Sei proposte per arrestare il declino. Non c’è niente di più bello che iniziare l’anno con il potere di agire sulla cultura, uno degli asset più importanti del nostro bel paese. Gennaro Sangiuliano ha respirato l’aria di Napoli, la vera unica grande metropoli italiana, capitale d’Europa, otto dinastie di regnanti, cominciamo quindi da qui: cosa ne pensa, per esempio, di meno concerti in piazza e più sostegno alle istituzioni? E meno dehors che hanno trasformato quella via Toledo dalle facciate vanvitelliane in una mangiatoia a cielo aperto. Il San Carlo è nel cuore di tutti, consentirgli di continuare a produrre, come sta già facendo, stagioni all’altezza di Salisburgo vuol dire aiutare il mondo intero.
Il Museo Archeologico è una meraviglia: più fondi, per favore, per aiutarlo ad allestire mostre di livello internazionale, chiamando curatori prestigiosi, facendolo dialogare con il Metropolitan di New York, lanciandolo nel circuito delle grandi istituzioni, come si meriterebbe. Mi piacerebbe invitarla a visitare l’Ipogeo dei Cristallini, nel ventre della Sanità, da pochissimo aperto al pubblico con grande sforzo della famiglia Martuscelli, proprietari storici. Rimarebbe incantato dalla Miss Ipogeo, un affresco di una tale modernità, anche se risale al IV secolo a.c.
Aiuterei poi il Gabinetto Viesseux di Firenze, che raccoglie gli archivi degli scrittori italiani, da Montale a Pasolini. E’ cruciale consentire ai giovani poter consultare le carte autografe e fare ricerca su questo patrimonio inestimabile. Aiutare il Viesseux a digitalizzarsi ulteriormente, assegnare borse di studio, renderlo ancora più vivo di quanto non sia. Firenze avrebbe molto bisogno dell’aiuto del nuovo ministro della Cultura per arrestare il degrado del centro storico, invaso da baracchini che vendono borse e trolley, ridare smalto a via dei Calzaiuoli, impedendo l’apertura di quei negozi orrendi che vendono paccottiglia per turisti che l’hanno invasa, già metà del suo lavoro sarebbe fatto. E Venezia? Patisce gli stessi problemi, una seria azione di contenimento e razionalizzazione dei flussi turistici è all’ordine del giorno. Da Napoli in giù c’è molto da fare: sostenere le librerie, le biblioteche di quartiere, crearne dove non esistono, perché i giovani oggi leggono, non è vero che non lo fanno, le case editrici affidano le loro promozioni ai tiktoker, che influenzano migliaia di ragazzi nelle loro scelte.
Lei, come me, è cresciuto con la carta stampata, e se ci facessimo la promessa di non vedere più morire le edicole storiche, ha chiuso il chiosco nella piazzetta di Capri e della stazione di Treviso, vendeva da National Geographic al New York Times, tutta la migliore stampa internazionale. Il 24, la vigilia di Natale, è stato appeso un cartello: “L’edicola chiude per sempre. La carta è morta”. Una fitta al cuore.
Facciamo conoscere al mondo l’Irpinia, la Svizzera senza i crucchi, aiutamo questa splendida regione che produce ottimi vini ed eccellenze per il palato e d’estate offre una meravigliosa aria di montagna. Lei è appassionato dei Classici ci aspettiamo un occhio di riguardo anche alle produzioni da far avvicinare il nostro cinema d’intelletto chic agli standard del Grande Cinema.
Il nuovo ministro della Cultura ha molto da fare e mi senterei di suggerirle anche un metodo più veloce nel comunicare, il “before and after” così caro agli americani: i suoi social manager dovrebbero mostrare sui social le azioni intraprese, i successi raggiunti, oggi si comunica così e chi non comunica, purtroppo, non esiste. E lei, caro ministro, deve essere ovunque.
Qui a Napoli già la chiamano SanGennaro. La cultura, quindi l’Italia intera, è nelle Sue mani.
Buon anno a lei, ministro, che ha la possibilità di realizzare i sogni di cultura di noi tutti.