Un mese fa circa, la Terra ha raggiunto un altro record demografico: 8 miliardi di abitanti. Ciò che colpisce è la velocità di progressione con la quale i traguardi vengono superati. In 270 anni circa (1750-2022) siamo passati da una popolazione che non arrivava nemmeno a 1 miliardo, a una 10 volte superiore. L’incremento, di cinquantennio in cinquantennio, inferiore al 30% dal 1750 al 1900, nel XX secolo ha subito un’impennata: 52,8% tra il 1900 e il 1950 e 142,4% tra il 1950 e il 2000. Va anche considerato che tra il 1900 e il 1950 la variazione è stata più contenuta in quanto ci sono state ben due guerre mondiali che hanno fatto, rispettivamente, 16 e 68 milioni di morti e una pandemia, quale la Spagnola (Tabella 1).
Il fatto più impressionante è che nell’ultimo decennio, con un incremento al ritmo, all’incirca, del 2,5 % annuo per l’Africa, tutti gli altri continenti segnano un tasso di crescita tendenzialmente in calo, anno per anno, fino a registrare un decremento (-0,1%) tra il 2019 e il 2020 in Europa (Tabella 2).
Il peso demografico dei continenti, dal 1750 al 2000, è rimasto sostanzialmente stabile per Africa e Asia, che, rispettivamente, continuano a incidere poco più del 13% e del 60% sulla popolazione mondiale, mentre quello europeo si dimezza, passando dal 20,6% all’11,9%. Ma nell’ultimo ventennio l’Africa cresce di 4 punti percentuali, mentre l’Europa scende di altri 2 (Tabella 3).
Un altro fenomeno cui stiamo assistendo è quello dell’urbanizzazione, ovvero della concentrazione della popolazione nelle città, fenomeno che nel tempo, a ondate, si è sempre verificato, ma mai in queste proporzioni. Oggi, Tokyo (37,4 mln), Delhi (30,3 mln) e Shangai, San Paolo, Città del Messico, Dakka, Il Cairo, Pechino, Mumbai, Osaka (circa 20 mln.) contano una Popolazione pari a quella di un intero Stato: quella di Tokio è uguale al numero di abitanti della Polonia (37,8 mln. al 2021), quella di Osaka alla Romania (19,1 mln). Né va dimenticata, anche in questo caso, la velocità di crescita di queste Città che nell’arco di appena 30 anni (1990-2020) hanno persino triplicato i propri Abitanti come Delhi, Dakka e Pechino (Tabella 4).
Ora, sebbene il tasso della popolazione accenni, nell’ultimo decennio, a rallentare la propria crescita, allontanando i famosi fantasmi demografici malthusiani, bisogna ricordare che ogni moneta ha un dritto e un rovescio e che, se sarebbe auspicabile un decremento della popolazione proprio per mantenere un equilibrio tra domanda di risorse naturali e offerta delle stesse, tuttavia la realtà non è così semplice.
Un tempo, anche guerre e malattie equilibravano “i conti”. Le guerre che hanno funestato il XX secolo, sebbene tra le più sanguinose mai registrate (la II^ guerra mondiale con circa 68 milioni di morti; la I^ con 16 mln), eppure, se rapportate alla popolazione mondiale, hanno inciso, rispettivamente, per il 3,4% e per lo 0,9%, contro, per es., un peso del 2,2% delle morti per le sole guerre napoleoniche, rispetto all’intera popolazione europea; senza contare le vittime prodotte dall’invasione mongola della Cina nel XIII sec. che ridusse la popolazione cinese da 100 a 75 mln.
Il Covid 19, che ci ha tanto spaventato, dalla sua comparsa fino al novembre 2022, ha generato circa 6,6 milioni di morti, concentrati, peraltro, per ¾ in Europa e Americhe (Grafico 1), quando la sola Spagnola (in un lasso di tempo simile, 1918-1920), per parlare della pandemia più importante dello scorso secolo, ne ha causati circa 50 milioni in tutto il mondo (Cfr.: Science, N. 5745 del 7-10-2005), ovvero 7,5 volte di più, rispetto al Covid, per non parlare della peste nera che fece tra i 20 e i 25 mln di vittime, un terzo della popolazione europea dell’epoca.
Di converso, il retro di questa moneta è rappresentato dal fatto che la distribuzione demografica, prima di tutto, non mostra gli stessi tassi nei continenti, il che significa che alcuni (Europa) vedono in calo la propria popolazione, altri sempre in aumento (Africa). Inoltre, la popolazione femminile nei Paesi più popolati del mondo (India e Cina), dove si pratica l’aborto selettivo, è inferiore a quella maschile, creando uno squilibrio tra i sessi che porterà e ha già portato a gravi tensioni sociali (Grafico 2).
Infine, il peso della popolazione anziana (> di 65 anni) è del tutto accettabile in Africa (3,5% sul totale), ma ai limiti del sopportabile in Europa, dove è 5 volte superiore. Di conseguenza, mentre 100 persone in attività lavorativa (15-64 anni) in Africa sostengono 7,6 anziani, in Europa ne hanno sulle spalle 31,3 (Tabella 5).
Come sempre nei fenomeni umani l’interrelazione esistente tra quello osservato e tutti gli altri ad esso connessi sono molto più complicate di quanto appaia e niente è assolutamente positivo o assolutamente negativo.