La legge di Bilancio del governo Meloni, approvata in via definitivo dal Senato il 29 dicembre, ha portato qualche piccola misura positiva (ci sono anche esigue novità) per le persone con disabilità e le loro famiglie. Ad esempio è stata risolta la questione degli studenti universitari disabili che non potevano beneficiare delle borse di studio che si cumulavano con la pensione d’invalidità. Inoltre arriva uno stanziamento di 10 milioni di euro per il fondo sperimentale “Periferie inclusive” all’interno del quale sono previsti interventi per poter aiutare soggetti non autosufficienti che vivono in contesti svantaggiati e sono stati aumentati del 50% i soldi dell’assegno unico per famiglie al cui interno vi sono figli con disabilità fino ai 21 anni di età.

Restano, però, non finanziati adeguatamente o ancora non affrontati diversi temi fondamentali per la qualità di vita di uomini e donne non autosufficienti come ad esempio quello dei caregiver familiari, i progetti di Vita indipendente, il Dopo di noi. Le principali organizzazioni nazionali che tutelano i diritti delle persone disabili chiedono a governo e Parlamento maggiore attenzione e più risorse economiche. “Si poteva fare di più. Servivano interventi per incrementare quei fondi necessari a garantire pari dignità ed inclusione sociale per le persone con disabilità. Misure che ci auguriamo possano essere inserite nei prossimi provvedimenti”, ha commentato il presidente della Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) Vincenzo Falabella. “Qualche risultato è stato conseguito grazie al lavoro di FISH e sono state inserite norme importanti, come la proroga della detrazione al 75% sugli interventi di abbattimento delle barriere architettoniche fino al 2025”.

Sulle risorse dedicate alle persone con disabilità a Ilfattoquotidiano.it il presidente di Confad (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità) Alessandro Chiarini spiega: “L’intervento in materia di disabilità appare sicuramente residuale in termini economici, non appare sufficiente l’intervento per sanare la sperequazione nei confronti di tante famiglie con disabilità sempre più in sofferenza, non c’è nessun intervento per incrementare le pensioni di invalidità né vi sono novità sostanziali per i caregiver familiari che aspettano da anni l’approvazione di una legge che ne riconosca diritti e tutele. Siamo inoltre in attesa di capire come saranno strutturati i decreti attuativi della Legge delega in materia di disabilità”.

Abbattimento barriere architettoniche e Assegno unico – E’ stata prorogata per tre anni la detrazione del 75% per gli interventi con cui si superano ed eliminano le barriere architettoniche, in precedenza prevista solo per il 2022. Si applicherà per le spese documentate sostenute fino al 31 dicembre 2025. Diventa strutturale invece l’incremento dell’Assegno unico universale introdotto in via temporale per il 2022 per i figli con disabilità fino ai 21 anni di età. L’aumento riconosciuto è di 50 euro. “Cifra molto bassa ma comunque è un passo avanti nella direzione giusta”, dice Chiarini, “anche se non è stata ancora sanata l’incongruenza che ha visto numerose famiglie che hanno figli con più di 21 anni penalizzate dal sistema di valutazione di accesso alle misure nel passaggio dal reddito lordo all’ISEE”.

Borse di studio e formazione artistica/musicale degli studenti disabili – Finalmente è stata risolta la questione delle borse di studio degli studenti universitari con disabilità che non si computano più ai fini di calcolo del raggiungimento dei limiti reddituali per la percezione dell’assegno mensile di assistenza e della pensione di invalidità. “Senz’altro è una misura positiva, di tutta evidenza interessante per una platea comunque contenuta di studenti”, afferma Chiarini. “Infatti, nel valutare questo testo va ricordato che molte borse di studio sono già esenti da imposizione fiscale: per i titolari di queste non cambia nulla”. Inoltre per favorire la partecipazione e migliorare l’alta formazione artistica e musicale sono incrementate di 1 milione di euro annui le risorse stanziate. “Aumento esiguo e sorge spontanea la preoccupazione”, dichiara il numero uno di Confad, “di conoscere quale sarà l’effettivo impiego, in altri termini è fondamentale che siano concretamente utilizzate a sostegno dei diretti interessati e che non si disperdano in contributi ad enti terzi”.

Reddito di cittadinanza, caro bollette e Opzione donna – In occasione della revisione del rdc sono stati presi in considerazione i nuclei familiari in cui vi sia una persona con disabilità: per loro non è prevista la riduzione dell’erogazione a soli sette mesi. Sul tema del caro bollette, il fondo istituito dall’art. 8 del decreto legge n. 144 del 2022 (il Decreto Aiuti Ter) è aumentato di 5 milioni di euro. Cosi viene riconosciuto un contributo straordinario, per l’aumento dei costi dell’energia termica ed elettrica, in favore degli enti del Terzo settore che erogano servizi socio-sanitari e socio-assistenziali svolti in regime residenziale o semiresidenziale per persone con disabilità e per persone anziane non autosufficienti. “Per quanto riguarda le famiglie”, aggiunge Chiarini, “la legge di bilancio stanzia anche 2,4 milioni di euro per aumentare, per il primo trimestre 2023, gli importi dei bonus concessi sia per disagio economico (elettricità e gas) che per disagio fisico (elettricità) cioè per le persone con disabilità che usano apparecchi elettromedicali e ausili salvavita. Il tutto sarà disciplinato con delibera dell’ARERA”.

Il diritto al trattamento pensionistico per le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2022 hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età anagrafica di 60 anni, ridotta di un anno per ogni figlio (per un massimo di due anni), viene riconosciuto alle donne che hanno una ridotta capacità professionale (con relativa certificazione di invalidità civile superiore o uguale al 74%) e alle donne che al momento della richiesta e da almeno 6 mesi assistono un coniuge o un parente di primo grado convivente con grave disabilità ai sensi dell’art.3 comma 3 della legge n.104. “Sono stati rivisti i criteri precedentemente in vigore in modo più restrittivo, limitandone fortemente l’applicazione. Tuttavia, si inizia timidamente a riconoscere la presenza dei cargiver familiari, dal momento che fra i requisiti per l’accesso alla misura vi è l’accudimento di un parente convivente in condizioni di disabilità grave”. Ancora troppo poco in realtà. “Il limite dei 60 anni appare ingiusto nei confronti di tante donne che magari da decenni fanno i salti mortali per conciliare un lavoro e l’ attività di caregiver quasi h24: a queste persone dovrebbe essere riconosciuto un prepensionamento più adeguato alla gravosità dell’impegno che devono assolvere quotidianamente. Per non tacere del fatto che anche gli uomini caregiver familiari dovrebbero avere pari accesso alla misura, che invece li vede totalmente esclusi”, denuncia il presidente di Confad.

Il Fondo per la non autosufficienza cresce ma non basta: “Servono 2 miliardi l’anno” – L’FNA cresce, come previsto nel triennio, ma le risorse stanziate sono del tutto inadeguate per i bisogni delle persone coinvolte. Ad evidenziarlo sono tutte le principali associazioni nazionali. Alcuni dati: sono stati previsti 822 milioni per il 2022, 865,3 per il 2023 e 913 milioni per il 2024. “Fondi insufficienti, servirebbe almeno il doppio di quanto erogato finora”, ribadisce Falabella. Non solo problemi di risorse ma anche di modalità di erogazione. “La ripartizione su base regionale è purtroppo alla base di una situazione estremamente variegata: fra Regione e Regione vi sono troppe disparità di condizioni e ingiuste diseguaglianze”, denuncia Chiarini. “Si dovrebbe rendere più omogeneo l’accesso alle misure di sostegno, dal nord al sud dell’Italia, con provvedimenti che diano maggiore certezze e serenità a tutte le famiglie con persone con disabilità, a prescindere dal luogo di residenza”.

Lo smart working per i lavoratori disabili esteso al 31 marzo – In legge di Bilancio ha trovato accoglimento un’ulteriore estensione del diritto al cosiddetto smart working per i lavoratori fragili. “In realtà non si tratta di una vera e propria proroga, quanto piuttosto di una riformulazione, in parte più restrittiva e in parte più vincolante, delle norme che sul punto si sono alternate negli ultimi due anni”, spiega Chiarini. La disposizione vale fino al 31 marzo 2023 per i dipendenti pubblici e privati e prevede che il datore di lavoro assicuri lo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile anche attraverso l’adibizione a diversa mansione compresa nella medesima categoria o area di inquadramento senza alcuna decurtazione della retribuzione.

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