Sono state scattate in sei metropoli - tra le quali Pechino, Nanchino e Chengdu - all’inizio e alla fine di dicembre. La differenza tra i due momenti è evidente
Le autorità continuano a negare la gravità della situazione, Pechino si indigna per le restrizioni a cui sono sottoposti i viaggiatori che provengono dalla Cina. Ma le immagini satellitari pubblicate in esclusiva dal Washington Post mostrano quanto la situazione sanitaria nel gigante asiatico sia al limite, mentre il Paese e gli ospedali vengono travolti da un’ondata Covid finora mai vista, dopo la brusca interruzione delle restrizioni volute dal governo centrale.
Le foto pubblicate dal quotidiano americano mostrano file di persone fuori dai crematori che aspettano di entrare con i loro cari uccisi dal coronavirus. Sono state scattate in sei metropoli – tra le quali Pechino, Nanchino e Chengdu – all’inizio e alla fine di dicembre. La differenza tra i due momenti è evidente. Nell’immagine ripresa il 24 dicembre, ad esempio, in uno dei crematori della capitale è comparso un nuovo parcheggio per far fronte all’afflusso di clienti. Secondo la ricostruzione del Washington Post, il parcheggio nel crematorio di Tongzhou, alla periferia di Pechino, è stato realizzato attorno al 22 dicembre. Due giorni dopo, il giorno in cui è stata ripresa l’immagine dal satellite, c’erano oltre cento auto parcheggiate con la polizia a regolare il traffico. Il quotidiano americano rivela, inoltre, che stando ad un rapporto del giornale governativo Youth Daily, poi cancellato, nella struttura si cremavano 150 cadaveri al giorno.
L’ammissione del primo morto tre anni fa – L’esclusiva del Washington Post arriva alla vigilia dei tre anni del Covid: era infatti l’11 gennaio 2020 quando la Cina annunciò il primo decesso che all’epoca collegava a una forma di polmonite causata da un nuovo tipo di virus della stessa famiglia della Sars, la sindrome respiratoria acuta grave. Il primo focolaio, dissero allora le autorità di Pechino, era stato individuato nel dicembre 2019 nella città di Wuhan, nella provincia dell’Hubei. La Commissione sanitaria locale affermò che fino a quel momento erano stati diagnosticati 41 casi con i sintomi della nuova polmonite: oltre alla prima vittima, 7 persone erano in gravi condizioni e due erano state dimesse. La gran parte dei contagiati, aggiunse la Commissione in una nota online, lavorava in un mercato del pesce e di selvaggina della città. Di lì a poco il nuovo coronavirus apparve in tutto il mondo, causando miliardi di casi e milioni di morti, e costringendo tutti i Paesi a introdurre misure, più o meno severe, di distanziamento sociale, chiusure e lockdown.