Il settimanale satirico francese Charlie Hebdo fa infuriare l’Iran. In un numero speciale, in occasione dell’anniversario della strage jihadista del 2015, il periodico ha pubblicato delle vignette che ritraggono l’ayatollah Ali Khamenei in varie pose provocatorie. Si tratta di 35 caricature provenienti da diversi Paesi che prendono in giro la guida suprema dell’Iran, selezionati nell’ambito di un concorso internazionale lanciato da Charlie Hebdo l’8 dicembre scorso “in sostegno agli iraniani che si battono per la libertà“, sulla scia delle manifestazioni seguite alla morte di Mahsa Amini. Tra i lavori selezioni e pubblicati c’è anche quello di un vignettista italiano di 59 anni della provincia di Arezzo. A lui, in queste ore, sono arrivate numerose minacce social che hanno indotto le autorità ad alzare i livelli di vigilanza intorno a lui.
Nel numero speciale di Charlie Hebdo le donne sono molto presenti, ma con una inversione dei ruoli rispetto alla realtà. In alcuni disegni, i loro capelli formano un cappio intorno al collo dell’ayatollah, in riferimento alle impiccagioni perpetrate dal regime. In un’altra vignetta le donne brandiscono il velo islamico, producendo un soffio che fa sollevare la tunica di Khamenei, ritratto in stile Marilyn Monroe. In un altro disegno la guida suprema viene schiacciata da un tacco a spillo. L’edizione speciale è stata realizzata per l’ottavo anniversario dell’attentato contro la redazione di Charlie, il 7 gennaio 2015 nel cuore di Parigi, dopo la pubblicazione delle caricature sul Profeta Maometto.
L’Iran ha subito minacciato una risposta “decisa ed efficace” alle vignette giudicate “offensive e maleducate“. Così il ministro degli Esteri iraniano ha convocato l’ambasciatore francese a Teheran, Nicolas Roche. In una nota il ministero degli Esteri ha riferito che le autorità iraniane hanno consegnato all’ambasciatore la “forte protesta” per le “azioni oscene” della rivista che sono “un insulto all’autorità, alla sacralità e ai valori religiosi e nazionali”. In più le autorità iraniane hanno annunciato la chiusura dell’Istituto francese di ricerca in Iran (IFRI). “Il ministero sta chiudendo le attività dell’Istituto come primo passo” nella risposta iraniana alle vignette, si legge in un comunicato. Dall’altro fronte arriva la replica francese. Qui “la libertà di stampa esiste, contrariamente a quanto sta accadendo in Iran”, ha affermato la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna poco prima dell’annuncio della chiusura dell’Istituto francese. La ministra ha poi ricordato che il reato di blasfemia non esiste in Francia. “La cattiva politica è quella seguita dall’Iran che pratica la violenza contro la sua stessa popolazione”, ha poi aggiunto Colonna intervistata dal canale televisivo francese Lci.