Politica

Ucraina, Tajani: “Discussione in corso con la Francia per l’invio dei sistemi anti-missile”

"Il sesto pacchetto di difesa è ancora da perfezionare, come previsto non ci sarà alcun invio prima di un’informazione al Parlamento", assicura il ministro degli Esteri al Corriere della Sera. Ma sul colloquio Sullivan-Talò: "Non si è parlato di armi"

La conferma di fatto di quanto trapelato negli scorsi giorni arriva direttamente dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: l’Italia è pronta a inviare sistemi anti-missile all’Ucraina ma, giura il ministro degli Esteri, se lo farà non sarà per espressa richiesta degli Stati Uniti. Dopo il colloquio tra il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jack Sullivan e il consigliere diplomatico di Meloni, Francesco Talò, era trapelato come da Washington, impegnata ad accelerare l’invio di nuovi armamenti a Kiev, fosse arrivato l’invito a fornire in tempi rapidi un Samp-T, sostanzialmente già promesso dal governo Draghi.

“I colloqui con Washington sono costanti e normali, noi siamo un interlocutore importante, ma non si è parlato di armi”, sostiene Tajani anche se nella stessa nota della Casa Bianca si parlava del supporto militare alla resistenza ucraina. “Il sesto pacchetto di difesa è ancora da perfezionare, come previsto non ci sarà alcun invio prima di un’informazione al Parlamento”, assicura il ministro degli Esteri al Corriere della Sera che però poi spiega come in effetti “stiamo discutendo anche con i francesi per perfezionare dal punto di vista tecnico l’invio di sistemi di difesa aerea” che “si basano su tecnologie congiunte fra Roma e Parigi”.

Si tratta del sistema Samp-T in dotazione all’Esercito, che ne possiede sei: 5 operativi e uno per l’addestramento. Come trapelato da fonti militari, l’idea sarebbe di inviare quest’ultimo, con alcuni aggiornamenti e lavorando di sponda con Parigi vista l’assenza dei lanciatori dei missili che dovrebbero essere forniti dalla Francia. E la discussione, come spiega Tajani, è effettivamente in corso. Il ministro sostiene che i “segnali” in arrivo dal fronte “non autorizzano ad essere ottimisti”. Anche la tregua decisa da Vladimir Putin “è stata fatta a fine interni e in modo unilaterale”. Ci sono alcuni attori internazionali “come Cina, Turchia e Stati Uniti che potrebbero fare la differenza a livello diplomatico” ma “reali manifestazioni di aperture da parte russa – conclude – non ci sono al momento”.