Ora è ufficiale e non ci sono più dubbi. Il cadavere ritrovato il 18 novembre 2022 a Novellara è quello di Saman Abbas, 18 anni. “È stata identificata da un’anomalia dentaria, grazie a foto e video”, riferisce l’avvocato Barbara Iannucelli, che assiste l’associazione ‘Penelope’ ed è parte civile nel processo che a febbraio inizierà a carico di cinque familiari della giovane pachistana uccisa la notte del 30 aprile 2021. “L’osso ioide è fratturato nella parte sinistra e sono necessari accertamenti istologici per stabilire se pre o post portem”, continua l’avvocato. La frattura dell’osso, nella parte anteriore del collo, avvalorerebbe l’ipotesi di strangolamento.

Per la morte della 18enne pachistana sono indagati o imputati i familiari, tra cui i genitori. L’analisi del corpo integro della giovane, uccisa perché si opponeva a un matrimonio combinato, aveva indotto gli esperti a soffermarsi su una specie di ferita appena sotto il mento. L’esame autoptico ha rivelato un corpo integro, ma saponificato. Tre le ipotesi elaborate dagli inquirenti: strangolamento, soffocamento o un taglio. Sui resti individuati alle indicazioni fornite agli inquirenti dalla zio Danish Hasmain, accusato dell’omicidio con i genitori e i cugini, hanno lavorato l’anatomopatologa Cristina Cattaneo e l’archeologo forense Dominic Salsarola. Il 10 febbraio, invece, a Reggio Emilia, comincerà il processo a carico dei familiari che sono accusati di averla uccisa.

Della 18enne di origini pachistane non si avevano più notizie dalla primavera del 2021, dopo che si era opposta a un matrimonio forzato. Per la sua scomparsa la procura di Reggio Emilia ha indagato cinque persone: due cugini e uno zio (tutti detenuti nel carcere della città emiliana, dopo essere stati rintracciati all’estero), il padre Shabbar (arrestato in Pakistan nelle settimane scorse) e la madre, che resta ancora l’unica parente irreperibile. Tutti loro conoscevano l’immobile diroccato di Novellara dove sono stati trovati i resti, distante giusto qualche centinaia di metri dall’azienda per la quale lavoravano. Nel corso dell’inchiesta era emerso che proprio lo zio e due cugini erano stati ripresi dalle telecamere di un capannone, pochi giorni prima della scomparsa della giovane, mentre camminavano con secchi e badili in mano verso i campi vicini all’azienda agricola. Immagini che – ad avviso dell’accusa – confermerebbero come i tre abbiano scavato una buca in attesa di compiere il delitto della 18enne. La notte dell’omicidio, sempre secondo la ricostruzione dell’accusa, Saman Abbas – come confermato da altri video – era uscita di casa insieme ai genitori. La madre e il padre rientrarono poco dopo senza la figlia e lo zio, come afferma il fratello minore della 18enne, era tornò in casa circa un’ora e mezza dopo.

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