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Emanuela Orlandi, la rivelazione del fratello Pietro: “Abbiamo dei messaggi whatsapp tra due persone vicine a papa Francesco. Ecco cosa c’è scritto”

"Io presumo che i messaggi si riferiscano a quella famosa stanza segreta trovata sotto le tombe del Cimitero Teutonico aperte nel 2019 dopo la lettera pervenuta al mio avvocato che ci diceva di “cercare Emanuela lì dove guarda l’angelo”. Lì c’era qualcosa, un passaggio di Emanuela, forse non i resti ma la documentazione, la prova di quello che era successo...",

di Alessandra De Vita

Anni: 15. Alta un metro e sessanta. Emanuela Orlandi è scomparsa”: quella foto in bianco e nero che la immobilizza in un’adolescenza sospesa è tornata a tappezzare le strade di Roma dopo che uno dei più inquietanti misteri d’Italia ha fatto il giro del mondo grazie a “Vatican Girl”, la serie Netflix scritta e diretta da Mark Lewis. In questi giorni di forte tensione mediatica sul caso Orlandi, grazie anche all’audio shock che cattura le sconvolgenti dichiarazioni di un ex bandito della Magliana, è stata avanzata una proposta di legge per l’istituzione di una Commissione Parlamentare di inchiesta sulla sua sparizione e su altri due gialli irrisolti che hanno turbato le estati romane: l’omicidio di Simonetta Cesaroni e la scomparsa di Mirella Gregori. FQMagazine ha raggiunto Pietro Orlandi, il fratello maggiore della ragazza scomparsa nel 1983, quando aveva 15 anni: la sparizione di sua sorella Emanuela resta uno dei più fitti misteri della storia italiana e lui ha annunciato un sit-in per sabato 14 gennaio (dalle 16,30 in Largo Giovanni XXIII a Roma), giorno in cui lei avrebbe compiuto 55 anni. Il manifesto scelto è emblematico: raffigura i tre ultimi pontefici, Giovanni Paolo II, Francesco e Benedetto XVI, riuniti da una frase: “Il silenzio li ha resi complici”.

Un messaggio forte, cosa racchiude?
Chi sa e non parla è complice
e questa è una frase che disse qualche tempo fa papa Francesco parlando della verità. Se lo dice lui, dopo 40 anni penso di poterlo dire anch’io. Il riferimento a loro silenzio è perché sono le ultime persone dalle quali ci si dovrebbe spettare tale comportamento, altrimenti la lista di chi sa e non parla sarebbe certamente più lunga.

Lei è certo che loro conoscano il destino di sua sorella?
Il silenzio è anche nel non voler collaborare, non voler aprire un’inchiesta interna, respingere le rogatorie internazionali fatte per ascoltare alcuni prelati, non voler incontrarci nonostante diciamo che abbiamo nuovi elementi, dire che “Emanuela sta in cielo”, un modo delicato per dire che è morta (ce lo disse papa Francesco appena fu eletto). Questo vuol dire che sa qualcosa in più di noi ma respinge qualunque richiesta per un incontro e una spiegazione a quella frase.

Anche Ratzinger, crede sapesse qualcosa?
Ratzinger che non ha mai voluto prendere una posizione su questa vicenda
, nonostante i tanti appelli di aiuto, neanche di fronte ad una richiesta di mia madre ha risposto, eppure mia madre chiedeva solo una preghiera per ricordare Emanuela durante l’Angelus. Wojtyla ha fatto alcuni appelli ma dopo averci detto che stava facendo quanto umanamente possibile per arrivare ad una soluzione positiva, ha poi permesso al silenzio e all’omertà di calare su questa vicenda. La nostra voglia di verità sarà sempre più forte del silenzio di chi vuole ancora tenerla occultata, e questo ennesimo sit-in è proprio per ricordare questo.

È stata avanzata una proposta di legge per l’istituzione di una Commissione Parlamentare di inchiesta sulla sua sparizione e su altri due gialli irrisolti: l’omicidio di Simonetta Cesaroni e la scomparsa di Mirella Gregori. Sono tre casi interconnessi?
La vicenda di Emanuela è stata sempre legata a quella della Gregori, mentre l’omicidio di Simonetta Cesaroni è slegato dal caso di Emanuela. Fu la richiesta di liberazione da parte del Turkesh (il fronte di liberazione anticristiano, ndr) di Alì Agca, l’attentatore turco di Papa Woytila a collegare le due vicende quando nell’agosto dell’83 si fece riferimento ad entrambe riferendosi allo scambio per la sua scarcerazione. I presunti rapitori della Gregori, con evidente accento straniero, telefonarono al bar dei genitori elencando gli indumenti e la biancheria indossati dalla ragazza al momento della scomparsa. Da lì, le due inchieste sono sempre state legate ma entrambe sono state archiviate, prima nel ’97 dal giudice Adele Rando e poi nel 2016.

Anche la sparizione della Gregori è legata al Vaticano?
La madre di Mirella, anni fa, un giorno andò nella sua Parrocchia dove era in visita Papa Giovanni Paolo II e riconobbe una sua guardia del corpo, tale Raul Bonarelli. Era lo stesso uomo che aveva visto più volte parlare con la stessa Mirella al bar sotto casa. Fu convocato in procura e prima di andarci fu intercettato mentre parlava con i suoi superiori della gendarmeria vaticana a cui chiese di dirgli cosa avrebbe dovuto dichiarare ai magistrati. Loro gli risposero di non dire che sulla Orlandi “sta tutto nella Segreteria di Stato in Vaticano”. Questo conferma che c’è un dossier in cui c’è scritta la verità su Emanuela.

Una commissione parlamentare non può certo sostituire la Procura, quale è il suo compito in questa vicenda secondo lei?
Può smuovere una situazione ormai immobile sul piano giudiziario. Convocare le persone coinvolte e verificare quanto dicono. Questo è l’unico modo per evitare l’infinità di depistaggi che vengono fuori tutte le volte che la storia di Emanuela torna all’attenzione dei media.

Anche lo stesso Alì Agca, di recente, le ha scritto una lettera in cui accusa il Vaticano e Papa Giovanni Paolo II di un coinvolgimento diretto nella vicenda di sua sorella. Crede sia attendibile?
Alì Agca mi scrive tutte le volte che si parla di Emanuela. Non è la prima lettera che mi arriva. Non ha mai cambiato la sua versione, ha sempre detto che in Vaticano conoscono la verità e io, soltanto su questa cosa, sono d’accordo con lui. Lui ci tiene a ribadire che, essendo già stato arrestato quando scomparve Emanuela, mi riferisce ciò che gli viene detto e le sue fonti sono tre preti tra cui un cappellano di Rebibbia. Ci vorrebbe un magistrato serio che lo convochi per chiedergli che prove ha per dimostrare quanto dice, non posso stabilirlo io.

Tra i magistrati che hanno indagato sulla scomparsa di sua sorella, c’è stato qualcuno che ha apprezzato per la sua serietà?
Sicuramente Giancarlo Capaldo. Nel 2012 incontrò due persone a capo della gendarmeria vaticana, dell’entourage di Ratzinger (entrambi ancora in vita, ndr) dopo che venne fuori che il corpo del boss della Magliana Enrico De Pedis, era stato tumulato all’interno della Basilica di Sant’Apollinare, sede della scuola di musica di Emanuela. Gli chiesero di rimuoverlo per togliere il Vaticano dall’imbarazzo e in cambio gli avrebbero consegnato un fascicolo con dei nomi che però non è mai arrivato. Poi è arrivato il magistrato Giuseppe Pignatone, allora a capo della Procura di Roma, che gli tolse l’inchiesta, l’avvoco a sé e la archiviò. Adesso Pignatone è capo del tribunale Vaticano. Capaldo, dopo quegli incontri, dichiarò all’Ansa che “ci sono persone in Vaticano che sanno tutto” ma neanche questo è servito a scuotere la magistratura, nonostante fossero le parole dell’ex capo della Procura di Roma.

Cosa ne pensa dell’audio segreto su Emanuela pubblicato nei giorni scorsi con le dichiarazioni di un ex braccio destro di Enrico De Pedis?
La persona che parla, un pentito della Magliana, dice cose molto pesanti. Lancia anche lui accuse gravi contro Papa Woytila. Credo che, anche in questo caso, un magistrato dovrebbe convocarlo per chiedergli di dimostrare che ciò che dice è vero. Lui non sapeva di essere intercettato quando ha parlato con il giornalista Alessandro Ambrosini che tra l’altro si è dichiarato disponibile ad andare a verbalizzare tutto in Procura. Ha detto che se convocato, darà anche il nome di questa persona intercettata. Il contenuto della registrazione è pesante, eppure non si muove nulla. Tutti hanno paura di nominare Giovanni Paolo II, se ci fosse un minimo di responsabilità da parte sua, crollerebbe la Chiesa. Preferiscono far finire tutto nel dimenticatoio, non c’è volontà di capire cosa è successo a mia sorella. Cosa devo fare per far riaprire il caso, portargli i resti?

In questi quasi 40 anni, è riuscito a elaborare una sua idea su quanto è accaduto?
Ci sono elementi che trovano riscontro nella realtà in tutte e tre le piste individuate finora. C’è quella internazionale che vede al centro il movimento Solidarnosc che Woytila avrebbe finanziato con i soldi del Banco Ambrosiano prestati allo Ior, quella della Banda della Magliana e l’ultima, quella della pedofilia piuttosto diffusa in Vaticano. Quest’ultima potrebbe rientrare nell’ambito di un ricatto a papa Giovanni Paolo II ed Emanuela potrebbe essere stata oggetto di quello stesso ricatto. Non bisogna considerare le varie ipotesi in maniera slegata. Ci sono mille particolari che si incastrano come pezzi di un puzzle, non si può scartare nulla. Il minimo comune denominatore di tutto è il Vaticano con la sua omertà.

Alla luce di questi nuovi elementi, ha chiesto un incontro in Vaticano?
È da un anno che chiedo di essere convocato.
Noi abbiamo scritto una lettera a papa Francesco a fine novembre del 2021, comunicandogli che siamo a conoscenza di nuovi elementi che potrebbero portarci alla verità e vorremmo condividerli con loro. Lui ci ha risposto dopo due mesi che dobbiamo condividerli con i promotori di giustizia del tribunale vaticano. Il giorno dopo presentammo istanza alla cancelleria del tribunale in Vaticano per un incontro urgente sollecitato dal santo Padre e feci protocollare la lettera consegnata al promotore di giustizia in Vaticano Alessandro Diddi. Da gennaio non ci hanno degnato di una risposta. Diddi ha dichiarato in un’intervista che non devo mettergli pressione e rispettare i suoi tempi, sono passati 39 anni.

Di cosa si tratta?
Abbiamo uno scambio di conversazioni su Whattsapp di due persone vicine al Papa, risalgono al 2013 e al 2014. Queste persone neanche le conoscevo all’epoca, parlano di Emanuela, di prendere delle cose. Si dicono: “Mi raccomando, dobbiamo fare delle fotocopie di tutti questi documenti di Emanuela, frasi del tipo…però a questo punto i tombaroli chi li deve pagare visto che li dobbiamo pagare di nascosto? Papa Francesco ci dice che dobbiamo andare avanti, però poi siamo noi che dobbiamo fare le cose, che facciamo? Abril (presidente commissione cardinalizia Ior) ci dice che dobbiamo andare avanti che poi a settembre dobbiamo fare l’inventario delle cose che abbiamo trovato.

A cosa si riferiscono queste persone?
Io presumo che parlassero di quella famosa stanza segreta trovata sotto le tombe del Cimitero Teutonico aperte nel 2019 dopo la lettera inviata da persone interne al Vaticano al mio avvocato che ci diceva di andare lì. In quel posto c’era qualcosa, un passaggio di Emanuela, forse i resti, la documentazione, la prova di quello che era successo, qualcosa di molto importante che poteva far capire cosa è successo e quel qualcosa è stato spostato. Una cassa, dicevano di dover fare l’inventario. E poi: “Di questa cosa dobbiamo avvisare il capo della gendarmeria Giani, l’altro dice: no, lascia perdere, la Orlandi è una è una cosa grave, il Papa è con noi, ci dice di andare avanti.” Nel 2019, quando hanno aperto le tombe, In Vaticano erano già a conoscenza di quei messaggi, sapevano benissimo che erano vuote, hanno fatto una sceneggiata. Unico problema sorto: la stanza vuota sotto è venuta fuori casualmente. Non si aspettavano sarebbe uscita. Un ‘sanpietrino’, per spostare la terra all’interno di questa tomba diede un colpo più forte e fece un buco alla base, cadde nel vuoto, calarono l’asticella e videro che c’era una stanza in cemento armato sotto, completamente vuota, senza porte e finestre. Poi ci siamo accorti che davanti alla tomba dell’angelo che ci era stata indicata nella lettera c’è un passaggio, un corridoio proprio davanti a queste tombe formato da lastre di marmo rettangolari e con davanti quattro pioli, bastava sollevarli per calarci in questa stanza vuota. Che senso ha creare una stanza vuota in un cimitero?

Quindi in Vaticano, già nel 2014 sapevano la verità su Emanuela?
Lo sanno anche i sassi che in Vaticano sanno cosa è accaduto a Emanuela. Anche Papa Ratzinger lo sapeva e si è portato questo segreto nella tomba, come il suo predecessore. Noi continueremo fino alla fine a pretendere verità e giustizia. Lo dobbiamo a Emanuela e a tutte le vittime della crudeltà umana.

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