Mauri era nientemeno che il presidente della piattaforma di Messaggerie Italiane (fondata nel 1914 e rilevata dal padre Umberto negli anni trenta) ovvero l’imbuto da cui deve passare la distribuzione di libri e riviste, dopo la produzione creativa fino allo scaffale delle librerie, dei supermercati, nelle pagine di ordini online, e infine sulla scrivania di casa
Instancabile, curioso, avventuroso. Achille Mauri, che ci ha lasciato nelle scorse ore ad 83 anni, è stato una sorta di vulcano editoriale e creativo come forse solo in Italia abbiamo potuto avere in quel tumultuoso e affascinante secolo di (morte e) improvvisa rinascita che è stato il Novecento. Figlio di Umberto Mauri e Maria Luisa Bompiani, Achille era nientemeno che il presidente della piattaforma di Messaggerie Italiane (fondata nel 1914 e rilevata dal padre Umberto negli anni trenta) ovvero l’imbuto da cui deve passare la distribuzione di libri e riviste, dopo la produzione creativa fino allo scaffale delle librerie, dei supermercati, nelle pagine di ordini online, e infine sulla scrivania di casa.
Insomma, la potenza al cubo nel campo editoriale italiano che attraverso il gruppo GeMS (Gruppo editoriale Mauri Spagnol) possiede le case editrici Garzanti, Longanesi, Bollati Boringhieri, Salani, Vallardi, Tea, Corbaccio, La Coccinella, Ponte alle Grazie, Nord, quasi il 50% di Chiarelettere e un accordo commerciale distributivo e relativa alleanza con il gruppo Feltrinelli. Spiegato questo, che è parecchia roba, ecco tutto il resto che il signor Achille ha mescolato sempre con vitalità e lungimiranza. Come scrive Michele Serra su Repubblica: “Dall’editoria al cinema, dalla scrittura alla produzione televisiva, dai documentari alle arti visive, non c’è esperimento che Achille Mauri abbia voluto trascurare, come se nessun aspetto della seconda metà del Novecento fosse inutile o immeritevole, dalla neoavanguardia letteraria del Gruppo 63 (fu molto legato ad Angelo Guglielmi e Nanni Balestrini) al Festival rock del Parco Lambro (fu tra gli organizzatori), dall’introduzione del chroma key nel varietà televisivo ai primi audiolibri, dai documentari sull’Africa (fu un grande viaggiatore) alla strenua valorizzazione dell’opera del fratello Fabio Mauri, uno dei grandi protagonisti dell’avanguardia italiana”.
Personaggio eclettico quindi. Votato alla sperimentazione delle arti e alle iniziative produttive e organizzative. Chi lo conosceva, del resto, ne ha sempre lodato un aspetto rarissimo nel settore autoreferenziale e auto celebrativo dello star system letterario: un uomo simpatico. A 18 anni inizia a lavorare in Mondadori. Poi se ne va in Persia alla Fiat Impresit. Nel 1965 fonda un’edizione di libri d’arte con il proprio nome e cognome e pubblica, poi ancora un’enciclopedia per ragazzi (quando ancora web non si sapeva nemmeno cosa fosse), la produzione e la realizzazione di documentari pedagogici dall’Africa per la tv, il cdrom de Il Piccolo Principe nel 1998. “Amava la vita e la libertà”, spiegano in uno stringato ma sentito necrologio dal sito de illibraio.it – altra creatura di GeMS e Messaggerie. Senza dimenticare che Mauri, dal ’68 amministratore delegato di Messaggerie Periodici, poi AD di Messaggerie italiane dal 2005, infine suo presidente dal 2009, era stato anche autore di un paio di romanzi pubblicati da Bollati Boringhieri. Nell’esilarante Anime e acciughe aldilà e “aldiquà” si mescolano in una frenetica e stramba Milano che vede succedersi anime e corpi del Maresciallo Radetzky e di Umberto Eco, di gatti, acciughe e dello stesso Achille in una auto dipartita bizzarra e quantomeno irriverente.
Nulla poteva fermare l’irrequietezza costruttiva di Mauri, nemmeno l’avvento di uno tsunami come il web: l’impalpabilità della rete che soppianta la materialissima carta. “Anche se oggi non fa più paura a nessuno, credo che comunque il digitale crescerà. Non è difficile trovare dei lettori forti che usano tutti e due gli strumenti di lettura. In aereo, ad esempio, leggono l’e-book e poi a casa hanno l’edizione cartacea. Diciamo che fra i vari prodotti oggetto di concorrenza del digitale, il libro ha la fortuna di essere un oggetto perfetto. Ha raggiunto l’apice del suo percorso evolutivo. Possiede la perfezione dell’uovo, sotto molti punti di vista”, aveva spiegato in un’intervista nel 2020. Poi aveva continuato con la metafora dell’uovo: “Le uova sono notoriamente prodotte da galline, richiedono un nutrimento minimo, a buon mercato. Ne producono un’infinità in tutto il mondo, con le uova si sfamano numeri giganteschi di persone, in certi casi creano la possibilità della sopravvivenza. Inoltre, consideriamo nell’uovo la compiutezza di un design assoluto, in più ha un suo “tepore” non è mai freddo, la carta del libro non è mai “fredda”. E poi è anche un elemento d’arredo, comprerei metri quadri di libri solo per arredare, se poi li leggo anche oppure no, pazienza. È un’allegria totale”. Mauri è morto in un letto di ospedale di Rosario, in Argentina, luogo amato ed esplorato da instancabile viaggiatore, come l’ennesimo capitolo di una saga letteraria infinita e rutilante che non sembra esaurirsi nemmeno dopo la sua dipartita.