Il pasticcere non è il suo lavoro e però da poco ha aperto un bel bar-caffetteria a nord di Milano. Del resto non è nemmeno commercialista, ma dice di intendersi di contabilità, bar, ristorazione. Di certo al momento per Carlo Ritrovato, catanese di Caltagirone, classe ‘61, ci sono i suoi anni di galera e i suoi precedenti “per associazione a delinquere, rapina, omicidio doloso, sequestro di persona a scopo di estorsione, truffa, porto abusivo d’armi, stupefacenti”. Negli anni Ottanta viveva nella zona dell’Astigiano. In una inchiesta di allora, dove per droga e altri reati fu assolto, si ritrovò un fratello collaboratore che però ben poco fu creduto dai giudici. Il pentito Luigi Di Modica, già in batteria con il boss Franco Coco Trovato e il killer Antonio Schettini, di lui dice che “agiva insieme al vecchio gruppo di Gigi Riffaldi” legato a doppio filo al clan di Angelino Epaminonda detto il Tebano. E di quel mondo criminale oggi Ritrovato si porta dietro l’amicizia con Luigi Di Paolo detto Ginetto, tra gli autori, nel 1979, della strage al ristorante la Strega di via Moncucco a Milano. Si trattò, all’epoca, di un regolamento di conti tra la banda di Epaminonda e quella di Francis Turatello. L’obiettivo di quel commando era Antonio Prudente, vicino a Francis Faccia d’angelo. Caddero altre sette persone. Molti anni dopo, nel 2007, un’inchiesta della Dda di Milano fotografa Di Paolo in contatto con il boss Pepè Onorato. Ora Ginetto, che si porta dietro parentele importanti con il clan dei Pompeo nel quartiere di Bruzzano-Comasina e con il defunto Dragomir Petrovic storico capo del clan degli slavi a Milano, vive da uomo libero e fa l’imprenditore, anche lui nel settore dei bar.
E uomo libero è anche Carlo Ritrovato il cui nome, se pur non iscritto nel registro degli indagati, compare negli atti dell’inchiesta della squadra Mobile sul clan di ‘ndrangheta dei Maiolo egemoni nel comune di Pioltello. Ma più che ricompare sarebbe meglio dire riemerge dal passato, dopo anni di silenzio, dovuti in parte al carcere e in parte a una vita regolare. Se pur movimentata da amicizie mafiose per stessa ammissione di Ritrovato. Un dato che mette sul tavolo della Milano attuale un’evidenza: il ritorno della grande malavita che pur legata e in rapporti con i boss non è necessariamente mafiosa. A illustrare questo rinascimento criminale che al di là degli ultimi omicidi (il narcos Paolo Salvaggio e il capo della curva Nord dell’Inter Vittorio Boiocchi), si muove sotto traccia, vi è l’incontro tra Ritrovato e il boss Cosimo Maiolo, recentemente arrestato dalla Mobile e già condannato come capo locale di Pioltello nell’inchiesta Infinito del 2010. Tutto, intercettazioni comprese, è narrato nell’informativa finale firmata dal capo della Mobile Marco Calì e messa agli atti del fascicolo sui Maiolo.
Siamo nell’estate del 2021, a Pioltello ha sede una carrozzeria, la Marval autonoleggi srl, che per oltre dieci anni, secondo gli atti, è stata gestita attraverso prestanomi dalla famiglia Maiolo. Ora però il nuovo titolare si ritrova suo malgrado a dover pagare debiti per la vecchia gestione. Che fa? Decide di chiedere un decreto ingiuntivo per una cifra di circa 10mila euro. Poca roba, ma non sembra questo il punto. Piuttosto è “il controllo del territorio”. Ritrovato si incarica della questione. A suo dire avrebbe interessi nella società, curandone i conti. Chiede così al suo compaesano Turi Bellante (non indagato in questa inchiesta come lo stesso Ritrovato), anche lui con precedenti pesanti, dalla droga all’omicidio, di organizzare un incontro con Cosimo Maiolo, il quale non la prende bene e spiega all’amico Bellante: “Lui (Ritrovato, ndr) deve fare che dove sono paesani miei non si deve inserire perché (…) sono cazzi della famiglia mia, lui è catanese e deve stare tra i catanesi e si va a sbrigare i cazzi di casa sua, a casa nostra non si deve permettere nemmeno di entrare”. Insomma il futuro incontro non sembra nascere sotto una buona stella. E questo nonostante le rassicurazioni di Bellante su Carletto descritto come una persona “tranquilla, intenzionata a risolvere pacificamente la questione”. Maiolo non è convinto e riferendosi all’attuale amministratore della Marval che non è Ritrovato dice: “Io sai quanto ci metto a prendere a questo? Cinque minuti e a Cinisello lo faccio fare una merda, sai come lo faccio fare? Polvere, polvere sopra la polvere”. Il boss non ha alcuna intenzione di pagare. Aggiunge: “Ti sembra che qua abbiamo fatto 30 anni di carcere per indebolirci (…). Se ci eravamo indeboliti ne facevamo due anni di carcere non 30”.
L’incontro avviene il 15 luglio ai tavolini della pasticceria Merlo a Pioltello. Maiolo e Ritrovato si fronteggiano in un ideale duello. Il boss prosegue sulla linea dura, Ritrovato non arretra e risponde a tono. Maiolo: “Qua fino a prova contraria ci sono gli amici (…). Loro sanno chi sono, lei non lo so. Ma chi i sono i miei, prima sanno da chi passare, a me imbasciate non ne sono arrivate”. Carlo Ritrovato non pare per nulla intimorito: “Ma noi ci conosciamo ed è meglio così, quanto meno sappiamo la famiglia che siete voi e sapete voi chi siamo noi”. Dopodiché mette sul tavolo le sue amicizie e i suoi rapporti d’affari in particolare, annota la Mobile, con “la potente cosca dei Morabito di Africo che vede al vertice Giuseppe Morabito inteso Tiradritto”. Ritrovato: “Peppe Sculli, Giovanni Morabito? Dov’eri (in carcere, ndr) con lui insieme? Con Giovanni?”. Maiolo: “Ma con tutti, con Giovanni, con tutti”. Ritrovato: “Si ma io sono imparentato con loro proprio, io sono in società con loro”. Maiolo: “Lui sa chi siamo noi e come ci comportiamo, fin quando andiamo con l’onestà”.
Perché Ritrovato parla dei suoi affari con gente vicina ai Morabito? Millanta? Per nulla. E per capirlo bisogna fare due passi nella zona tra piazzale Loreto e via Porpora e magari prendere un caffè al bar con insegna “I siciliani”. Qui Ritrovato è di casa, ma non ha quote societarie. Che invece fino ad almeno il 2021 sono intestate a Nadia Gullà (non coinvolta nell’indagine), giovane moglie dell’ex calciatore di Juventus, Lazio, Genoa, Beppe Sculli, nipote incensurato del vecchio boss Giuseppe Morabito e già in contatto, sempre Sculli, con la famiglia Ficarra, emissari in Lombardia della cosca Piromalli di Gioia Tauro. Gullà, inoltre, ha gestito con un’altra società il ristorante il Settimo senso di via Sottocorno. Per anni il ristorante è stato luogo di incontri di parte della malavita milanese. Ritrovato era di casa e con lui anche uno dei nuovi capi della curva Nord dell’Inter promossi al ruolo dopo l’omicidio del vecchio capo Vittorio Boiocchi ucciso il 29 ottobre scorso un’ora prima della partita di campionato Inter-Sampdoria. La conoscenza tra Ritrovato e il nuovo direttivo della Nord è al momento banale. Tutti vivono nella zona tra Pioltello e Cernusco sul Naviglio. In quel periodo, inoltre, la srl che controlla I siciliani ha tra i soci la Take off srl, società da due milioni di euro, amministrata dal commercialista calabrese Giovanni Giuseppe Nucera, mai indagato, ma ritenuto vicino ai clan dal giudice Guido Salvini, che in una recente sentenza (per un’altra inchiesta) ha condannato a dieci anni il braccio destro del boss Michele Oppedisano anche lui coinvolto nell’indagine Infinito. Insomma, Ritrovato non si vanta, ma dice il vero.
Torniamo al duello dialettico che in presa diretta ci descrive questa nuova malavita. Al centro sempre i debiti della vecchia amministrazione della Marval. Eravamo rimasti a Maiolo che con frase velata minacciava: “Lui sa chi siamo noi e come ci comportiamo, fin quando andiamo con l’onestà”. Si corre sul filo. La faida sembra dietro l’angolo. Ritrovato resta sul pezzo: “Esatto, era proprio per questo motivo, allora io ho premesso una cosa, ma questo è proprio come carattere, non vado mai nella casa degli altri a vedere cosa fanno e cosa non fanno, io non disturbo nessuno, il motivo è perchè non voglio essere disturbato anch’io, quindi alla stessa maniera che rispetto gli altri voglio essere rispettato”. Il boss della ‘ndrangheta dopo aver guardato i documenti societari dice: “Se no io ho detto non venivo qua a ragionare, la ragionavamo in un’altra maniera”. Ritrovato di nuovo fa muro e per nulla intimorito risponde: “Assolutamente sì, ma la cosa è reciproca”. A questo punto, temendo un regolamento di conti, Turi Bellante ammonisce Ritrovato: “Carlo non parlare avanti”. Ritrovato: “Ma no Salvatò la cosa è reciproca, come la ragiona lui la ragiono io, se vogliamo essere amici ci rispettiamo, se non vogliamo essere amici non ci rispettiamo non è che è questo il problema”. Alla fine fortunatamente sarà sancito un accordo.