“Abbiamo subito ricatti e maleducazione da questo nano pompato di ormoni che deve la vita al Barca”: parlava così di Leo Messi, il 31 gennaio 2021, Roman Gomez Ponti, all’epoca capo dei servizi legali del Barcellona. Il campione argentino in quel momento giocava ancora nella squadra catalana, ma il rapporto tra la società e Messi si stava deteriorando. È quanto emerge dal contenuto delle chat WhatsApp fra i vecchi membri del cda del Barcellona, pubblicate dalla stampa spagnola. Dichiarazioni poco lusinghiere nei confronti di quella che è stata una delle più importanti bandiere del club che ora fanno scoppiare il caso in Spagna.
Il numero 10 veniva definito un “topo di fogna” da Gomez Ponti per aver imposto durante la pandemia che il suo stipendio e quello del compagno e amico Luis Suarez non venissero intaccati dalla riduzione del monte ingaggi messa in pratica dalla società blaugrana. Affermazioni a cui l’amministratore delegato Oscar Grau dà ragione e che trovano una sponda favorevole anche in Josep Maria Bartomeu, presidente del Barcellona dal 2014 a ottobre 2020: “Tante volte abbiamo ascoltato Leo, non sempre, ma tante volte, e questo contratto senza pandemia era del tutto accettabile”.
Ma il fuoriclasse argentino non è l’unico giocatore a essere preso di mira. I dirigenti ne hanno anche per Gerard Piqué, soprattutto dopo l’umiliante 2-8 contro il Bayern Monaco, e Sergio Busquets. Gomez Ponti invita Bartomeu a farsi meno scrupoli e a dare il bel servito al centrocampista bandiera del club. Gli consiglia di “licenziare quei giocatori che non hanno mercato e non possono essere ceduti (Busquets può essere un ottimo esempio) con un indennizzo minimo”. La colpa dei tesserati, secondo il dirigente, è quella di non essere stati di supporto alla società durante la crisi economica dovuta alla pandemia.
Gomez Ponti è disposto a fare di tutto per tagliare il monte ingaggi, a maggior ragione “dopo l’atteggiamento impresentabile, spregevole e disgustoso di una rosa di viziati e milionari insensibili che si sono rifiutati di concordare con il club le misure minime per garantire la sostenibilità economica”. E Messi, per l’allora capo dei servizi legali, sarebbe l’esempio perfetto di questo comportamento: “Uno che quando le cose vanno male (la crisi dovuta alla pandemia, ndr) ti arriva e ti dice: Presidente, abbassi gli stipendi degli altri, ma non tocchi Luis Suarez e me”.