“Sono un uomo disperato anche se convinto d’essere innocente. Ho agito per salvare la mia famiglia. Quell’uomo stava facendo crollare la nostra casa, eravamo in trappola come topi. Non avevo altra scelta che sparare”. A parlare in una intervista con il Corriere della Sera Sandro Mugnai, 53 anni, artigiano, arrestato dai carabinieri la notte dell’Epifania con l’accusa di omicidio e scarcerato tre giorni dopo dal giudice per le indagini preliminari di Arezzi. L’uomo ha ucciso con quattro colpi di fucile il vicino di casa che gli stava distruggendo l’abitazione con la ruspa a San Polo. Nessuna misura cautelare è stata disposta per l’indagato.
Secondo il giudice del Tribunale di Arezzo, Giulia Soldini, non sussistono i presupposti per la misura cautelare in carcere dal momento che non si ravvisano né il pericolo di fuga, né l’inquinamento delle prove e neppure la reiterazione del reato. Mugnai aveva risposto alle domande nel corso dell’udienza che si è tenuta nel carcere di Arezzo. Al termine dell’udienza la scarcerazione dell’imputato difeso dagli avvocati Piero Melani Graverini e Marzia Lelli. Il pm Laura Taddei aveva chiesto al giudice gli arresti domiciliari. L’ipotesi di reato per cui procede la Procura è l’omicidio volontario, ma la difesa di Mugnai ritiene che debba essere invocata la legittima difesa. La notte tra il 5 e il 6 gennaio Mugnai ha preso il fucile da caccia, regolarmente detenuto, e ha sparato contro Gezim Dodoli, 59 anni, originario dell’Albania, operaio, mentre era alla guida della ruspa con cui stava distruggendo la parete e l’ingresso dell’abitazione del vicino. Al momento non è ancora del tutto chiaro il movente per cui Dodoli avrebbe deciso distruggere la casa di Mugnai. I carabinieri indagano sui cattivi rapporti tra vicini.
“Eravamo in sette a tavola per festeggiare l’Epifania, la notte dei regali – ha raccontato l’uomo – A un certo punto sentiamo un frastuono in giardino. Mio fratello si è affacciato alla finestra e si è messo a urlare. Mi sono affacciato anch’io e ho visto il mio vicino di casa che cercava di aprire un varco tra le macchine parcheggiate. Poi si è scagliato contro la casa. Impossibile fuggire perché aveva semidistrutto la porta bloccandola, l’unica via d’uscita. Gli urlavo di andare via ma non si fermava. È stato un vero incubo. La casa tremava perché lui aveva iniziato a distruggere il tetto. Tutti gridavano terrorizzati. Ho preso il fucile da caccia, pensavo che forse sarei riuscito a spaventarlo, a farlo ragionare. E invece…C’era stato un litigio un mese fa con mia madre perché lui suonava la batteria alle 2 di notte. Nient’altro. Io continuavo a salutarlo”. Il gip ha scritto che “ha sicuramente agito per difendere la vita dei propri familiari e non la proprietà”.