I due uomini, di 22 e 26 anni, sono stati condannati per la morte di Ruhollah Ajamian, un paramilitare definito come "martire". Entrambi facevano parte di un gruppo di sedici persone arrestate durante le manifestazioni che si sono tenute in occasione del 40esimo giorno dalla morte di Najafi, una giovane donna uccisa dal regime
Mohammad Mahdi Karami e Seyed Mohammad Hosseini sono stati impiccati in Iran questa mattina. A diffondere la notizia è Mizan Online, l’agenzia di stampa legata alla magistratura iraniana: “I principali autori del crimine che ha portato al martirio di Rouhollah Ajamian, sono stati impiccati questa mattina”.
I due uomini, di 22 e 26 anni, sono stati condannati per la morte di Ruhollah Ajamian, un paramilitare definito come “martire”. Karami e Hosseini facevano parte di un gruppo di sedici persone arrestate durante le manifestazioni che si sono tenute in occasione del 40esimo giorno dalla morte di Najafi, una giovane donna uccisa dal regime.
Negli scorsi giorni, le Ong hanno dato via a diverse campagne per chiedere che le sentenze di condanne a morte fossero ritirate. Ma le esecuzioni sono state eseguite ugualmente: “Impiccano i ragazzi e le ragazze che hanno ferito o ucciso le loro guardie, anche per dare un segnale alle forze di sicurezza, stanche di rischiare la vita nelle strade – ha raccontato al Corriere Mahmood Amiry-Moghaddam, fondatore della Ong Iran human rights di Oslo – Se la comunità internazionale non reagisce in modo forte, sarà una catastrofe. Il rischio sono le esecuzioni di massa”.
La prima condanna per Karami e Hosseini è arrivata il 4 dicembre e il 3 gennaio la Corte Suprema ha confermato la sentenza, respingendo il ricorso presentato dalle due vittime. Secondo gli attivisti, i due uomini non hanno avuto la possibilità di scegliere un avvocato e non hanno avuto un processo equo. Karami aveva chiesto di essere rappresentato da Mohammadhossein Aghassi, ma la sua richiesta è stata rifiutata dalla Corte. In seguito a questa decisione, Karami ha iniziato uno sciopero della fame in carcere per protesta. “Non sono stati rispettati i diritti legali più elementari”, ha spiegato Aghassi, aggiungendo che alla vittima non è stato permesso di vedere la sua famiglia prima della morte. L’avvocato Ali Mojtahedzadeh, legale di Hosseini, invece, su Twitter ha dichiarato che “non c’è spazio per una discussione legale sull’esecuzione dei due uomini, in quanto sono stati privati del diritto di scegliersi un avvocato”.