Non ci sarebbero solo 750mila euro cash trovati nella sua abitazione e in un trolley affidato al padre. Secondo le autorità greche, la gran parte dei pagamenti del Qatar per corrompere l’ex vicepresidente del Parlamento Ue, Eva Kaili, venivano inviati da Doha direttamente in conti correnti aperti a Panama e riconducibili all’eurodeputata greca o a suoi familiari, per un totale di circa 20 milioni di euro.

Per questo l’antiriciclaggio di Atene ha chiesto al Paese centroamericano, solitamente restio a fornire questo tipo di informazioni ad autorità straniere, informazioni su possibili trasferimenti di denaro dal Qatar in favore della donna che si trova ancora in carcere insieme al compagno, l’assistente parlamentare Francesco Giorgi, all’ex eurodeputato di Articolo 1, Antonio Panzeri, e al segretario generale della ong No Peace Without Justice, Niccolò Figà-Talamanca, considerati dagli inquirenti al vertice della “organizzazione criminale” che operava in seno alle istituzioni europee per influenzare le votazioni e le dichiarazioni in favore di Qatar e Marocco.

Il presidente dell’autorità antiriciclaggio greca, Charalampos Vourliotis, ha inviato nei giorni scorsi una richiesta urgente chiedendo di essere informato sull’esistenza di rimesse da circa 20 milioni di euro, scrivono i media ellenici. La richiesta ha fatto seguito alle voci, rimbalzate anche sui social e smentite a stretto giro dal legale di Kaili, su un presunto conto intestato all’europarlamentare greca e ai suoi genitori presso la panamense Bladex Bank.

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