“Una funzionaria Inps della carriera direttiva da cinque anni è pagata per non far nulla, con un danno da 200mila euro. E quella funzionaria, signor giudice, sono io”. Era iniziata così, in un’aula di tribunale di Crotone, la surreale vicenda di Maria Teresa Arcuri, funzionaria dell’Inps che veniva mobbizzata perché aveva scoperto che il suo diretto superiore non aveva mai fatto un concorso per accedere ai ruoli della dirigenza pubblica, e tuttavia prendeva 10mila euro al mese, cagionando un danno allo Stato da almeno 2milioni di euro. Una storia rivelata dal Fatto.it nel 2017 che cinque anni dopo presenta un conto pesante: ieri, sempre a Crotone, si è celebrata l’udienza preliminare del procedimento a carico di sei persone, scaturito proprio da quell’inchiesta e dalle denunce della Arcuri. Il pm Rosaria Multari ha chiesto la condanna col rito abbreviato a 1 anno e 4 mesi di carcere per Sandro Bernardini e il rinvio a giudizio degli altri cinque imputati che hanno optato per l’iter ordinario: Alessandra Infante, vale a dire la dirigente senza titolo, Giovanni Capocasale, Michele Scappatura, Ida Sisca e Franca Rosaria Pagliuca. Devono rispondere di truffa, falso ideologico e abuso d’ufficio. Nel 2021, invece, il gip aveva disposto l’imputazione coatta nei confronti degli accusati.
La vicenda nasce dalla denuncia presentata nel lontano 2010 dalla funzionaria Arcuri al magistrato della Corte dei Conti interno all’Inps, al Comitato di Vigilanza e dalla sua richiesta di accesso ai dati concorsuali delle risorse umane, dalla quale risultò che la Infante effettivamente era una dirigente senza concorso, transitata da un ente privato afferente alla provincia (Copross) ai ruoli del Mef prima e dell’Inps poi, senza mai partecipare e superare la prova selettiva che è titolo abilitativo per l’accesso alla dirigenza pubblica. La Infante cercò di negare e contrattaccare, la Arcuri tenne il pallino ricevendo per contro solo dinieghi, ben tre disciplinari, la rimozione da direttore dell’agenzia di Cirò Marina e un progressivo isolamento negli uffici fino a indurla a una sostanziale inattività. Pure la sua segnalazione all’Anac finisce in nulla. Finché la vicenda raccontata dal Fatto provoca interrogazioni parlamentari e l’attenzione della stampa. Il ministro Marianna Madia risponde facendo spallucce (“è tutto regolare”) ma l’Inps non poté più negare l’evidenza e finì per licenziare la dirigente che stipendiava da anni senza titolo. Il procedimento penale scaturito da questa vicenda era stato archiviato, ma la Arcuri (assistita dall’avvocato Antonio Ingroia) si è opposta e l’istanza è stata accolta. Così è iniziato il processo.