L’estate del 2022 è stata la più calda mai registrata in Europa. Questo mentre la concentrazione di anidride carbonica è la più alta da oltre 2 milioni di anni. E’ quanto viene fuori dal rapporto Global Climate Highlights 2022 di Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea.
In Europa, la scorsa estate, è stato battuto il record del 2021 ed è stata la stagione estiva più calda mai registrata nel continente, con diverse ondate di caldo intense e prolungate che hanno colpito parti dell’Europa occidentale e settentrionale. Per quanto riguarda le altre stagioni, l’autunno è stato “il terzo più caldo mai registrato, battuto solo dal 2020 e dal 2006, mentre le temperature invernali sono state di circa 1°C sopra la media“, si legge in una nota di Copernicus. Le temperature primaverili per l’Europa nel suo complesso, invece, sono state di poco inferiori alla media del periodo di riferimento 1991-2020. “In termini di medie mensili, nove mesi sono stati sopra la media, mentre tre (marzo, aprile e settembre) sono stati sotto la media. Il continente ha vissuto il suo secondo giugno più caldo mai registrato con circa 1,6°C sopra la media e il suo ottobre più caldo, con temperature di quasi 2°C sopra la media”. Così la temperatura media annuale del 2022 “è stata di 0,3°C al di sopra del periodo di riferimento 1991-2020, che equivale a circa 1,2°C in più rispetto al periodo 1850-1900, tipicamente utilizzato come proxy per l’era preindustriale”. Con questi dati il 2022 diventa l’ottavo anno consecutivo “con temperature superiori di oltre 1°C rispetto al livello preindustriale”. A livello globale, rivela il report, è stato il quinto anno più caldo mai registrato dopo il 2016, 2020, 2019 e 2017.
Non solo temperature record e cambiamento climatico. Come rivela il rapporto Global Climate Highlights di Copernicus, i gas serra atmosferici hanno continuato ad aumentare anche nel 2022. La concentrazione media dell’anidride carbonica nell’atmosfera nel 2022 è stata di 417 ppm (parti per milione), 2,1 ppm in più rispetto all’anno precedente. La concentrazione media del metano è arrivata a 1894 ppb (parti per miliardo), superiori di 12 ppb rispetto al 2021. Per entrambi i gas si tratta delle concentrazioni più alte registrate dai satelliti, e dei livelli più alti da oltre 2 milioni di anni per l’anidride carbonica, e da oltre 800 mila anni per il metano.
Globalmente, le emissioni totali annuali dovute agli incendi di vegetazione continuano a diminuire in relazione ai cambiamenti nell’uso del suolo e al calo degli incendi nelle savane tropicali. Gli scienziati di Cams hanno comunque evidenziato un aumento significativo delle emissioni causate da incendi in alcune regioni d’Europa, dove le condizioni più calde e secche hanno contribuito ad aumentare l’infiammabilità e il pericolo di incendi. Di conseguenza, le emissioni estive (giugno-agosto) stimate dagli incendi nell’Unione Europea e nel Regno Unito sono state le più elevate dal 2007. In Francia, Spagna, Germania e Slovenia si sono registrate le emissioni estive causate da incendi più elevate degli ultimi 20 anni, contribuendo al degrado della qualità dell’aria a livello locale. “I gas serra, tra cui l’anidride carbonica e il metano, sono i principali responsabili del cambiamento climatico e dalle nostre attività di monitoraggio possiamo constatare che le concentrazioni atmosferiche continuano ad aumentare senza segni di rallentamento”, ha dichiarato Vincent-Henri Peuch, direttore del Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus: “Le variazioni di concentrazione sono il risultato di fattori sia umani che naturali”, ha aggiunto.