Anno nuovo, campionato nuovo. È successo quello che tutte le inseguitrici si auguravano: la prima sconfitta in stagione del Napoli di Spalletti. Che ci poteva stare a San Siro, in uno scontro diretto, contro un’Inter forte e ben messa in campo da Inzaghi. La notizia non è che il Napoli ha perso, ma come lo ha fatto. La squadra ingiocabile nella prima parte di stagione non si è mai vista a Milano: lenta di testa e di gambe, Osimhen annullato, Kvaratskhelia un fantasma, poca fame, un pizzico di paura, battuta meritatamente. È questo, più del risultato o della classifica ancora rassicurante, che riapre lo scudetto e il primo dubbio sul Napoli. Forse persino dentro al Napoli.
Ce lo ripetevamo da settimane: dopo il Mondiale sarà un altro campionato. E lo abbiamo visto subito a San Siro. Poi, altro campionato si fa per dire. Sono passati due mesi, una vita all’interno di una stagione calcistica, ma non è che le squadre si siano trasformate come per magia. Prendiamo l’Inter, ad esempio, a cui va dato il merito di aver “salvato” la corsa scudetto: anche all’interno di una partita praticamente perfetta, si sono intravisti quei soliti limiti (troppi gol sprecati, apprensione finale) che sono costati tanti punti in passato. Il Milan è ancora furore agonistico e Leao, poco altro, anche se recentemente è bastato. La Roma ha ripreso il filo esattamente da dove lo aveva lasciato, da un gioco preistorico che farebbe impallidire qualsiasi altro allenatore senza il palmares di Mou. Riguardo alla Juve è sempre la Juve di Allegri, che col suo anti-calcio riesce a far fare un figurone anche alla Cremonese, ma comunque a vincere, di corto muso come piace al suo mister. Quanto conti un processo penale e sportivo alle porte, si vedrà.
Questo per dire che in Serie A non sono spuntate chissà quali rivali. Con la rosa a disposizione, il gioco mostrato, ancora 5 punti di vantaggio sul Milan e rispettivamente 7 e 8 su Juve e Inter, tanti, il Napoli era e resta la favorita. A condizione però che sia lo stesso Napoli. Per la prima volta non si è vista quella squadra, e non sappiamo se per un semplice incidente di percorso o qualcosa di più. Due mesi di sosta in mezzo alla stagione – un unicum senza precedenti – sono un’incognita per mille motivi diversi: per la preparazione fisica che è stata fatta (ma non a tutti i giocatori allo stesso modo, visto che tanti erano in Qatar), per il ritmo che si spezza, per cosa passa nella testa di calciatori e allenatore. Contro l’Inter, ad esempio, all’inizio è sembrato quasi che il Napoli giocasse per non perdere, errore imperdonabile, e che poi non avesse armi per vincere, cosa che mai si era sospettata.
E allora nel calcio, anche per un solo risultato negativo, si può rimettere in discussione il valore di certi giocatori. Tirare in ballo gli umori di una piazza che brucia di passione ma si arrovella nell’ansia, come dimostrano le teorie complottiste sull’arbitro Sozza (parentesi: tra i migliori in campo), e non potrà che andare peggio. Ricordarsi del curriculum di Spalletti, che ha costruito una macchina perfetta e deve mettere solo l’ultimo tassello, per lui sempre mancante: gestire la pressione del successo. Sono tutti i retropensieri sulla partita di ieri, che potrebbero centrare come no col risultato. Un piccolo tarlo, la prima crepa nella corazzata che ha dominato la Serie A. O magari solo un inciampo che non frenerà la cavalcata. Perché la sconfitta di San Siro, in fondo, non ha cambiato nulla. Bisogna capire solo se è cambiato il Napoli.