Proprietà immobiliari di lusso, una flotta di super-yacht, elicotteri e jet privati intestati ai figli – che in tutto sono sette – pochi giorni prima dell’inizio della guerra in Ucraina, per evitare potenziali sanzioni. In particolare, il congelamento dei beni. Il Guardian ha rivelato in esclusiva documenti che provano come il magnate russo ed ex proprietario del Chelsea Roman Abramovich abbia trasferito trust contenenti beni per miliardi dollari ai suoi figli tre settimane prima dell’attacco russo a Kiev. L’agenzia finanziaria Bloomberg Billionaires Index ha stimato che Abramovich sia stato uno dei primi oligarchi a essere sottoposto a sanzioni britanniche il 10 marzo, dopo che la Gran Bretagna lo ha accusato di avere “chiari legami” con il regime di Vladimir Putin e di far parte di un gruppo di ricchi uomini d’affari russi che avevano “le mani sporche di sangue”.
Secondo le carte visionate dal quotidiano britannico, dieci trust offshore super-riservati di cui l’oligarca era l’unico beneficiario furono modificati in modo che i figli ne risultassero proprietari: il trasferimento avvenne all’inizio di febbraio 2022. In quei giorni la comunità internazionale già minacciava di colpire gli oligarchi legati a Mosca con sanzioni (tra cui il congelamento dei beni), se i russi avessero scatenato la guerra. Le rivelazioni, scrive il giornale, potrebbero porre la questione di sanzioni che colpiscano anche i figli di Abramovich, che ha cittadinanza russa, israeliana e portoghese. Le informazioni sarebbero state ottenute hackerando un provider basato a Cipro che amministra i trust di Abramovich ed offerte poi in forma anonima al Guardian. Abramovich non è stato colpito da sanzioni Usa, dopo che l’Ucraina chiese alla Casa Bianca di risparmiarlo in quanto mediatore di pace ufficioso nei colloqui con Mosca.
L’effetto delle sanzioni su Abramovich – Già a fine maggio Roman Abramovich era passato al contrattacco sullo spinoso dossier delle sanzioni decise contro di lui dal Consiglio europeo a metà marzo. Il magnate russo è passato alle vie legali e ha intentato una causa proprio contro il Consiglio Ue presso la Corte europea di giustizia. Una mossa che era stata evocata dallo stesso Abramovich già nei primi giorni seguiti al congelamento dei suoi molteplici beni in giro per il mondo. Mister 14 miliardi, a tanto ammonta il suo patrimonio, Abramovich ha formalizzato a fine maggio la cessione del Chelsea al consorzio statunitense guidato da Todd Boehly dopo il via libera dato dal governo britannico una volta ottenute le garanzie che al magnate russo non arrivi neppure una sterlina dalla vendita del club. Le sanzioni non lo hanno certo ridotto sul lastrico, ma la sua vita dorata e iper presenzialista da allora ha subito un duro colpo: oltre all’indisponibilità di ville principesche, yacht e jet, è stato impegnato in slalom legali da un capo all’altro del pianeta per salvare il salvabile, impossibilitato a mettere piede a Londra a causa delle sanzioni del governo britannico che gli ha congelato beni per oltre 3 miliardi di sterline e gli ha vietato l’ingresso nel Paese.