Mentre i riflettori del mondo sono ancora tutti rivolti su Brasilia, lo spettro di azioni sovversive e sabotaggi compiuti da sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro lascia la città ormai blindata per avvicinarsi pericolosamente alle infrastrutture strategiche disseminate in tutto il Paese. Dopo i tentativi di attacchi e blocchi stradali registrati nelle ore immediatamente successive all’invasione degli edifici istituzionali della capitale contro raffinerie petrolifere in vari stati, nella notte tra lunedì e martedì a finire nel mirino sono state le infrastrutture di trasmissione dell’energia elettrica.
Almeno tre gli attacchi. Il più grave quello registrato contro una torre sulla linea di trasmissione Furnas che collega la centrale idroelettrica di Itaipu, la più grande dell’America latina, al sistema elettrico brasiliano. Il traliccio è stato abbattuto con l’utilizzo di un trattore. Secondo l’Agenzia nazionale dell’Energia Elettrica (Aneel) inoltre “indizi” di vandalismo e sabotaggi sono stati raccolti nei pressi di almeno altre due centrali elettriche nello stato settentrionale di Rondonia. L’azione imprevedibile di cellule dormienti o di reduci degli attacchi di Brasilia e degli accampamenti davanti alle caserme delle forze armate, potrebbe creare danni peggiori di quelli visti nella piazza dei Tre poteri.
Secondo il capo analista del think thank brasiliense Equilibrium, Ricardo Lobato, “possiamo ipotizzare che stia iniziato il piano C. Il piano A era quello di ottenere l’adesione delle Forze armate in uno colpo di stato per sovvertire la sconfitta di Bolsonaro. E non ha avuto successo. Il piano B è stato quello cui abbiamo assistito la scorsa domenica, con l’invasione e la distruzione delle sedi istituzionali. Ora la strategia pare cambiare di nuovo”. Per questo motivo è importante che gli inquirenti indirizzino al meglio le proprie indagini.
“Questa è una folla di persone consumate dall’odio che le ha spinte a commettere atti terroristici, ma probabilmente non sanno realmente cosa sia un colpo di stato – afferma Lobato – e sfugge anche quale sia il vero obiettivo di tutto questo. Se gli esecutori forse non lo hanno chiaro, di certo i pianificatori e i finanziatori degli atti lo sanno bene. Per questo è importante che le istituzioni li identifichino e li fermino”. Arrabbiati, confusi, delusi, senza più appoggi né logistica poter andare avanti in maniera organizzata, con le forze dell’ordine alle spalle, il rischio di estemporanei attacchi solitari aumenta.
“Tuttavia – sottolinea Lobato – è importante evidenziare che certamente i più radicali agiscono come una setta. E le sette hanno patti e codici. Ma la maggior parte queste persone non sono membri si una setta, ma soggetti che sono stati travolti da un impulso del momento e ora pagheranno pesantemente le conseguenze per non aver pensato meglio prima di agire. Il problema più grande sarà se non vengono presi sul serio e se non ci saranno punizioni esemplari, perché questo potrebbe stimolarli a proseguire e prima o poi potrebbero manifestarsi nuovamente. Con Bolsonaro indebolito – conclude Lobato – la corsa per la leadership della destra brasiliana è appena iniziata”.
Intanto a seguito dei recenti tentativi di attentati, il ministero dell’Energia ha istituito una unità di crisi, coordinata da Aneel, cui fanno parte anche i direttori di tutte le società di generazione e distribuzione di energia per condividere le informazioni e capire se il sistema sia realmente al centro di attacchi orchestrati contro l’integrità fisica e cibernetica delle infrastrutture critiche. L’amministrazione del Sistema elettrico nazionale (Ons) ha già comunicato di aver aumentato il livello di sicurezza.