Paragonato a “mafiosi o a persone dedite al malaffare” per aver protestato contro la crisi climatica. Mentre l’attenzione dei media e della politica è puntata sull’imbrattamento di Palazzo Madama, a Milano Simone Ficicchia, 20 anni, attivista di Ultima Generazione, rischia di essere sottoposto a misure di prevenzione e sorveglianza speciale, previste nel così detto “Codice antimafia”. L’udienza, che si terrà il 10 gennaio 2023, potrebbe rappresentare un precedente importante sia per il processo che dovranno affrontare a maggio i tre attivisti incriminati a Roma, sia per i movimenti per il clima in generale. “Lo zelo delle istituzioni e delle forze dell’ordine nel condannarci può essere un deterrente e un’intimidazione per chi si vuole attivare, anche in gruppo diversi da Ultima Generazione”, dice Ficicchia. Proprio per questo, fuori dall’aula, si raduneranno ambientalisti da tutta Italia in un presidio di solidarietà, che segue quello previsto e poi annullato a Piazzale Clodio, davanti al tribunale della capitale. “Già a maggio, dopo le perquisizioni agli attivisti di Fridays for future Milano, avevamo constatato che la repressione in Italia stesse diventando sempre più violenta e invasiva, a livello fisico e psicologico – commenta Filippo Sotgiu, il portavoce nazionale del movimento fondato da Greta Thunberg – La sorveglianza speciale a Simone sarebbe un ulteriore passo in questa direzione e un nuovo colpo al diritto dei cittadini di protestare per il proprio futuro”.
A motivare la richiesta, presentata dalla Questura di Pavia al tribunale meneghino, sono le azioni di disobbedienza civile alle quali il giovane studente vogherese ha preso parte nell’ultimo anno: dall’incollamento al museo degli Uffizi, a Firenze, a quello del Teatro alla Scala fino ai blocchi stradali. Le proteste gli sono valse diverse denunce. “Nessun reato però è ancora stato accertato. Ficicchia andrà a processo in futuro, ma saranno i giudici a stabilire se è meritevole di una pena – spiega l’avvocato Gilberto Pagani – La sorveglianza speciale per la pubblica sicurezza (decreto legislativo n. 159 del 2011) invece è un salto di qualità: di solito si usa nei confronti di chi è pericoloso per la società o violento, mentre le manifestazioni di questi ragazzi per dare rilevanza alla crisi climatica non hanno mai avuto caratteristiche di questo tipo”. Secondo il legale, quelle ipotizzate sono misure “afflittive gravi e sproporzionate”. La loro applicazione, pensata per limitare traffici illegali, atti di terrorismo o mafia, è velocissima. Ci sarà una sola udienza e “se la domanda della Questura dovesse essere accolta, potrebbero prevedere di non uscire di casa in determinate ore, non recarsi a eventi e manifestazioni con un penetrante controllo da parte delle forze dell’ordine. Potranno effettuare controlli di notte a Ficicchia come a chi si trova agli arresti domiciliari – afferma Pagani – e incidere pesantemente sulle libertà individuali” di un ventenne che studia Storia all’università di Padova e Sassofono al Conservatorio.
Gli eventuali reati “inoltre sono basati su ragioni profonde”, cioè quelle della lotta alla crisi climatica. In questo caso, come in quello dell’imbrattamento del Senato, “il problema che dobbiamo porci è il concetto di pericolosità sociale. È più pericoloso chi cerca in modo non violento di salvare la società o chi non impedisce il cambiamento climatico?”, dice Pagani. “Sono sereno. Avevo messo in conto i rischi legali e ne vale la pena: quello che ho fatto non sarà mai grave come le conseguenze della crisi ecologica – racconta invece Ficicchia – È il governo a dover subire un processo dai cittadini. A maggior ragione visto che la protezione dell’ambiente è entrata anche a fare parte della Costituzione”. L’attivista convive già da mesi con alcune restrizioni che non hanno però intaccato la sua fedina penale. Nel 2021 gli sono stati intestati sei fogli di via, cioè provvedimenti che gli impediscono di entrare e permanere in diverse città. A causa di quello emanato per Roma non ha potuto partecipare al presidio in solidarietà ai tre attivisti arrestati per l’imbrattamento al Senato ed è stato prelevato in hotel e allontanato dal Comune proprio prima di un’intervista programmata con il programma Agorà di Rai 3. “È assurdo che i riflettori siano puntati su un attivista di 20 anni e non su chi detiene inequivocabilmente la responsabilità della crisi climatica e delle sue conseguenze mortali: i nostri politici e i capi delle grandi aziende inquinanti”, commenta Filippo Sotgiu di Fridays for Future. “Sappiamo che le azioni eclatanti che facciamo non sono condivise da tutti e non possono piacere, ma le usiamo per chiedere cambiamenti reali a chi ha il potere di attuarli”, dice ancora Ficicchia. Per il giovane è importante ribadire l’importanza della disobbedienza civile non violenta, anche dopo la decisione di Extinction Rebellion Londra di adottare metodi di protesta più moderati: “Le nostre azioni di oggi con la vernice o con la zuppa di pomodoro servono a evitare che, più avanti, qualcuno la faccia con le bombe”.