Rapidi nel condannare l'azione dei climattivisti contro Palazzo Madama, in silenzio dopo le violenze di Arezzo: il vice-presidente leghista del Senato e la sottosegretaria di Fdi, anni fa, furono trai parlamentari (di diversi orientamenti) che incontrarono i leader del tifo organizzato per discutere di abolizione della tessera del tifoso e di modifiche al Daspo. Da Salvini con Lucci a Fontana con Castellini, tutti gli incroci
I giovani attivisti che lottano contro il cambiamento climatico li aveva immediatamente definitivi “incivili” sui suoi profili social dopo che avevano imbrattato con vernice lavabile l’ingresso del Senato, di cui è vice-presidente. Di fronte alle immagini degli scontri tra gli ultras di Napoli e Roma, invece, il leghista Gianmarco Centinaio ha preferito rimanere in silenzio. Come molti altri rappresentanti del governo e della maggioranza. Nessuna reazione anche da parte della sottosegretaria all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti, assidua frequentatrice di San Siro. Il 2 gennaio aveva auspicato che i climattivisti venissero “condannati a risarcire in toto il danno”, mentre sulle violenze tra partenopei e giallorossi non una parola. Ci sono emergenze ed emergenze, del resto. Per esempio, Frassinetti, nell’aprile 2014, partecipò a un faccia a faccia tra alcuni parlamentari e i leader delle curve italiane per accogliere le loro lamentele su tessera del tifoso e articolo 9 della legge Amato.
All’incontro, per dire, erano presenti Claudio ‘Bocia’ Galimberti, storico capoultrà pluridaspato dell’Atalanta, il leader della tifoseria organizzata del Brescia Diego Piccinelli e Massimiliano Mantice, l’uomo seduto accanto a Genny ‘a Carogna nella tragica sera della finale di Coppa Italia 2014. Con il ‘Bocia’ si è confrontato anche Centinaio, due anni più tardi, sempre sugli stessi argomenti, ancora al Senato. Sia nel 2014 che nel 2016 tra i promotori dell’incontro alla ricerca di uno sbocco legislativo che alleggerisse la “repressione” degli ultras ci fu il senatore Vito Crimi, all’epoca tra i volti più noti del Movimento Cinque Stelle. Lo schieramento aperto al dialogo con le frange più violente del tifo era trasversale. In almeno uno di quegli appuntamenti venne segnalata la presenza anche di Mario Tullo (Pd), Paolo Cento (Verdi), del radicale Mario Staderini, di Loredana De Petris (Sel) e di un altro esponente di Fdi, Carlo Fidanza. A Palazzo Madama arrivò il gotha delle curve italiane con rappresentanti di oltre 20 tifoserie, non solo calcistiche, comprese quelle di Avellino, Bari, Genoa, Lazio, Milan, Sampdoria, Udinese e Venezia.
Le sponde politiche degli ultras o i loro legami con rappresentanti istituzionali sono noti da anni. Che i numeri e le difficoltà messe nere su bianco dall’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive non generino dibattito è una conseguenza, come pure le sporadiche dichiarazioni di indignazione e allarme dopo i fatti di Arezzo. Matteo Salvini è tornato a proporre il “mai più allo stadio”, misura tanto drastica quanto sostanzialmente inapplicabile. Deve saperlo bene Salvini, visto che da ministro dell’Interno ha fissato a 10 anni il massimo del Daspo per i recidivi nel decreto Sicurezza bis. E si tratta del medesimo Salvini che dopo le polemiche per le foto con il capoultrà del Milan, Luca Lucci, rivendicò: “In curva molte brave persone”. Quando venne immortalato con Lucci in occasione della festa della Curva Sud, il leader del tifo organizzato rossonero aveva già patteggiato 18 mesi e nel suo passato ‘vantava’ un’aggressione a un tifoso nerazzurro e tre Daspo. Dopo, è andata ancora peggio: ha subito una condanna a 7 anni per traffico di stupefacenti.
Nella Lega sono diversi gli intrecci con il mondo delle curve. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana venne fotografato nel 2015 con Luca Castellini, capo di Forza Nuova a Verona e leader del tifo organizzato dell’Hellas, mentre reggeva uno striscione con la scritta “Verona Family Pride” a una manifestazione unitaria del centrodestra. Si tratta dello stesso Castellini che non si vergognava di cantare: “Siamo una squadra a forma di svastica, che bello se ci allena Rudolf Hess”. E che in radio, dopo gli ululati subiti al Bentegodi da Mario Balotelli, disse: “Non potrà mai essere del tutto italiano”.
Nel Carroccio milita anche Daniele Belotti, deputato nella scorsa legislatura e noto ultrà dell’Atalanta che nel 2018 risultò il più votato alla Camera in Italia. Se n’è invece andato da poco l’ex consigliere regionale e poi comunale Massimiliano Bastoni che dopo gli scontri di Inter-Napoli, nei quali perse la vita l’ultrà varesino Daniele Belardinelli, si precipitò nel carcere di San Vittore per fare visita a tre ultras nerazzurri, compreso il leader della Nord Marco ‘Il Rosso’ Piovella, reclusi per gli scontri. Seguì una condanna dei fatti da parte di Bastoni? Macché. Piuttosto una polemica in pieno stile ‘antico leghista’: “A Napoli otto indagati per omicidio a piede libero, a Milano tre ultras per rissa restano in carcere. Più che certezza della pena bisogna sollecitare certezza del diritto”. Per la cronaca, Fabio Manduca, il tifoso napoletano che guidava il Suv che investì Belardinelli, è stato poi condannato a 4 anni. E colpevoli sono stati giudicati anche Piovella e gli altri ultrà nerazzurri coinvolti nella guerriglia di via Novara.