Adesso la richiesta è di rispondere con il pugno duro. Rapidamente e in maniera puntuale. Le scene da far west lungo la carreggiata est della A1 all’altezza di Arezzo con centinaia di tifosi di Napoli e Roma che si sono fronteggiati vicino l’area di servizio Badia al Pino hanno provocato sgomento e rabbia. E dal governo è arrivato l’input di un giro di vite contro la violenza ultrà, solo parzialmente possibile riguardo alle “pene” come dimostrano le fughe in avanti e le marce indietro degli scorsi anni. Intanto c’è da ricostruire cosa è accaduto domenica verso l’ora di pranzo. Uno scontro premeditato, è la tesi maggiormente accreditata in ambienti investigativi.

Tutto dovrà essere rimesso in fila attraverso le chat e i messaggi sul web, oltre che grazie alle telecamere di videosorveglianza, visto che difficilmente si troveranno sponde negli ambienti ultras, notoriamente poco collaborativi con le forze dell’ordine, considerate un ‘nemico’. La Digos di Arezzo sta lavorando senza sosta e già nelle prossime ore è prevista una prima informativa alla procura guidata da Roberto Rossi, che ha intenzione di contestare anche reati come l’interruzione di pubblico servizio e l’attentato alla sicurezza dei trasporti visto che gli scontri si sono verificati anche lungo la carreggiata con le auto in transito.

Il primo tifoso arrestato in flagranza differita è Martino Di Tosto, il romanista che si è presentato autonomamente in ospedale per farsi curare una ferita alla coscia provocata da un’arma da taglio: martedì è prevista la direttissima e Di Tosto, già nel 2013 coinvolto negli incidenti in occasione della partita contro l’Hellas Verona, dovrà rispondere di rissa aggravata. Altri due tifosi romanisti sono stati arrestati nella Capitale. Bloccato anche il primo ultras napoletano arrestato dalla Digos.I poliziotti hanno inoltre provveduto a identificare quasi 200 tifosi, di cui oltre cento napoletani dopo la battaglia sull’Autosole. E hanno filmato decine di targhe di auto e minivan presenti sul posto durante il corpo a corpo. Ci sono decine di video di quanto accaduto e le targhe risultano essenziali per risalire ai proprietari o agli affittuari, mentre sarà più complicato identificare i singoli partecipanti agli scontri perché i tifosi hanno agito incappucciati e vestiti di nero.

Altri quattro tifosi del Napoli, invece, sono stati sorpresi a Genova, nelle ore successive agli scontri in una vettura che nel bagagliaio custodiva alcune spranghe. L’auto ha forzato un posto di blocco nel capoluogo ligure, dove erano diretti tutti i supporters partenopei per il match contro la Sampdoria. I poliziotti hanno inseguito l’autovettura e l’hanno fermata. Nel corso della perquisizione sono state scoperte le spranghe e il proprietario dell’auto si è preso ogni responsabilità. Il sospetto è che i quattro tifosi fossero coinvolti nella maxi-rissa di Arezzo.

Uno scontro nato tutt’altro che a caso, secondo gli investigatori. Anzi sarebbe stato preparato nei giorni precedenti: auto-spia per rintracciare il nemico lungo l’autostrada e soste ‘studiate’ per tendere imboscate. L’allerta era alta anche tra le forze dell’ordine visto l’inevitabile incrocio lungo l’A1 con i napoletani diretti in Liguria e i romani a Milano, nonché l’antica rivalità tra le due tifoserie inasprita dall’omicidio di Ciro Esposito in occasione della finale di Coppa Italia nel 2014. L’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive non aveva comunque vietato la trasferta, ma lungo il tragitto era stata rinforzata la presenza della polizia anche con un reparto Celere piazzato nella stazione di servizio Arno, poco distante da Badia al Pino.

È stato tutto inutile. Ora il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi torna a chiedere misure di prevenzione più stringenti, come il divieto delle trasferte, provvedimento adottato sempre meno nelle ultime stagione. L’input alla “massima severità” giunto dal ministro, per le tifoserie che si sono rese protagoniste di disordini – è il caso di romanisti e napoletani, ad esempio, ma non solo – tornerà con ogni probabilità a far piovere divieti da parte dell’Osservatorio guidato dal dirigente Paolo Curtis. Mentre il sottosegretario Nicola Molteni, da parte sua, ricorda che una stretta c’è stata già con il secondo decreto Sicurezza del 2019, che conteneva un inasprimento del Daspo. Ora, informa, “valuteremo se sarà necessario un ulteriore rafforzamento delle misure per distinguere il vero tifoso dal violento”. Una misura difficile: le fughe in avanti nel passato, con il tentativo normativo di arrivare per via legislativa a impedire a vita l’accesso negli impianti ai tifosi violenti, hanno portato a una marcia indietro perché le norme erano in sostanza inapplicabili basandosi necessariamente i divieti sulla “pericolosità attuale” dei soggetti.

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