di Bruno Maggioni
Facciamo i buoni propositi per il nuovo anno e pensiamo a che cosa è più importante perché le nostre cose, come persone e come italiani, vadano meglio. Abbiamo tante aree che necessitano interventi e ognuno avrà la sua opinione su cosa è più importante: la giustizia, la giustizia sociale, le tasse, la guerra in Ucraina, il costo del gas e la strategia energetica (ad averne una!), l’immigrazione o anche, per le menti più semplici, l’uso obbligatorio o meno del Pos per i pagamenti.
Più che scegliere un argomento, sceglierei un criterio, un principio alla base delle nostre scelte come cittadini votanti. Per risolvere un problema bisogna capirne l’origine e anche se si tratta di qualcosa di esterno su cui non abbiamo controllo, per esempio la guerra in Ucraina, le nostre scelte a riguardo devono basarsi su criteri che portino al bene comune esteso il più possibile.
Il problema alla base di tutto è il voler prendere le cose che non ci appartengono. Si sono sentite, purtroppo spesso, frasi come: “meglio disonesti che incapaci”. Con questo concetto si vuole far passare l’idea che se uno è bravo si deve accettare che prenda qualcosa per sé stesso, una piccola ricompensa per l’ottimo lavoro fatto. Un incapace, invece, non può fare nulla di buono e anche se onesto non serve.
Questo è un errore grave e dubito che sia fatto in buona fede. Una persona disonesta, se è capace, come pensate che usi le sue capacità? Per il vostro bene? Nell’interesse della società? O forse userà le sue capacità per ottenere lui dei vantaggi a discapito degli altri?
La corruzione esiste dappertutto nel mondo anche più di quello che raccontano gli stereotipi sulle varie popolazioni, ma certo in Italia le cose non vanno bene. Troppe persone considerano normale, accettabile, che chi può approfitti della sua posizione per ottenere vantaggi non dovuti. E nessuna categoria si salva. Dappertutto ci sono onesti e dappertutto ci sono quelli che approfittano.
Quando poi chi ci governa mette in atto leggi e regolamenti per impedire o comunque rendere difficile combattere chi è disonesto, c’è come un’euforia che si sente in giro perché molti si sentono “autorizzati”, giustificati, normalizzati, all’appropriazione indebita. Prendiamo l’esempio, vero o non vero che sia, del tassista che solo all’annuncio della cancellazione dell’obbligo di avere il Pos reagisce violentemente contro chi gli chiede di pagare con una carta perché lo vede come un nemico perché lo costringe a dichiarare alle tasse quello che guadagna.
E questo è un altro punto comportamentale peculiare: se chiedi la ricevuta o dici che tu paghi le tasse, sei guardato con sospetto perché sei quello che vuole fare il “perfettino”, vuoi rinfacciare agli altri che loro non lo sono. Diventi socialmente emarginato perché fuori dagli schemi, fuori dalla normalità, sei un diverso e quindi vai isolato perché intralci il meccanismo che sta funzionando così bene. Sei considerato pericoloso.
Evidenziare le disonestà dà scandalo ed è vista come una provocazione! Allora tutti vanno a cercare il pelo nell’uovo, o la pagliuzza nell’occhio dell’altro, per poterlo trascinare anche lui nel fango così, tutti insieme, lo sporco non si nota.
Anche qui ci vuole un po’ di intelligenza e onestà intellettuale: fare il perfettino o il moralista è una cosa, ma non tutte le disonestà sono uguali. Faccio un esempio: sull’autobus la macchinetta per annullare i biglietti non funziona, io ho un amico che si annulla il biglietto da sé perché è giusto. Non annullarsi il biglietto da sé non è equiparabile a pretendere pagamenti non dovuti per fare il proprio lavoro. Il disonesto però usa questo per dire: anche tu sei come me!
Quindi come buon proposito per quest’anno nuovo non accettiamo la capacità di essere disonesto come un valore. Rendiamoci conto che un’azione onesta, così come una buona azione, darà i suoi frutti. Una disonesta porta sempre danno alla comunità e quindi a ognuno di noi, direttamente o indirettamente, prima o dopo. Buon 2023.