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Bolsonaro e i consigli di Trump&Bannon: dopo l’assalto, sono in corso delicati giochi di potere

[Rio de Janeiro]

Non è andato certo a Disneyland, l’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro, il quale – dopo la vittoria elettorale presidenziale di Luiz Inácio Lula da Silva – ha lasciato il 30 dicembre il Brasile, volando sull’aereo presidenziale verso la Florida, dove, ancora oggi, permane con la moglie e alcuni fedelissimi assessori. Parte del ristretto entourage politico di estrema destra vicino a Bolsonaro, incluso suo figlio, il deputato Eduardo Bolsonaro, pianificarono – secondo The Washington Post – il viaggio del presidente ancora in carica, assieme agli assessori dell’ex presidente Donald Trump. L’incontro avvenne nel lussuoso resort di proprietà di Trump, il Mar-a-Lago Club a Palm Beach in Florida.

Nella riunione – sostiene il giornale americano – il gruppo discusse i “prossimi passi” da fare, dopo la vittoria di Lula e del Partido dos Trabalhadores in Brasile. Secondo quanto scrive The Washington Post, Eduardo Bolsonaro, oltre a conversare con Trump, si incontrò anche con Stephen K. Bannon, l’ex stratega e assessore politico di Trump e Jason Miller, l’ex portavoce dell’ex presidente nordamericano e Ceo di Gettr, la nota Rete sociale considerata un noto covo di estremisti e radicali di destra in Internet. Bannon e alcuni alleati di Trump – secondo il giornale americano – consigliarono al presidente Bolsonaro di contestare il risultato elettorale, anche se l’azione non avrebbe avuto la minima possibilità di avverarsi, ma avrebbe incoraggiato manifestazioni a suo favore.

Così è avvenuto. Le somiglianze tra la distruttiva, feroce e inquietante invasione di migliaia di “bolsonaristas” avvenuta domenica nei palazzi della piazza dei Tre poteri della democrazia brasiliana (disegnati dal comunista architetto Oscar Niemeyer) a Brasilia, non può non essere messa in relazione con l’assalto dei sostenitori di Trump al Campidoglio degli Stati Uniti d’America avvenuto il 6 gennaio nel 2001.

Dopo l’attacco terroristico e golpista fatto dai seguaci di Bolsonaro alle istituzioni democratiche brasiliane – le quali dovranno ricucire una dolorosa polarizzazione civile e politica che ha portato il Brasile a una tragica crisi economica, ma soprattutto sociale – alcuni deputati democratici americani hanno chiesto l’espulsione dell’ex presidente Bolsonaro dagli Stati Uniti. Secondo il giornale economico brasiliano Valor, la lobby repubblicana, però, difficilmente permetterà che il Parlamento americano espella l’ex capitano Bolsonaro.

Sono ormai in corso giochi di potere molto delicati, ma anche economici negli Stati Uniti, dove i democratici lottano per la rielezione del presidente Joe Biden. Democratici e repubblicani americani sono cauti per quanto riguarda l’allarmante polarizzazione politica e sociale del Brasile in cui Lula ha immediatamente revocato ben otto progetti di privatizzazioni, tra cui quello dell’ambita Petrobras, tutti piani pianificati dall’ex governo Bolsonaro e desiderati dal mercato finanziario.

Il neo eletto presidente brasiliano parla oggi anche di riforme del contratto di lavoro e tributaria, oltre a riprendere il controllo dell’Amazzonia caduta nelle mani di trafficanti di droga e miliziani. Lula mira anche a rilanciare i Brics, l’organizzazione economica e finanziaria internazionale (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) a cui aspirano a farne parte anche l’Argentina e l’Iran. Sono aspetti che incutono timore non solo al mercato finanziario internazionale, ma potrebbero allarmare qualsiasi governo americano, l’eterno concorrente economico del Brasile.

Il golpe, chiamato impeachment, contro la presidente “petista” Dilma Rousseff che ha aperto il cammino all’avvento del presidente Bolsonaro e del bolsonarsimo è avvenuto proprio durante il governo del democratico presidente Barack Obama, in cui la Nsa, secondo le esplosive rivelazioni di Edward Snowden, spiava la presidente e ministri del suo governo.