Oggi il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dichiarato: “Esaurite le scorte d’armi. Aumentare la produzione!”, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, 13 minuti dopo ha risposto a tale richiesta affermando: “La nostra task force è al lavoro per ricostituire lo stock d’armi”.
Trovo davvero imbarazzante che l’azione politica sia così prona a quella militare. Compito della politica dovrebbe essere quello di perseguire la via diplomatica, negoziale e non essere eterodiretta in maniera così sfacciata. Il dramma dei nostri tempi è proprio dovuto ad una politica pavida, paralizzata, subalterna a interessi finanziari, economici e militari.
Desta preoccupazione che la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen insista ad alimentare la guerra invece che proporre una soluzione politica. Pensare di sconfiggere Putin continuando ad armare l’Ucraina fino a che non liberi tutti i suoi territori, compreso la Crimea, è utopico. Ostinarsi ad intravedere come unica prospettiva la guerra è una postura antitetica agli interessi del vecchio continente, anche perché Putin, se davvero dovesse essere messo all’angolo, avrebbe come unica via d’uscita l’uso di armi nucleari tattiche.
Europa e Russia sono due realtà complementari, la prima è in grado di fornire modernizzazione e tecnologia a Mosca di cui ha una grande necessità per il suo sviluppo, e i Paesi europei di importare materie prime indispensabili, e a costi limitati data la vicinanza geografica. Recidere questo legame di mutua opportunità non conviene ed è irrazionale e anche masochista effettuarlo per ambizioni geopolitiche ed economiche altrui.
Come affermato nel luglio 2022 dalla stessa Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, “le esportazioni di GNL dagli Stati Uniti verso l’Unione europea sono quasi triplicate”. Un gas che gli europei pagano il 50% in più rispetto a quello russo e che ha un impatto ambientale decisamente maggiore.
Se l’Europa fosse un soggetto politico autonomo, chi la governa avrebbe il dovere di perseguire l’interesse delle proprie imprese e in generale dei suoi cittadini. La guerra in Ucraina è un campione rappresentativo di questo autolesionismo europeo. Alfred Kammer, direttore dello European Department al Fondo Monetario Internazionale, ha spiegato che nel 2023 metà dei Paesi della zona Euro, compreso l’Italia, saranno in recessione tecnica. “Sull’Europa pesa un mix tossico di alta inflazione e crescita fiacca”.
L’Ue deve dotarsi di una difesa comune, al fine di ridurre le spese per i Paesi membri, che oggi investono in armamenti quattro volte in più rispetto alla Russia: l’aggressione di quest’ultima all’Ucraina non deve essere un alibi per spendere ulteriormente quando i cittadini hanno differenti priorità.
Ma la difesa è solo un passaggio successivo a una politica estera condivisa che deve essere espressione di un sentimento di unità, di vera identità senza il quale, inevitabilmente, rende il vecchio continente terra di conquista per potenze strutturate come gli Stati Uniti oggi e la Cina domani.
Compito della politica europea pensata dai padri fondatori dovrebbe essere di trovare proposte di negoziato credibili che portino a un cessate il fuoco. Se si vuol essere al fianco del popolo ucraino e costruire una vera Europa dei popoli, non bisogna inviare nuove armi – dove a guadagnarci sono solo le potenti lobby dell’industria bellica d’oltreoceano; non bisogna alimentare la guerra, ma costruire la Pace.