Gol annullati per falli di confusione. Rigori letteralmente inventati, non solo nonostante ma addirittura con l’ausilio del Var. Un campionato già in preda all’isteria da complotto e siamo ancora al girone di andata. Ma i tifosi dell’Inter, del Napoli o chiunque altro si mettano l’anima in pace: non c’è nessuna congiura in atto a falsare la stagione. Solo una classe arbitrale inadeguata e allo sbando, senza più una guida, né in campo né fuori.

L’ingiustificabile gol annullato all’Inter a Monza per un fallo che non esisteva, che fa il paio con quello simile fischiato alla Cremonese qualche giorno fa contro la Juve. L’ancor più stupefacente, perché davvero surreale, rigore assegnato al Napoli, per un contatto chiaramente fortuito. Non sono scandali in senso assoluto ma episodi che hanno condizionato più o meno indirettamente le rispettive gare: l’impatto è stato nullo nel caso di Genova (penalty sbagliato), non quantificabile a Cremona (ci sarebbe stata comunque più di un’ora da giocare), decisamente più evidente a Monza anche se l’Inter di Inzaghi deve prendersela soprattutto con se stessa per aver buttato la vittoria. Però sono stati talmente e grossolanamente mal interpretati, da lanciare un segnale chiaro: gli arbitri italiani sono ormai alla deriva.

Nell’epoca del Var, siamo tornati ai fischi preventivi. Un po’ per non avere problemi, quasi togliersi il pensiero. Un po’ per quell’inestirpabile avversione dei nostri fischietti alla tecnologia, vista sempre come un fastidio, una minaccia all’ordine costituito, per cui l’arbitro per sentirsi più arbitro deve decidere prima e da solo. Ma come si è visto per l’ennesima volta, non c’è errore più grave del fischiare una frazione di secondo prima che la palla entri in porta, quando, nel semplice dubbio, sarebbe bastato lasciar finire l’azione per evitare l’ingiustizia. Siamo tornati anche ai condizionamenti, in buona fede se così si può dire, perché è difficile spiegare altrimenti un rigore come quello di Genova dopo appena 2 minuti, se non con un arbitro (Abisso, e peggio ancora ha fatto il Var Valeri) sceso in campo con la paura di danneggiare il Napoli, dopo la caciara (ingiustificata) di San Siro. Discorso che potrebbe ribaltarsi per quanto successo a Monza. E magari – c’è da scommetterci – di questo passo il prossimo sbaglio sarà a favore dell’Inter. Ma due torti non fanno mai una ragione.

Viene da chiedersi se questa spirale così esasperata di errori banali ma gravi, sospetti infondati e recriminazioni, sia un po’ anche colpa nostra. Degli allenatori che predicano bene e razzolano male. Dei pessimi media sportivi che montano casi spropositati per vendere qualche copia o strappare qualche like in più. Dei social dove si scaricano le pulsioni peggiori delle tifoserie. Ma no, sarebbe guardare il dito e non la luna. Il caos prolifera nell’anarchia, il sospetto nell’opacità.

Gli arbitri sono allo sbando sul campo, perché lo sono anche fuori. Da settimane (le dimissioni dell’ex presidente Trentalange sono di metà di dicembre ma di fatto la sua gestione era finita ben prima, con lo scandalo per l’arresto del procuratore D’Onofrio) l’Aia è rimasta senza una guida. E probabilmente non è un caso che i fischietti abbiamo smarrito completamente la bussola. Non c’è più nessuno che detti la linea, che ci metta la faccia. Che in settimana difendesse l’arbitraggio di Sozza a San Siro (perfetto), stoppando sul nascere le polemiche. Che ribadisca, giornata dopo giornata, che il Var è un amico e non un nemico. Che protegga i suoi uomini, parli a giocatori e allenatori, soprattutto spieghi ai tifosi. La trasparenza doveva essere la rivoluzione dell’era Trentalange. Non si è mai vista e ora non c’è più neanche il presidente, il designatore Rocchi tace e si affida a fantomatiche ricostruzioni sui giornali: gli arbitri – deboli, confusi, abbandonati in balia degli eventi – vanno in campo e combinano disastri. Perché il pesce puzza sempre dalla testa. In questo caso, non c’è nemmeno quella.

Twitter: @lVendemiale

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