Dopo un braccio di ferro durato giorni, il Pd trova una complicatissima sintesi sulle regole per le primarie, che si terranno il 26 febbraio dalle 8 alle 20. E in particolare sulla gestione del voto online che sarà riservato a una platea ridotta. Potrà votare senza andare ai gazebo chi vive all’estero, i disabili e malati che “autocertifichino tali condizioni”, persone “residenti in località la cui distanza dai seggi renda particolarmente difficoltoso l’esercizio del voto”. Proprio sulla possibilità di esprimersi via web, proposta dalla candidata alla segreteria Elly Schlein, si sono consumati gli scontri degli ultimi giorni. Continuati anche fino alle ore immediatamente precedenti alla riunione decisiva e al voto, al quale l’ex ministra Paola De Micheli – tra le figure in corsa per la guida del partito – ha deciso di non partecipare giudicando il voto online “una forzatura nel metodo e nel merito”. A causa di queste frizioni la direzione, inizialmente prevista per le 12, è slittata a dopo le 19. Poi poco prima delle 20.30 è arrivata l’approvazione del regolamento con un 1 voto contrario e 9 astenuti, tra cui Enza Bruno Bossio e Lia Quartapelle.

C’è voluta l’intera giornata per arrivare a una sintesi che ha visto Enrico Letta impegnato a cercare di evitare strappi. E l’ipotesi non era poi così remota, dopo le rigidità di martedì al tavolo degli ‘sherpa’ dei quattro candidati alla segreteria e che si sono riproposte in un nuovo giro di consultazioni in mattinata. Tanto da optare per il rinvio della direzione. “È molto soddisfatto e confortato dall’esito voto in Direzione. Il migliore punto di caduta possibile date le condizioni”, dicono di Letta dal Nazareno. “Siamo una comunità di donne e uomini – ha detto il segretario nella relazione in Direzione – che vive emozioni profonde. Tutti avete fatto lo sforzo di superare le difficoltà. Questo mi dà la speranza che ce la possiamo fare. Solo uniti possiamo combattere per il Pd e per il Paese”. Poi ha aggiunto: “Abbiamo evitato spaccature deleterie. Adesso concentriamoci su ciò che il congresso e la fase costituente possono dare per il nostro rilancio. Vedo rispetto reciproco tra i candidati, valorizziamolo”. Però ha poi puntualizzato: “Se ciascuno dice solo cosa non gli va bene poi diventa una cacofonia insopportabile. Abbiamo dovuto lavorare con uno statuto difficile da applicare. Abbiamo risolto nodi. Anche sui contenuti siamo riusciti a farci del male nel racconto esterno. La discussione è intensa e fortissima, ma è stata raccontata da molti di noi in modo banalizzante”.

Soddisfazione per il voto via web è stata espressa da Schlein che ha parlato di “una vittoria per il Pd” perché “rompere il muro della partecipazione con primarie online è importante per definire il profilo di un partito unito, moderno e inclusivo”. “Molto soddisfatti” anche nel comitato di Stefano Bonaccini, che si era sempre opposto a un voto online aperto a tutti, perché “sarebbe stato folle spaccare” il partito e “abbiamo fatto di tutto oggi per evitarlo, con grande senso di responsabilità”. Quindi hanno definito “molto importante” che la direzione “abbia confermato che il voto delle primarie sarà in presenza ai gazebo. Siamo un partito solido e radicato, una comunità, non una piattaforma virtuale. Sono previste altre e piuttosto limitate possibilità di voto per venire incontro alle giuste esigenze di chi avrebbe evidenti difficoltà a raggiungere i gazebo”. Dura invece la presa di posizione di De Micheli: “Non ho partecipato al voto in quanto ritengo l’applicazione così estesa del voto online per le primarie una forzatura nel metodo, considerato che mancano solo 40 giorni alle primarie, e nel merito, poiché l’eventuale trasformazione del Pd in un partito anche digitale ha bisogno di una discussione e di una decisione da parte degli iscritti al Partito Democratico. Dopo questa pausa di poche ore mi rimetto a fare opposizione e a girare l’Italia per spiegare le mie idee per il lavoro, transizione ambientale e sanità come ho fatto ogni giorno in questi mesi”. Mentre Gianni Cuperlo ha commentato: “Abbiamo approvato il regolamento. Adesso costruiamo il partito e il più è fatto!”.

Nel mezzo della bufera, alle 12 al Nazareno i dirigenti dem si sono riuniti per la cerimonia in ricordo di David Sassoli, l’ex presidente del Parlamento europeo morto un anno fa. “La lezione di David è una lezione che ci tocca nel nostro impegno di tutti i giorni, di fare del nostro Partito democratico un partito che sia democratico per davvero”, ha detto il segretario uscente Enrico Letta. “Un partito che oggi sta guidando un percorso congressuale difficile, ma sapendo che questo percorso è una grande responsabilità per tutti noi. Dobbiamo far sì che questo percorso funzioni, funzioni bene, che ci troviamo uniti fino alla fine con una grande partecipazione di popolo. E che riusciamo a far sì che raccontiamo all’esterno che la democrazia vive dentro un partito”. A margine, dello scontro interno al partito ha parlato il sindaco di Pesaro Matteo Ricci: “Il dibattito sulle regole è tutto ciò che non dobbiamo fare se vogliamo che gli elettori si avvicinino a noi, è un dibattito assurdo che non interessa a nessuno e che ha stancato anche i militanti più affezionati.

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