prezzi sono saliti dell’8,6% dopo il +10,3 di novembre. “Gli analisti ritengono che la Bce stia sovrastimando i rischi inflattivi e sottostimando la prospettiva di una recessione”, sottolinea il quotidiano finanziario. “La direttrice esecutiva del Fmi Kristalina Georgieva nel fine settimana ha detto che metà della Ue entrerà in recessione nel corso dell’anno”. L’80% dei 37 economisti sondati dal Ft a dicembre prevede che Francoforte smetterà di aumentare i tassi nei primi sei mesi 2023 e due terzi pensano che l’anno dopo inizierà a tagliarli, in risposta a una crescita più debole.
Il governo italiano come è noto ha criticato in più occasioni le politiche restrittive della Bce. Oggi sul tema interviene, in un’intervista al Sole 24 Ore, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, secondo cui “i prezzi dell’energia in Europa sono scesi” perché “chi specula sospetta l’imminenza della possibilità di un armistizio tra Russia e Ucraina”. In un contesto del genere “la Bce dovrebbe rivedere l’intenzione dichiarata di procedere con un nuovo aumento dei tassi già a inizio anno” visto che “con la discesa del prezzo del gas si contrarrà il fattore più decisivo dell’inflazione e quindi bisognerà essere più prudenti nell’aumentare i tassi”.