Avevano messo nero su bianco i rilievi al progetto di bilancio che l’assemblea degli azionisti ha comunque approvato e adesso hanno deciso di dimettersi per “motivazioni di carattere personale nonché professionale”. Maria Cristina Zoppo e Alessandro Forte, due dei tre sindaci effettivi della Juventus in carica dal 29 ottobre 2021, hanno deciso di fare un passo indietro spiegando che la loro scelta, come rende noto la stessa società bianconera, “è maturata a valle dell’assemblea dei soci in data 27 dicembre 2022 che ha approvato il bilancio al 30 giugno 2022 e che costituisce la fine di un ciclo di attività del Collegio Sindacale”.
Il loro posto verrà preso dai supplenti Maria Luisa Mosconi e Roberto Petrignani, che resteranno in carica fino alla prossima assemblea che avrà il compito di integrare il collegio sindacale. Il tutto non verrà il 18 gennaio prossimo, quando è in programma una riunione dei soci per dare il via libera al nuovo Consiglio d’amministrazione, pronto a insediarsi in seguito alle dimissioni di massa scaturite dall’inchiesta sui presunti falsi in bilancio e aggiotaggio che vede imputati l’ex presidente Andrea Agnelli e altre 11 figure di vertice della società.
Ma cosa aveva scritto il collegio sindacale, pur dando il via libera all’approvazione, in merito all’ultimo progetto di bilancio, presentato dal Consiglio d’amministrazione a inizio dicembre correggendo in minima parte il precedente aderendo ai rilievi della Consob? Riguardo alle manovre stipendi, cuore dell’inchiesta insieme alle plusvalenze ritenute artefatte dall’aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Ciro Santoriello e Mario Bendoni, il collegio aveva sottolineato “che le conclusioni dei citati autorevoli pareri di cui si è dotata la Società e che sono stati presentati non siano condivisibili, nei limiti in cui finiscono per dare prevalenza alla forma degli accordi siglati rispetto alla loro sostanza”.
Gli accordi sui compensi dei calciatori dovevano portare a una “correlata passività” da iscrivere sia al bilancio 2020 che al bilancio 2021. In riferimento alla prima manovra, quello relativa alla stagione 2019/20 vessata dal Covid, il collegio sindacale spiegava che l’intesa tra Juventus e calciatori avrebbe provocato per la società “alla data del 30.06.2020 una constructive obligation con riferimento ai servizi già prestati a tale data e, conseguentemente, nel bilancio al 30.06.2020 avrebbe dovuto essere iscritta una correlata passività”. Lo stesso ragionamento riguarda la manovra sui compensi della stagione successiva: “Gli accordi per i compensi da corrispondersi nelle successive stagioni 2021/2022 2022/2023 a titolo di loyalty bonus, abbiano fatto sorgere in capo alla Società, alla data del 30.06.2021, una constructive obligation per servizi già prestati a tale data e che nel bilancio al 30.06.2021, conseguentemente, dovrebbe essere iscritta una correlata passività”.
Riguardo alle plusvalenze, invece, il collegio “ha dato atto di come le indagini penali abbiano fatto emergere elementi fattuali che, da un lato, sono sintomatici di lacune nel processo decisionale e nella relativa formalizzazione e che, dall’altro, rendono problematica la scelta di contabilizzazione operata dalla società negli esercizi di riferimento, tenuto anche conto delle complessità interpretative e valutative connesse al tema del fair value“. E citavano anche il caso di Cristiano Ronaldo e alla presunta “carta” dell’accordo con il portoghese per le manovre stipendi che testimonierebbe un maxi-debito nei suoi confronti, invitando il club a “una opportuna riflessione alla luce della rilevanza della posta in gioco, pari a circa 20 milioni di euro”.