Il Bollettino della Banca centrale evidenzia che il livello dei salari potrebbe indurre i sindacati a richiedere aumenti retributivi maggiori nei prossimi cicli negoziali, in particolare nei settori con stipendi più bassi. Questo contribuisce alla decisione di varare ulteriori misure restrittive
Serve un ulteriore aumento dei tassi di interesse per riportare l’inflazione al 2%. E da marzo il portafoglio dei bond acquistati nell’ambito del quantitative easing e delle sue evoluzioni “sarà ridotto a un ritmo misurato e prevedibile” pari, in media, a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine del secondo trimestre del 2023. A ribadirlo è il Bollettino economico della Bce, i cui esperti hanno “rivisto significativamente al rialzo” le proiezioni sull’inflazione (all’8,4 per cento nel 2022 per poi scendere al 6,3 per cento nel 2023) ma ritengono che nonostante la stretta e la concomitante crisi energetica, “una eventuale recessione sarebbe relativamente breve e di lieve entità”. Problema: tenendo conto dell’andamento dei prezzi, i salari reali sono ora significativamente inferiori rispetto a prima della pandemia. Ma secondo l’Eurotower questo è un ulteriore stimolo ad agire, perché questo stimolerà le richieste sindacali e dunque la crescita degli stipendi nei prossimi trimestri potrebbe essere “molto forte”.
“Le pressioni sui prezzi restano forti in tutti i settori” – Nel periodo tra settembre e metà dicembre 2022, fra aspettative di un inasprimento più marcato della politica monetaria, “i tassi di interesse a più lungo termine sono cresciuti, nel complesso, solo lievemente” e “i differenziali sui titoli di Stato si sono ridotti”, si legge nel rapporto. Guardando all’andamento di Italia e Grecia, il documento pare smentire chi temeva un’impennata degli spread fra annunci di rialzi dei tassi e smantellamento del quantitavie easing. “I differenziali sui titoli di Stato italiani e greci a dieci anni – nota il Bollettino – sono scesi, rispettivamente, di 18 e 22 punti base”. Se si ipotizza una contrazione entro il primo trimestre del nuovo anno, per contro la Bce nota “segnali positivi” dall’occupazione è aumentata dello 0,3% nel terzo trimestre, e dalla disoccupazione al nuovo minimo storico del 6,5% a ottobre. La Banca centrale evidenzia poi che “le pressioni sui prezzi restano forti in tutti i settori”, e che il livello dei salari potrebbe indurre i sindacati a richiedere aumenti retributivi maggiori nei prossimi cicli negoziali, in particolare nei settori con stipendi più bassi. Considerando l’economia nel suo complesso, in confronto ai livelli precedenti la pandemia segnati nel quarto trimestre del2019, i salari reali sono diminuiti in misura di gran lunga inferiore dalla prospettiva dei produttori rispetto a quella dei consumatori. Tale circostanza è stata in gran parte determinata dai servizi non ad alta intensità di contatti.
Famiglie e imprese – Con l’inasprimento della politica monetaria della Bce, il credito bancario alle imprese rimane robusto, grazie alla sostituzione delle obbligazioni con i prestiti bancari e l’utilizzo del credito per finanziare i più elevati costi degli investimenti e della produzione, mentre le famiglie si indebitano meno a seguito dell’inasprimento dei criteri per la concessione del credito, dell’aumento dei tassi di interesse, del peggioramento delle prospettive del mercato degli immobili residenziali e della minore fiducia dei consumatori.
Il nodo dei salari – “La dinamica salariale mostra un rafforzamento, che è sostenuto dal vigore dei mercati del lavoro e da un certo adeguamento delle retribuzioni volto a compensare i lavoratori per l’aumento dell’inflazione”, spiega la Bce. “Data la permanenza attesa di tali fattori, le proiezioni formulate a dicembre 2022 indicano che i salari registreranno tassi di crescita ben superiori alle medie storiche, sospingendo al rialzo l’inflazione nell’intero periodo in esame”, prosegue. Inoltre, si aggiunge, “ci si attende che il mercato del lavoro continui a evidenziare una tenuta relativamente buona a fronte della lieve recessione in arrivo, di riflesso alle strategie di mantenimento della manodopera in presenza di carenze ancora significative delle forze di lavoro”. Segnali positivi provengono dall’occupazione, “che è aumentata dello 0,3 per cento nel terzo trimestre, e dalla disoccupazione, che ha raggiunto il nuovo minimo storico del 6,5 per cento a ottobre. L’incremento dei salari dovrebbe compensare in parte la perdita di potere di acquisto, sostenendo i consumi. Tuttavia – rileva la Banca centrale europea – con l’indebolimento dell’economia, nei prossimi trimestri la creazione di posti di lavoro potrebbe verosimilmente rallentare e la disoccupazione potrebbe aumentare”.