Si è spento a 80 anni a Milano un protagonista del mondo editoriale italiano. La sua carriera dal marchio Interno Giallo, creato nel 1989, alla casa editrice del gruppo Saggiatore. Grazie a lui abbiamo potuto leggere grandi firme della letteratura latinoamericana e gli intellettuali controcorrente Made in Usa, da Chomsky a Zinn. E qualche esordio sorprendente
Ha fatto conoscere ai lettori italiani grandi penne latinoamericane, come il messicano Paco Ignacio Taibo II, l’argentino Rolo Díez, l’uruguaiano Daniel Chavarria, il cubano Leonardo Padura Fuentes. Ma anche grandi nomi del pensiero controcorrente made in Usa, su tutti Noam Chomsky e Howard Zinn. Marco Tropea, editore di lungo corso e fondatore della casa editrice che portava il suo nome, chiusa nel 2014, è morto a Milano all’età di 80 anni. Fra le tante avventure librarie della sua vita, anche la creazione della casa editrice Interno Giallo, insieme alla scrittrice Laura Grimaldi, che poi confluirà Mondadori. Era il 1989, il genere era confinato alla vendita in edicola ed era di là da venire l’attuale proliferazione incontrollata di commissari, ispettori e magistrati “di carta”. Così Tropea scopre e ci fa scoprire James Ellroy, Douglas Coupland e persino Jeremy Rifkin. Con il romanzo “Entropia” del 1992, il futuro profeta dell’idrogeno verde racconta di un tempo per nulla lontano in cui il mondo è preda di sconvolgimenti climatici dovuti al riscaldamento globale.
Marco Tropea sapeva anche valorizzare il lavoro giornalistico. Da “Il fiore del male”, pubblicato nel 1999 con la doppia firma di Carlo Bonini e Renato Vallanzasca, è stato tratto il film di Michele Placido del 2010, dove il celebre bandito milanese aveva il volto di Kim Rossi Stuart. Con lui hanno pubblicato anche importanti inviati di guerra come Alberto Negri, Giovanni Porzio e tanti altri.
Nato a Milano il 2 novembre 1942, negli anni della contestazione Tropea militò nel Movimento studentesco, poi, dopo la laurea in Lettere, aveva iniziato a insegnare alle scuole medie. Il salto nell’editoria arrivò con la traduzione, per Mondadori, del thriller “Il giorno dello sciacallo” di Frederick Forsyth, pubblicato nel 1972. Dopo un’importante esperienza alla Longanesi (oggi Gruppo Gems), dove Mario Spagnol lo volle coordinatore delle case editrici del gruppo, il passaggio alla direzione editoriale de Il Saggiatore, la casa editrice guidata da Luca Formenton. In seno al gruppo nacque, nel 1996, la Marco Tropea Editore, con un comitato editoriale in cui figurava, oltre a Laura Grimaldi, Paco Ignacio Taibo II e Jerome Charyn, anche Luis Sepúlveda, suo grande amico. Grandi amici erano, del resto, anche gli altri sudamericani citati, compagni di epiche mangiate e bevute fra Milano, Cuba e ovunque si tenesse un festival, una presentazione o una manifestazione letteraria.
Nonostante la forte connotazione politica e ideale, Marco Tropea era un editore convinto che i libri dovessero piacere soprattutto al pubblico, e possibilmente vendere. Accanto alla monumentale biografia di Che Guevara scritta da Taibo, “Senza perdere la tenerezza”, un grande successo editoriale che uscì per Il Saggiatore, in catalogo c’erano anche i best seller storici dell’autore spagnolo Arturo Pérez-Reverte.
Il suo spirito pungente, la sua voce tonante arrochita da migliaia di sigarette mancheranno a molti. “È appena morto a Milano Marco Tropea, il migliore degli editori italiani, vecchio amico e fedele compagno degli autori della mia generazione”, ha postato su Twitter Paco Ignacio Taibo. “Per quelli di noi che hanno collaborato con lui, indimenticabile. Devo a lui quasi tutto quello che so sull’editoria”.
(foto tratta da uninettuno.tv)