Le nuove norme moltiplicano il ruolo del potere politico nella governance delle aree protette: si stabilisce che i rappresentanti nominati dalla Regione nei Consigli d'amministrazione siano tre su sette e non più uno come finora, mentre quelli designati da Comuni e associazioni restano quattro. Anche i presidenti potranno essere nominati dalla giunta. Ma il provvedimento rischia l'impugnazione, perché la Consulta ha sempre annullato proposte simli
Una legge che moltiplica il ruolo del potere politico nella governance delle aree protette, ridimensionando il ruolo di Comuni e associazioni. Nella notte tra il 28 e il 29 dicembre la giunta delle Marche a guida Fratelli d’Italia ha approvato la nuova normativa regionale per il riordino degli enti di gestione dei Parchi, criticata all’unisono da amministrazioni locali, sindacati e sigle ambientaliste. Il provvedimento, firmato dal consigliere della Lega Mirko Bilò e da quelli di Forza Italia Jessica Marcozzi e Gianluca Pasqui, modifica le leggi esistenti dettando poche modifiche, ma sostanziali: a partire dall’articolo 7, nel quale si stabilisce che i rappresentanti nominati dalla Regione nei Consigli d’amministrazione degli enti parco siano tre su sette e non più uno come finora, mentre quelli designati da Comuni e associazioni restano quattro. Cambia anche la modalità di scelta del presidente, che se finora era “eletto dal Consiglio direttivo tra i suoi componenti” con la nuova legge potrà essere “scelto anche al di fuori del Consiglio direttivo e nominato dalla giunta regionale su proposta del Consiglio medesimo”.
Insomma, un’ipoteca della Regione sulla gestione dei tre Parchi marchigiani, il Conero, Monte San Bartolo e gola della Rossa e di Frasassi, che messi insieme fanno oltre 17.500 ettari di estensione. Per molti l’anticamera di un disastro. “Questa riforma produrrà danni enormi, estromettendo dalla governance dei Parchi gli enti locali e le associazioni, lottizzando in modo selvaggio al solo scopo di aumentare le poltrone a disposizione della Giunta”, attaccano Rosetta Fulvi e Jacopo Francesco Falà, segretari provinciali del Pd di Pesaro-Urbino e Ancona. Dello stesso avviso l’Alleanza delle associazioni ambientaliste marchigiane: “Anziché procedere ad una razionalizzazione e a un finanziamento degli enti si decide il “dono natalizio” di impartire una sorta di punizione politica ai territori su cui insistono i Parchi regionali. Dall’evoluzione dei fatti sembra una strategia studiata e consapevole seppur estremamente rischiosa dal punto di vista della legittimità”.
Un altro problema denunciato dalle associazioni ambientaliste è che la nuova legge riforma la stessa struttura di governance dei Parchi: il Cda di Monte San Bartolo passerà da cinque a sette membri, mentre per il Parco della Gola della Rossa e di Frasassi si costituisce un apposito “ente di diritto pubblico”, a invarianza finanziaria, che sostituisce nella gestione l’Unione Montana dell’Esino-Frasassi. L’assessore all’Ambiente Stefano Aguzzi difende la scelta: “Questa nuova legge uniforma i tre parchi esistenti inserendo nel cda tre membri designati dalla Regione e quattro tra Comuni e associazioni. Scelta più che legittima dato che la Regione finanzia completamente i parchi e i consiglieri non percepiscono alcuna indennità”. Ma l’Alleanza delle associazioni ambientaliste marchigiane avverte: “Si tratta di una situazione normativa potenzialmente illegittima che non farà che aumentare il contenzioso tra la Regione e gli Enti parco, tenuto conto che la Corte costituzionale ha sempre annullato proposte di leggi regionali similari”.