Non basta allargare (ancora) le maglie del reato d’abuso d’ufficio: il solito Enrico Costa lo vuole abolire del tutto. Il deputato di Azione-Italia viva, celebre per le sue crociate anti-magistrati, ha depositato un nuovo disegno di legge volto a depenalizzare la condotta del pubblico ufficiale che violando regole di condotta (o versando in conflitto d’interesse) “intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto”. Al momento il reato è punito con la reclusione da uno a quattro anni, aumentata nei casi di “rilevante gravità”: Costa propone di farlo diventare un illecito amministrativo punito con la sanzione pecuniaria da mille a 15mila euro.

La fattispecie dell’abuso d’ufficio, contestatissima in particolare dai sindaci, è già stata depotenziata da una riforma del 2020 in seguito alla quale sono punibili solo violazioni di regole “espressamente previste dalla legge (…) e dalle quali non residuino margini di discrezionalità“. Una specificazione che già da sola esclude un gran numero di condotte dall’area della rilevanza penale. Ma il ministro della Giustizia Carlo Nordio vuole intervenire in senso ancora più restrittivo. E sul tema è già depositato alla Camera un ddl di Forza Italia che riscrive il reato rendendo punibile il pubblico ufficiale solo se omette “consapevolmente” di astenersi quando è in conflitto d’interesse o provoca “direttamente” ad altri un danno ingiusto: un testo che presto potrebbe approdare in Consiglio dei ministri ed essere approvato sotto forma di decreto-legge. Ma per Costa non basta: “Se si modificasse semplicemente la norma come propone Forza Italia”, dice, “nei fatti non cambierebbe nulla. Continuerebbero a esserci tanti indagati e zero condannati. Ma la macchia dell’indagine resterebbe. Quindi meglio la depenalizzazione”.

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