“In Italia i ricercatori sono trattati come dei miserabili ed è per questo che in molti vanno via dal paese. Hanno costretto ad andare via anche me: fino al 2015 lavoravo sia all’Ohio State University che all’Università di Ferrara; poi in Italia mi hanno forzato al pensionamento, ma sapevo già che avrei potuto lavorare ancora per molto tempo ed è così che sto facendo negli Stati Uniti”. A parlare è Carlo Maria Croce, che a 78 anni è il primo nome italiano che appare nella classifica dei migliori scienziati nel mondo di Research.com per la sua elevata produttività scientifica. Con oltre 245mila citazione e 1.290 pubblicazione, Croce ha raggiunto un H-Index pari a 227. Si tratta di un indicatore che viene utilizzato per quantificare la prolificità di un autore e l’impatto delle sue pubblicazioni: si basa sia sul numero delle pubblicazioni che sul numero delle citazioni ricevute. Questo numero è riuscito a fargli guadagnare il 68esimo posto in questa prestigiosa classifica mondiale.

Si tratta di una posizione di rilievo e significativa, specialmente se si considera che il nome dello scienziato è apparso più volte sui giornali a causa di molteplici accuse di frodi e cattiva condotta in ambito scientifico. Il suo lavoro e quello dei suoi ricercatori è stato aspramente criticato, ma lui si è sempre difeso con le unghie e con i denti. Ad oggi Croce risulta lo scienziato italiano più citato, collocandosi tra l’altro al primo posto nella classifica dei Top Italian Scientists. Sono stato investigato da un comitato della mia università per quattro anni che, dopo tale lunga investigazione dei miei lavori, ha scoperto che non ho commesso alcuna scientific misconduct. Ciò indica che l’articolo del New York Time su di me era spazzatura. Qualunque seria organizzazione e persona potrebbe avere raggiunto le stesse conclusioni immediatamente vedendo che tutti i miei lavori sono stati confermati da altri scienziati ed alcuni di questi lavori rappresentano tappe miliari dell’ Oncologia. Purtroppo negli Usa la stampa può dire quello che vuole senza alcun rispetto per la verità. Amen”.

“La ricerca è la mia vita – dice Croce – Non smetterò mai di studiare e lavorare alle mie ricerche, qualcosa che qui negli Stati Uniti non viene solo permessa, ma anche incentivata e premiata”. Croce è considerato il genetista del cancro, perché il suo lavoro e le sue scoperte hanno contribuito in modo significativo al settore dell’oncologia. Non a caso lo scienziato ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fra cui il “Clowes Memorial Award” dall’American Association for Cancer Research per le sue scoperte sui meccanismi molecolari della leucemia nel 2006 e il Dan David Prize nel 2018. Anni e anni di ricerca hanno consentito a Croce di scoprire il ruolo di alcuni microRNA nello sviluppo e nella progressione del cancro, in particolare della leucemia linfatica cronica. Sempre il team dello scienziato ha individuato geni coinvolti in altre forme di leucemia. Croce ha inoltre clonato, denominato e caratterizzato il gene Bcl-2 coinvolto nel linfoma follicolare, e ha scoperto eventi precoci coinvolti nello sviluppo di tumori polmonari, rinofaringei, della testa e del collo, esofagei, gastrointestinali e mammari.

“Molti di questi lavori hanno visto la partecipazione di giovani ricercatori italiani”, riferisce Croce. “Sono tantissimi quelli che hanno lavorato con me e tanti ancora continuano a lavorare nel mio laboratorio. I ricercatori italiani – continua – sono molto apprezzati negli Stati Uniti e nel mondo. Nonostante le numerose cose che non vanno in Italia, molto spesso i suoi scienziati riescono a distinguersi per il proprio lavoro”. E aggiunge: “Stipendi miserabili, scarsa considerazione e un sistema scolastico che non va, sono tante le cose che andrebbero cambiate. Ai giovani italiani consiglio di avere coraggio e di mettere a frutto la propria creatività in Italia così come in qualsiasi altra parte del mondo”. Croce negli Stati Uniti ha trovato la sua casa. Oltreoceano è riuscito a realizzare il suo lavoro, a mettere su famiglia e a coltivare le sue passioni. È un gran collezionista di dipinti rinascimentali, una passione che ha trasmesso a sua figlia che è una storica dell’arte. Mentre l’altro suo figlio lavoro nel settore finanziario, Ma il suo primo amore rimane la scienza a cui ha giurato fedeltà eterna. “Il mio sogno è lo stesso di molti altri ricercatori: trovare nuove cure per il cancro”, ammette Croce. Guai a parlare di pensione. “Lavorerò finché avrò vita e spero di lasciare in eredità una o più grandi scoperte”.

Foto dal sito dell’Università dell’Ohio

Valentina Arcovio

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