“Nessuno ha il coraggio di dire cosa accade sul set, allora mi chiedo dove sa il limite”. È uno sfogo inaspettato e pieno di dettagli quello scritto (e poi cancellato) sui social da Silvio Leonardo Muccino, il ventiduenne figlio di Gabriele Muccino. Nei giorni scorsi, il giovane assistente alla regia ha infatti raccontato ciò che gli è accaduto sul set del progetto al quale ha lavorato e del quale però non fa il nome. Così come non cita mai direttamente il nome del regista che tra insulti, pensati offese sessiste e parolacce di ogni tipo, non si è fatto mancare proprio nulla attaccando un po’ tutti, dagli assistenti agli operatori, dagli attori alle comparse. “La maleducazione e le battute imbarazzanti erano distribuite equamente tra tutti”, rivela Muccino junior.
“Ho avuto il piacere e l’onore di lavorare con molti registi nella mia fin qui breve carriera. Ne ho viste svariate. E non ho mai visto un regista rivolgersi in maniera più vergognosa, maleducata e arrogante alla troupe come ho avuto modo di vedere in una recentissima esperienza di qualche giorno fa”, ha scritto in un post su Instagram che ha poi rimosso poche ore dopo. Sotto la foto di un tramonto, Muccino ha raccontato la sua esperienza e le scene cui ha assistito restando senza parole: “Ho sentito chiamare un’attrice ‘russa di m…’ davanti a tutti, un’altra essere invitata a mettersi ‘le mutande di ferro’ e altre frasi, del più volgare e aggressivo livello, rivolte ad assistenti e al resto della troupe”. Come se non bastasse, ad un altro ragazzo sarebbe stato impedito di fare un tampone. Nulla di inventato o di ironico, spiega, piuttosto un modo di lavorare e agire che “va oltre ogni possibile logica, buon senso e umanità ridicolizzare, a turno, i membri della troupe in un simile delirio di onnipotenza, squallido, che deve finire”.
Nonostante il giovane Muccino lo abbia rimosso, il post è diventato virale e la sua denuncia rischia di alzare un nuovo polverone mediatico, proprio mentre diverse attrici italiane in questi giorni sono tornate a parlare di casi di violenza subiti da produttori e registi. “Il Vecchio Cinema ne ha tante di storie di registi considerati dispotici e di aneddoti sul clima teso/litigioso/folle/duro legato alle manie di questo o quell’altro regista”, ha scritto poi Silvio Leonardo Muccino. “Ma se questo spettacolo a cui si assiste, e che continua sotto traccia su produzioni in cui nessuno ha il coraggio, evidentemente, di dire cosa accade (quando è prassi ormai far firmare a tutti i membri della troupe dei documenti che attestano la sicurezza e il rispetto sul lavoro) allora mi chiedo dove sia il limite”.