Coinvolte Itinera spa, Sintexal e Bacchi: multe di 3 milioni. Nel 2019, lo stesso giorno a distanza di pochi minuti,, presentarono offerte identiche con ribassi dimezzati rispetto ai precedenti cantieri. Danno anche per i cittadini
Eliminati i pesci piccoli, quelli grossi si mettevano d’accordo tra loro per mangiarsi il grosso degli appalti, accordandosi per un ribasso che danneggiava la società, i cittadini, oltre ad alterare il mercato. Sulla Serravalle si abbatte un’altra bufera, a un anno dalla sentenza con cui la Cassazione dopo 16 anni ha definitivamente chiuso l’affaire Penati sull’acquisto di quote con un danno da 44 milioni di euro. Oggi la società è della Regione (96% delle quote), non c’è un coté politico, ed è il “boccone” degli appalti per la manutenzione a muovere appetiti sospetti. Il Corriere Milano dà conto oggi di una vicenda in cui Serravalle è parte lesa e dall’altra parte ci sono tre imprese attive nel settore della manutenzione.
Su segnalazione della stessa società di Assago nel 2019 l’Antitrust ha aperto un’inchiesta sulle gare per la manutenzione dell’asfalto divise in tre lotti da 10 milioni di euro ciascuno. La segnalazione riferiva di un accordo preventivo tra gli unici tre soggetti partecipanti alla selezione ed effettivamente l’autorità per la concorrenza, in forza di un’istruttoria di oltre 100 pagine, è arrivata ad emettere pesanti condanne nei loro confronti: Itinera Spa (Gruppo Astm, tra i primi operatori autostradali al mondo) dovrà pagare quasi 1,2 milioni di euro; per Sintextal (controllata da General Beton Triveneta, colosso internazionale del calcestruzzo) la sanzione arriva quasi a 1,4 milioni; poco sopra il mezzo milione la multa per l’Impresa Bacchi, la più piccola delle tre, pur con un fatturato vicino ai 25 milioni. La spia scatta di fronte a “ribassi anomali”, quasi dimezzati, rispetto alle gare precedenti e successive; segno che la Serravalle ha pagato diversi milioni di euro in più per gli stessi lavori con danno per la società ma anche per i cittadini lombardi, sia in termini di spesa che di efficienza, per l’assenza di offerte non solo differenziate ma anche migliorative, con un impatto ad esempio sulla durate dei cantieri dei lavori stradali.
Per l’Antitrust il “cartello” sarebbe dimostrato dal fatto che ognuna delle tre aziende abbia concorso per un solo lotto di gara e abbia indicato una delle altre tra i possibili subappalti; ciò ha “assicurato che non vi sarebbero state offerte in concorrenza in nessuno dei tre lotti”. A supporto dell’accusa e dell’esistenza di un patto illecito, riferisce il Corriere, sono state rintracciate anche tra mail e agende interne delle imprese.
Le società, che potranno fare ricorso, contestano le accuse rilevando come proprio Serravalle avesse escluso le imprese minori indicendo una gara per servizi e non per lavori, scelta che avrebbe alzato il livello dei requisiti riducendo a tre il numero dei partecipanti. Per l’Antitrust è un dato vero e acquisito ma insufficiente a giustificare il “patto di spartizione” giocato sui ribassi.