“Il caso di Simone Ficicchia non è il primo né sarà l’ultimo” in Italia e nel mondo. È questa la denuncia del gruppo ambientalista Ultima Generazione dopo le accuse di “danneggiamento aggravato”, con pena fino ai 5 anni, per l’imbrattamento con vernice lavabile del Senato nei confronti dell’attivista ventenne che rischia misure di sorveglianza speciale secondo il ‘Codice antimafia’. Perché non sono solo i giovani del gruppo italiano ad essere finiti sotto la lente delle autorità, ma gli attivisti di tutta Europa. Una “sproporzione tra azioni di protesta e reazione” delle istituzioni che coinvolge diversi movimenti: da Just Stop Oil, noto per il lancio della zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh, a Fridays for future.
Sono numerosi gli episodi di “repressione della disobbedienza civile legate alla crisi eco-climatica – scrive Ultima Generazione in un comunicato stampa – Gli attivisti di Extinction Rebellion, tra i primi movimenti a praticarla, parlano sempre più spesso di fermi identificativi che si protraggono per molte ore, anche più di otto”. Ben più del tempo “strettamente necessario” ad accertarsi dei dati personali delle persone, cioè “quelli di esibire il documento, che i manifestanti portano sempre con sé”, affermano gli attivisti.
Sono diversi anche i casi segnalati da Fridays for future. A maggio 2022 Ilfattoquotidiano.it aveva scritto delle perquisizioni a tre attivisti del gruppo a Milano, dopo l’imbrattamento della sede di una società controllata dal colosso russo dell’energia Gazprom. I giovani, in quell’occasione, avevano denunciato in un post su Instagram l’utilizzo di “metodi intimidatori”. Addirittura uno di loro aveva raccontato di essere stato costretto a spogliarsi e a fare delle flessioni, pratica utilizzata per controllare il possesso di armi. Qualche mese più tardi, a luglio, a un gruppo di ambientalisti di diverse associazioni (Fridays, Legambiente, Ultima Generazione ed Extinction rebellion) era stato impedito di partecipare a un congresso con Eni all’università Sapienza di Roma, “nonostante i regolari biglietti e gli intenti pacifici”, avevano detto. Il video del loro allontanamento da parte degli agenti della Digos aveva fatto il giro dei social. A settembre invece il sit-in pacifico davanti al liceo classico Grattoni di due studentesse 17enni di Voghera era stato interrotto dalle forze dell’ordine. Le attiviste avevano ricevuto una denuncia, poi archiviata, per “manifestazione non preavvisata”.
All’estero la situazione non è migliore, secondo la nota di Ultima generazione. “In Gran Bretagna le azioni di Just Stop Oil, campagna sorella del nostro movimento, hanno portato a 700 arresti nel periodo compreso tra ottobre e novembre del 2022 – scrivono gli attivisti – Dal mese di aprile, quando è iniziata la campagna, si contano circa 2mila arresti e 24 persone che, al mese di dicembre, risultavano in carcere”. Addirittura, durante l’occupazione dell’autostrada M25 in Inghilterra, aveva fatto scalpore che fossero stati fermati, dopo il ferimento di un agente di polizia, anche i giornalisti che seguivano la protesta.
In Germania invece, sono “11 i cittadini e cittadine di Letze Generation, campagna tedesca parte del network A22 insieme a Ultima Generazione, nel mese di dicembre hanno subito perquisizioni a casa e il sequestro dei dispositivi elettronici alla ricerca di elementi che comprovassero la loro appartenenza a un’associazione criminale”, dice il gruppo.
Dallo scorso 10 dicembre anche l’organizzazione no profit Amnesty International è intervenuta sul tema, lanciando la campagna “Proteggo la protesta”, con diversi corsi di formazione e raccolte fondi per “sfidare gli attacchi internazionali e diffusi alla protesta pacifica, supportando le e i manifestanti pacifici e sostenendo le cause dei movimenti sociali che spingono al cambiamento per la realizzazione dei diritti umani e della giustizia climatica”.
L’ultimo caso denunciato da Ultima Generazione riguarda ancora Simone Ficicchia. “Si trovava a Roma perché invitato a partecipare alla trasmissione Agorà di Rai3” per parlare del suo processo e dell’imbrattamento del Senato. “Le forze dell’ordine lo hanno però fermato all’uscita dal portone e gli hanno impedito di raggiungere gli studi televisivi”. Il 10 gennaio il 20enne verrà ascoltato in Tribunale a Milano. I movimenti ambientalisti si raduneranno in presidio fuori dall’aula in corso di Porta Vittoria. “La lotta alla crisi climatica è una lotta per la nostra democrazia – hanno ribadito gli attivisti nella nota – Fin dove si spingerà la repressione del dissenso? Quali metodi andrà ad attaccare la prossima volta?”.