Il gruppo Ultima Generazione ha raggiunto ieri mattina, 2 gennaio 2023, Palazzo Madama lanciando vernice arancione contro la sede del Senato. “Nessun alibi, nessuna giustificazione per un atto che offende tutte le istituzioni e che solo grazie al sangue freddo dei carabinieri non è trasceso in violenza”, il commento a caldo del presidente Ignazio La Russa che ha condannato il gesto degli attivisti.
Un blitz in linea con le proteste di questi mesi di stampo ambientalista, non trasmesso però dal Tg1. Il notiziario diretto da Monica Maggioni ha deciso di oscurare la protesta non mandando in onda l’atto dimostrativo: “Le operazioni di pulizia sono in corso, cinque finestre e il portone principale del Senato sono stati imbrattati questa mattina dagli attivisti del movimento Ultima Generazione – ha spiegato l’inviato Alessandro Gamberi – come Tg1 abbiamo scelto di non mostrarvi le immagini del loro atto dimostrativo per sottolineare come questo tipo di proteste non possa essere accettabile. Proteste che dai quadri nei musei si spostano a uno dei luoghi simbolo delle istituzioni”.
Il TG1 ha deciso di non mandare in onda le immagini dell’azione degli attivisti di @ultimagenerazi1 per “sottolineare come questo tipo di proteste non possa essere accettabile”. Ci dica, il direttore del TG1, quali sono le forme di protesta per lui accettabili. #Senato pic.twitter.com/M6F3Cf7Aq4
— Vinz (@_vinz9) January 2, 2023
Una presa di posizione da parte del notiziario più visto, comunicata dall’inviato ma condivisa con la direttrice Monica Maggioni. Una decisione che potrebbe suscitare polemiche ma che nell’attesa genera domande: una scelta legittima o un tentativo di censura? Quali proteste mostrare e quali no? Esistono proteste giuste e altre sbagliate, anche se non violente? Di certo la linea del Tg1 segna una svolta e un precedente sull’argomento.
Delle cinque persone fermate ieri, tre sono state arrestate con l’accusa di danneggiamento aggravato. Il giudice ha convalidato gli arresti e ha rimesso i tre in libertà. L’udienza è rimandata al 12 maggio. Gli attivisti hanno motivato la loro azione spiegando che “alla base del gesto c’è la disperazione che deriva dal susseguirsi di statistiche e dati sempre più allarmanti sul collasso eco-climatico, ormai già iniziato, e il disinteresse del mondo politico di fronte a quello che si prospetta come il più grande genocidio della storia dell’umanità”.