Dopo aver trovato l'accordo per rinviare il voto di una settimana, per non sovrapporsi alle regionali, tra i dem divampa un nuovo dibattito: quello del voto online. La proposta della deputata, candidata alla segreteria, scatena gli ex renziani nel partito che oggi stanno col governatore dell'Emilia Romagna: da Bonafè a Orfini. Il responsabile organizzazione Vaccari: "Per lo statuto è possibile affiancare altre modalità telematiche di coinvolgimento degli elettori"
Nel giorno dell’Epifania, a poco più di un mese dalle elezioni regionali in Lazio e Lombardia, il Partito democratico non trova di meglio che litigare sulle primarie. Questa volta, però, non si discute sulle data delle consultazioni che eleggeranno il successore di Enrico Letta. Solo poche ore fa, infatti, i quattro candidati alla segreteria hanno trovato l’accordo per posticipare il voto di una settimana, dal 19 al 26 febbraio, in modo di non sovrapporsi alle regionali fissate per il 12 e 13 dello stesso mese. A infiammare il dibattito tra i dem, però, è una proposta di Elly Schlein sulle modalità da seguire per le primarie: si voterà solo ai gazebo o anche online? La candidata alla segreteria suggerisce la seconda ipotesi. “A noi più che il quando interessa il come agevolare la più ampia partecipazione possibile”, dice in un’intervista a La Stampa. “Le primarie sono una caratteristica identitaria del Pd – spiega Schlein – che è nato all’insegna della partecipazione, dell’apertura verso l’esterno. In questo momento il rischio maggiore è la disaffezione e io credo che per combatterla sia necessario ampliare gli strumenti di partecipazione“. Ecco perché la parlamentare propone di votare anche online, in modo da raggiungere anche fasce della popolazione che normalmente non andrebbero a votare ai gazebo: “Vorrei – continua – che arrivassimo a quei mondi che negli ultimi tempi si sono sentiti lontani dal partito: terzo settore, comitati che lottano contro le diseguaglianze e per la salvaguardia del clima, il mondo sindacale, quello che lavora nella scuola o nell’accoglienza. Perché una maggiore partecipazione porta anche più qualità della vita pubblica. E quello a cui tutti dovremmo puntare è un allargamento della comunità democratica”.
Chi vuole le primarie online – E’ ormai cosa nota, però, che all’interno del Pd le discussioni sui regolamenti riescono spesso a incendiare gli animi più di qualsiasi sconfitta elettorale. La proposta di Schlein, infatti, raccoglie il supporto di Laura Boldrini, che ricorda come sia “accaduto già per scegliere i candidati sindaci a Roma, Bologna e Torino. Si firma online per promuovere i referendum abrogativi”. Alessandro Zan sottolinea che “dal 2007, anno delle prime primarie del Partito democratico, a oggi il mondo è radicalmente cambiato e la rivoluzione digitale permette forme di partecipazione inedite. il Pd, se realmente vuole aprirsi e innovarsi, soprattutto ai più giovani, ha il dovere di mettere in campo tutte le opzioni per favorire quanta più partecipazione possibile alle elezioni primarie, consentendo il voto anche online”. Pure il deputato Marco Furfaro la pensa allo stesso modo: “Siamo nel 2023, le milioni di firme per gli ultimi referendum, raccolte ai banchetti ma anche con lo Spid, dimostrano che c’è tanta voglia di partecipare alla vita pubblica. Abbiamo il dovere di favorirla”.
Chi è contrario al voto virtuale – Sul fronte opposto, però, la proposta di Schlein provoca una serie di reazioni contrarie, in certi casi dai toni molto duri. A cominciare da Pina Picierno, europarlamentare del Pd, candidata alla segreteria in ticket con Stefano Bonaccini, principale sfidante della Schlein. “Un partito che non ha radicamento sul territorio, che non ha circoli dove i militanti si ritrovano e discutono e non fa le feste dell’Unità ma che vota on line c’è già, ma non è il nostro. Noi vogliamo partecipazione e coinvolgimento dei nostri iscritti e dei nostri elettori: ma che sia reale, non virtuale”, dice Picierno, riferendosi chiaramente al Movimento 5 stelle. Per questo motivo, sostiene l’aspirante vicesegretaria, “la proposta di voto online lanciata da Elly Schlein è sbagliata e oltretutto irrealistica e inapplicabile a poche settimane dal voto: significherebbe non garantire un voto sicuro alle iscritte e agli iscritti, trasformando così uno dei processi più importanti della nostra comunità in una insensata imitazione della piattaforma Rosseau del Movimento Cinque Stelle. Un’operazione che avverrebbe in spregio alla militanza nelle migliaia di circoli sparsi su tutto il territorio nazionale. Ridiscutere le modalità di partecipazione attiva e passiva ogni settimana risulta dannoso per la credibilità del percorso congressuale e più in generale del partito che ha individuato nel rispetto e della stabilità delle regole uno dei suoi tratti distintivi”. Picierno poi aggiunge una dichiarazione che spiega perché è contraria alle primarie: “Stefano Bonaccini sta girando l’Italia in lungo e in largo con decine e decine di iniziative per incontrare, rimobilitare e attivare più cittadini possibili. Un lavoro faticoso e difficile ma necessario. Secondo noi il Partito Democratico soltanto così potrà rilanciarsi. Non con una campagna elettorale congressuale fatta dal salotto di casa davanti a una telecamera accesa sui social”.
Gli ex renziani contro Schlein – A ruota, dietro a Picierno, si schierano contro le primarie online anche altri sostenitori del governatore dell’Emilia Romagna, che in passato furono appassionati supporter di Matteo Renzi. “Le elezioni primarie sono un grande momento di democrazia e partecipazione e credo sia sbagliato ridurle a un voto online, adottando pratiche di movimenti politici che non hanno nulla da insegnarci in questo senso. Le primarie sono un elemento costitutivo del Partito democratico e snaturarle significa voler snaturare il partito stesso”, dice per esempio Alessia Morani, che fa parte della direzione del partito. “Il Pd è da sempre il partito della democrazia partecipata, è il popolo dei gazebo. Per rilanciare realmente i nostri valori ed il nostro progetto di società bisogna tornare a parlare alla gente ed a coinvolgerla direttamente, non possiamo quindi ricorrere a scorciatoie facili come il voto online, che è stato utilizzato soltanto a causa dei lockdown e nel pieno dell’emergenza covid, e che rischierebbe inoltre di penalizzare le persone meno informatizzate”, dice Simona Bonafè, vice capogruppo alla Camera. Che poi ne approfitta per lanciare un attacco implicito ai 5 stelle, come Picierno: “La nostra idea di comunità è diversa da quella delle altre forze politiche che fanno congressi solo per celebrare capi assoluti o utilizzano piattaforme online in cui poche migliaia di click indirizzano le scelte di milioni di elettori”. Critica la proposta di Schlein pure Matteo Orfini: “Leggo che si sta discutendo di fare le primarie per la segreteria del Pd consentendo il voto online. Io capisco che per molti ormai politica e like sui social sono la stessa cosa. Salvo poi scoprire quando si vota che ai like spesso non corrispondono voti”, scrive l’ex presidente su facebook. “Capisco – prosegue – che si voglia cercare tutte le strade per rilanciare un partito che vive oggettivamente un momento di difficoltà. Ma eleggere la guida di un partito è una cosa seria. Noi già lo facciamo nel modo più aperto possibile, consentendo (giustamente) praticamente a chiunque di venire a votare nelle primarie aperte. E anche (giustamente) a chi fino a pochi giorni prima dell’apertura non era nemmeno iscritto di candidarsi a guidarlo”. Chiaro riferimento diretto alla Schlein, che ha ripreso la tessera del Pd proprio nei giorni in cui ha annunciato la sua candidatura alla segreteria”.
La polemica sulla trasparenza – Contrario alle primarie online anche Piero De Luca, il figlio del governatore della Campania, secondo il quale “a poche settimane dal congresso sarebbe incomprensibile cambiare all’improvviso le regole creando confusione e rischi per la trasparenza, la certezza del voto e la dovuta tutela della privacy“. Più sfumata la posizione del deputato Andrea De Maria che però ricorda come il voto online “ad oggi non è previsto dalle nostre regole e dal nostro Statuto. Personalmente però vedo molti aspetti negativi in questa ipotesi. Rispetto alla trasparenza e certezza del voto, a una minore propensione ad una partecipazione diretta dei cittadini che è un grande patrimonio delle nostre primarie, a quello che ci dice l’esperienza di forze politiche che utilizzano questo strumento”. A De Maria e De Luca replica però Stefano Vaccari, responsabile dell’organizzazione del Pd. “Non voglio entrare sull’opportunità della scelta politica se fare o meno primarie anche online, ma semplicemente invitare tutti ad astenersi dall’insinuare dubbi sulla capacità di poterle organizzare in tutta sicurezza e trasparenza come già accaduto per la scelta dei candidati sindaci Lorusso, Gualtieri e Lepore attraverso la piattaforma nazionale del Pd con pre-registrazione attraverso l’identità digitale Spid. Siamo attrezzati, capaci e già tarati per poter gestire senza problemi uno strumento che è sempre stato concepito come aggiuntivo ai gazebo e mai sostitutivo”, dice il dirigente dem. Che dunque apre alla possibilità del voto online: “Le primarie fisiche ai gazebo o nei circoli rappresentano un pilastro ma lo statuto consegna nelle mani della Direzione la possibilità di affiancare altre modalità telematiche di coinvolgimento degli elettori”.