Tutto comincia dalla scoperta di un vecchio baule e da un manuale di medicina degli anni ’50. Tra le pagine del manuale ci sono donne dai corpi e dai caratteri non conformi: sono denudate e classificate come malate, grasse, rachitiche, mascoline, storpie, isteriche, pazze. “In foto piangono o guardano sfrontate in camera, hanno paura e freddo”, si legge nella presentazione della mostra. L’artista, Crespi, prende queste donne che sembrano ormai lontane dal tempo e se ne prende cura. Dà loro un mondo nuovo fatto di pesci, colori belli, con la possibilità di vivere, diremmo quasi finalmente, libere.
“Loro sono le mie donne. Io sono loro, loro sono me, nella lontananza di epoche diverse, siamo unite e ci guardiamo. Bambine, ragazze, vecchie, tutte donne, sono tutti pezzi di me. Ci teniamo insieme mentre i pesci volano silenziosi, se potessero urlare in mare non ci si potrebbe fare il bagno per il frastuono”, scrive l’artista.