Stavolta è toccato al ministro della Difesa, Guido Crosetto, attaccare in maniera scomposta e volgare le istituzioni economiche non allineate con i desiderata della premier. Il bersaglio scelto dal sovranista è stato la Presidente della Banca Centrale, Christine Lagarde. Una delle menti economiche di Fratelli d’Italia ha criticato la decisione della Bce di cominciare a ridurre l’acquisto di titoli del debito pubblico. E fino a qui nessuna osservazione, i politici difendono il loro business. Ma il ministro è andato oltre affermando che perfino una massaia avrebbe potuto fare meglio dell’avvocata, e protagonista indiscussa dell’establishment internazionale, Lagarde.
Quando la Bce comincerà a ridurre il riacquisto dei titoli in scadenza, ai governi molto indebitati come il nostro mancherà il necessario ossigeno finanziario. Il ministro avrebbe usato questo paragone se al timone della Bce ci fosse stato Mario Draghi? Probabilmente no. Se Crosetto avesse affermato che un carpentiere padano sarebbe stato più accorto nelle decisioni di politica monetaria del prof. Mario Draghi si sarebbe certamente coperto di ridicolo. Delegittimare in questa maniera gratuita la Presidente della Banca Centrale, dicendo che ha una cultura economica inferiore a quella di una massaia padana, non è solo offensivo ma anche sessista.
Non che la Presidente della Banca Centrale non sia stata immune da alcune gaffe abbastanza clamorose. Dopotutto, affrontare una politica monetaria con un’epidemia in corso e con una guerra ai confini dell’Europa non è un’impresa facile per nessuno. Lagarde è stata dai commentatori esperti criticata con motivazioni opposte a quelle di Crosetto. All’inizio la Bce ha dichiarato che l’inflazione era temporanea e che quindi non serviva una politica monetaria restrittiva. Poi, al contrario, l’inflazione è esplosa e nessuno oggi può considerarla temporanea. Da qui il cambio di passo della Bce che ha cominciato ad aumentare il tasso di interesse al fine di raffreddare la spesa delle imprese e dei consumatori. Tutto come da manuale, peraltro.
Dopo la crisi del 2007, e per salvare il sistema finanziario internazionale, le banche centrali hanno dato avvio ad un diluvio monetario che non si era mai visto. Ora, con un’inflazione forte e persistente la politica monetaria cambia di segno. Che questo sia necessario è un fatto che nessuno contesta, a parte Crosetto. Il problema è se sia anche sufficiente.
Comunque, se proprio Crosetto aveva voglia di esercitare il suo pensiero critico, avrebbe dovuto prendersela non con una donna, troppo facile, ma con un uomo; e precisamente con il governatore della Banca Centrale americana, la Fed. Si tratta di un altro avvocato, Jerome Powell, che non ha un dottorato in economia e quindi ha l’invidiabile sapienza economica della massaia padana. Powell ha intuito subito il pericolo dell’inflazione ed è intervenuto immediatamente. Nel marzo del 2022 il tasso di interesse sui titoli di stato americani era dello 0,5%, uno dei tassi più bassi di sempre. Dopo sette aumenti consecutivi è arrivato a superare la soglia del 4%, e la Fed non sembra disposta a cambiare linea di azione per combattere l’inflazione.
Poiché le banche centrali sono come un treno guidato dalla locomotiva americana, se gli Usa aumentano il tasso di interesse anche tutti gli altri paesi si devono adeguare. Perché Crosetto non se la sia presa con il severissimo Presidente della Fed non è chiaro. Forse perché gli americani sono sempre e comunque amici, forse perché è di sesso maschile, o forse perché Powell è di destra e molto ricco. C’è un intero menù di spiegazioni ragionevoli.
Rimane un ultimo punto da considerare. Le dichiarazioni del braccio destro di Meloni avrebbero potuto generare guai seri per la nostra finanza pubblica. Invece i mercati internazionali hanno completamente ignorato il Crosetto pensiero, evidentemente irrilevante. Una ragione potrebbe essere questa. Questa finanziaria contiene due elementi tranquillizzanti per chi ha prestato i soldi all’Italia o vuole fare soldi sulla pelle degli italiani. Il primo è il taglio improvviso e secco delle pensioni, il secondo è il taglio futuro degli stipendi dei dipendenti pubblici.
Questa nuova politica economica è stata evidentemente molto apprezzata dalla finanza internazionale. Anche se oggi la leader Meloni viaggia con il vento in poppa nei sondaggi, non è detto che l’uragano sociale che si intravede in questa iniqua politica dei redditi non si scateni prima di quanto si pensi e travolga una compagine governativa all’apparenza molto forte, nella sostanza molto fragile perché senza idee per il futuro dell’Italia.