L’unica certezza è che non si riparte da zero. Nella prima metà di questa strana stagione tagliata in due, il Napoli di Luciano Spalletti aveva scavato un solco tale da trasformare la ripresa in una caccia al fuggitivo
Dove eravamo rimasti. Chi se lo ricorda. È passato così tanto tempo dall’ultima partita di Serie A: 13 novembre 2022, Juventus-Lazio 3-0. 52 giorni di pausa, un Mondiale di mezzo, vittorie e sconfitte, emozioni nazionali, infortuni, trasferimenti, ritiri, persino l’anno è diverso. E quasi non sappiamo più se il campionato che ricomincia il 4 gennaio è lo stesso che abbiamo lasciato quasi due mesi fa o un altro, completamente diverso.
L’unica certezza è che non si riparte da zero. Nella prima metà di questa strana stagione tagliata in due, il Napoli di Luciano Spalletti aveva scavato un solco tale da trasformare la ripresa in una caccia al fuggitivo. Tutti a domandarsi se reggerà fino alla fine, che effetto farà la sosta per il Mondiale, se interromperà la striscia vincente o viceversa permetterà agli azzurri di ricaricare le pile e arrivare in fondo. C’è chi si attacca alla cabala, chi richiama l’esperienza in Russia di Spalletti, che in carriera si è già confrontato con una lunga pausa invernale. Ma la verità è che per questo tipo di calendario, con tanto di nuova preparazione atletica a dicembre (con un’ovvia disparità di condizione però fra reduci e non del Mondiale), non ci sono precedenti.
Quello che è successo nel frattempo lo abbiamo visto tutti. Il Qatar restituisce alla Serie A pochi infortuni (l’assenza più pesante resta quella di Maignan, che però non c’entra col Mondiale). L’Argentina campione del mondo e gli argentini, forse, ancora con la testa ai festeggiamenti. La Juve deve fare i conti con la lungodegenza di Pogba, di cui si sono perse le tracce, e gli acciacchi cronici di Vlahovic, non certo migliorati in nazionale. L’Inter deve rimettere in piedi, fisicamente e psicologicamente, il colosso Lukaku, reduce dalla disastrosa eliminazione col Belgio di cui è stato uno dei protagonisti negativi, e lo stesso Lautaro è stato l’unico flop della nazionale campione: dovranno rilanciarsi nel loro club, ma il rischio contraccolpo è alto. Come previsto, è stato proprio il Napoli a pagare il dazio minore alla sosta: pochi e secondari i giocatori partiti per il Qatar, tutti rientrati per tempo all’ovile. Anche queste indicazioni, però, lasciano il tempo che trovano perché è una ripartenza da fermo è sempre un’incognita.
A completare il quadro, il calendario ha voluto mettere di fronte subito alla ripresa Inter e Napoli: il match di San Siro è già un crocevia per questa seconda parte di stagione, perché i nerazzurri (a -11) hanno un solo risultato a disposizione per sperare di rientrare nella corsa scudetto, mentre i partenopei con una vittoria quasi chiuderebbero i giochi. Nel giro di due settimane avremo anche Milan-Roma, Napoli-Juve, Lazio-Milan e Napoli-Roma. Capiremo tutto, o quasi. L’altra variabile, quella davvero impazzita, è il processo sportivo e penale che attende la Juventus e che i media continuano a ignorare, tutti presi dal dibattito lunare su chi comprerà una società che al momento non ha nemmeno un Cda. I risultati potrebbero non essere nemmeno definitivi, la classifica riscritta a tavolino. Ma questa è un’altra storia, altre domande che si aggiungono a quelle sulla ripresa che ci poniamo da due mesi. Adesso, finalmente, almeno il campo darà una risposta.