Dopo tre edizioni sotto tono a causa della pandemia quest'anno si torna a fare le cose in grande. Secondo Klaus Schwab, responsabile dell'evento che si svolgerà dal 16 al 20 gennaio prossimi, sono oltre 2.700 i relatori in agenda. Ben 57 i ministri delle Finanze che dovrebbero intervenire. Striminzita la pattuglia italiana, atteso solo Valditara
E anche quest’anno ci siamo. È l’ora del World Economic Forum di Davos, la serie di incontri a cui politici e manager miliardari si recano con jet privati e carovane di suv per parlare del problema del surriscaldamento globale e persone con stipendi a sei zeri si rammaricano per povertà e diseguaglianze. L’edizione di quest’anno ha in cartellone anche la preoccupazione per l‘inflazione che impoverisce le famiglie. È ad esempio da questo paesino delle Alpi svizzere il numero uno di Blackrock (che oggi ha annunciato il licenziamento di 500 persone) Larry Fink lanciò la sua “svolta verde”. Si scoprì poi che gli investimenti della società nelle fonti fossili sono continuati esattamente come prima e che il gruppo si è opposto agran parte delle risoluzioni pro ambiente discusse nelle varie assemblee degli azionisti.
Dopo tre edizioni sotto tono a causa della pandemia quest’anno si torna a fare le cose in grande. Secondo Klaus Schwab, responsabile dell’evento che si svolgerà dal 16 al 20 gennaio prossimi, sono oltre 2.700 i relatori attesi. Ben 57 i ministri delle Finanze che dovrebbero intervenire e imponente anche la a presenza di banchieri centrali, 17, con una rappresentanza forte di capi di stato e governo europei: dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen al sui vice Valdis Dombrovskis e alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Microfoni pronti anche per i commissari Paolo Gentiloni (Affari economici), Hans Hahn (Bilancio), Kadri Simson (Energia). Ci sarà la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, che parlerà venerdì 20 insieme alla presidente del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva.
Se la Germania vedrà uno ‘special address’ del cancelliere Olaf Scholz (unico leader del G7) accompagnato dal suo vice Robert Habeck, dal presidente della Bundesbank, dal ministro delle Finanze Christian Lindner, la Francia arriverà con sei ministri fra cui Bruno Le Maire (Economia). Ci sarà il premier spagnolo Pedro Sanchez mentre da Roma è atteso il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Non ci sarà invece, salvo sorprese, il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha dato forfait per sopraggiunti impegni. Non è escluso l’arrivo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Dal mondo delle imprese sono attesi i vertici di Amazon, Intel, Google, Chevron, ma anche il ritorno dei capi delle grandi banche come Goldman Sachs, Jp Morgan, Deutsche Bank, Morgan Stanley e l’immancabile Blackrock, la più grande società di gestioni patrimoniale al mondo (di cui si vocifera un ruolo forte nella ricostruzione ucraina). Dall’Italia arriveranno i dirigenti di Enel ed Eni oltre all’amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel. C’è anche chi si recherà a Davos per protestare. La cittadina ha sinora ricevuto due richieste di permesso per manifestazione, una da parte della Gioventù Socialista e l’altra dal collettivo Strike WEF che organizza una marcia contro il capitalismo, la crisi climatica e le diseguaglianze globali.
In vista degli incontri il World Economic Forum ha diffuso oggi il suo Global Risk Report 2023 indagine fra 1.200 esperti del rischio, esponenti delle autorità e leader aziendali, realizzata insieme a Marsh McLennan e Zurich Insurance Group. La pandemia e la guerra hanno rimesso al primo posto nella classifica dei rischi globali, il caro-vita, le crisi energetiche e alimentari, con ripercussioni che da qui a due anni potrebbero portare recessioni e crisi del debito. Queste crisi, in un clima di “guerra geo-economica” e disinformazione, potrebbero “minacciare gli sforzi per affrontare i rischi di lungo termine in particolare quelli legati al cambiamento climatico, alla biodiversità e all’investimento in capitale umano”, si legge nello studio. Carolina Klint di Marsch ha spiegato in conferenza stampa che “la lista delle preoccupazioni delle aziende cresce sempre di più” traducendosi in un ricorso crescente a strategie di “friend-shoring, near-shoring e accumulazione di scorte” (in sostanza si lavora su filiere meno estese a livello globale e più domestiche) e che l’urgenza maggiore appare “ricostruire fiducia”. Per John Scott, capo dei rischi di sostenibilità di Zurich, sul fronte del clima “c’è un divario fra le azioni necessarie e ciò che è politicamente fattibile. Il rischio (in realtà ormai praticamente una certezza, ndr) è andare verso una transizione climatica caotica“.